Taranto può avere una vocazione turistica? Se n’è tornato a parlare nei giorni scorsi a seguito della pubblicazione della rassegna #QuestaèTaranto, sviluppata da Pugliapromozione e finanziata da Regione Puglia. Pure osservando con spirito positivo la rinnovata attenzione istituzionale alle possibilità di diversificare l’economia jonica attraverso il ramo turistico-culturale, è doveroso esprimere delle considerazioni di merito.
L’Associazione di Promozione Sociale “Centro Studi Documentazione e Ricerca LE SCIAJE” nasce nel 2011 da un progetto finalizzato al recupero e alla tutela del patrimonio della civiltà piscatoria e delle radici storico-marittime locali. Con questo obiettivo centrale, curiamo da tre anni le visite guidate e la realizzazione di eventi nell’Esposizione permanente sulla mitilicoltura “Il Tempo del Mare”, allestita all’interno della Torre dell’Orologio, nella Città Vecchia di Taranto. La nostra programmazione culturale è, quindi, mirata a unire aspetti legati alla divulgazione turistica delle bellezze del territorio con nuove e alternative idee di sviluppo.
Sin dall’inizio della nostra esperienza, purtroppo, abbiamo dovuto scontrarci con i problemi legati alla fruibilità e all’efficienza della complessa catena di servizi fondamentali per concretizzare l’idea di uno sviluppo turistico della città. Sebbene tra i motivi di vanto ci siano sicuramente Città Vecchia e i Due Mari, sia per le particolari bellezze paesaggistiche che per l’importante patrimonio immateriale della millenaria storia tarantina, anche la migliore campagna pubblicitaria non sarà da sola sufficiente per valorizzare e rilanciare un’idea di città del Domani. E’ imprescindibile valutare la reale fruibilità dei contenitori dell’offerta culturale, già esistenti o programmati ma non ancora completati. Occorre, quindi, dare una forte accelerata al risanamento delle aree “sfruttabili”, attraverso una nuova concezione di piano urbanistico che restituisca alla Città Vecchia ed al Mar Piccolo il loro ruolo nevralgico. Senza dimenticare l’indispensabile risoluzione dei problemi ambientali causati dall’industria pesante e la necessità di un’efficiente rete di trasporto pubblico urbano ed extraurbano.
Per questo è fondamentale creare attrattività attraverso una rete di servizi mirata ad un turismo innovativo e sostenibile, diversificandosi dal mercato del turismo di massa in Puglia. Turismo massificato che, oltre a comportare negative alterazioni di tipo socio-economico, ci vedrebbe oggi competere con le realtà salentine e del litorale adriatico in maniera totalmente impari. Valorizzando e promuovendo, invece, l’esercizio delle attività culturali e associative già presenti sul territorio, sarà possibile incanalare la città verso una forma di turismo più consapevole, più attento alla cultura, all’enogastronomia e alla ricerca di quelle unicità che solo la millenaria Taranto può offrire.
Un concreto piano di sviluppo turistico-culturale cittadino, però, non può prescindere dal coinvolgimento di tutte le forze già attive nel campo sul territorio. Forze costituite in gran parte da giovani altamente professionalizzati, che promuovano visite guidate, arte, cultura, educazione ambientale e che, oggi, reclamano il loro diritto ad essere parte attiva nei processi decisionali sul futuro della città. Una grande opportunità per le amministrazioni, peraltro, che possono così avvalersi di “consulenze esterne professionali” che apportino nuova linfa al sistema-cultura a costi ridotti e, al contempo, implementando l’occupazione.
Taranto necessita un concreto sostegno ai percorsi di attivazione sociale, start-up imprenditoriale, cooperativa ed associativa, che considerino il patrimonio Demo-Etno-Antropologico vero collante per riunire attorno a un progetto culturale di più ampio respiro la comunità Tarantina che rischia, altrimenti, di restare frammentata e poco concreta.
Per superare una condizione di crisi ereditata dalla monocoltura industriale, forma di sviluppo ormai al tracollo, oggi bisogna intelligentemente sostenere progetti e iniziative utili a produrre e attivare percorsi virtuosi di produzione di economie ancora poco utilizzate, con importanti e positive ricadute in tutti i settori. Gli esempi virtuosi ci sono già, così come le forze attive. Basta seguire i primi e sostenere le seconde.