di Serena Miccoli
Domenica si è tenuto a Taranto l’open day che ha permesso a cittadini e associazioni di visitare parte di quei siti oggetto delle dismissioni a favore del Comune.
Gli indemaniati, le donne e gli uomini delle associazioni che lo scorso Maggio hanno risposto all’invito dell’amministrazione ad un incontro sull’utilizzo di queste aree (AltreEconomie per Taranto, Ammazza che Piazza, Archeotower Occupata, Io voglio restare – Taranto, Link Taranto, Sinistra in Movimento,Rete Vivi Taranto – The Howlers), hanno organizzato per l’occasione un critical mass: sono arrivati, partendo dai giardini Totò De Curtis, all’ingresso di Via di Palma dei Baraccamenti Cattolica in bici, dando così una risposta forte a coloro i quali vedono nella costruzione di nuove aree parcheggio in queste zone, un volano per l’economia del borgo.
All’interno dell’area ciò che ha colpito maggiormente i presenti è stato il teatro, una struttura molto capiente dotata di una estesa galleria: proprio al suo interno si è tenuto un dibattito spontaneo fra le associazioni e il Consigliere con delega alle Aree Demaniali Ernesto D’Eri.
Gli Indemaniati hanno espresso le proprie perplessità su un processo di partecipazione alle decisioni riguardanti l’area: circoscritto a quell’unico incontro di fine maggio, ha visto la partecipazione di compagini economicamente più forti rispetto all’universo no profit. Inoltre la discussione su questi siti è fortemente segnata dall’incombente data di scadenza – fra pochi giorni – per la presentazione del piano di fattibilità per le aree in questione da parte del Comune. Alcuni dei presenti, proprio per questo motivo, ha parlato di “giochi già fatti”.
Gli Indemaniati hanno inoltre ribadito che una reale restituzione di quei siti alla cittadinanza deve passare necessariamente attraverso un loro utilizzo per fini sociali e culturali: luoghi d’aggregazione, centro polifunzionale, sale lettura, borgo universitario, casa dello studente.
Lo stesso D’Eri ammette che la storia dei Baraccamenti Cattolica fa sì che questi luoghi possano accogliere in maniera ottimale spazi culturali; ma l’ostacolo è sempre lo stesso: la situazione delle casse comunali. Da lì il passo al privato e a strumenti come il project financing è breve e alto diventa il rischio che quelle aspettative di condivisione con la cittadinanza, di un pezzo di storia e soprattutto di territorio per tanto tempo sottratti, possano svanire.
Ma ci sarà un nuovo incontro fra l’amministrazione e i portavoce dei movimenti, molto probabilmente dopo il termine dei 90 giorni per la presentazione del piano di fattibilità.
L’impressione è stata che durante il dibattito di domenica non era in atto solo un confronto fra istituzioni e movimenti, ma fra maniere diverse, opposte, di concepire la città: il primo strettamente legato al presente, alla necessità di sanare o non allargare le voragini economiche di enti e categorie, alle pressanti richieste del cittadino più che di oggi, di ieri; il secondo si esprime per idee, è proiettato in quel futuro che in moltissime realtà è già il presente, non cerca soluzioni per rendere attraente una situazione statica, ma pensa a creare nuove attrattive che magari costituiscano un nuovo traino anche per quei soggetti che ritengono più rassicuranti colate di cemento e strisce bianche, che “qualche” bicicletta o pista ciclabile in più.
Cari amici di Taranto, care Associazioni del Terzo Settore, condivido l’idea di creare Spazi Vivi per noi tutti bambini giovani anziani e Persone Diversamente Abili. Soprattutto per quuest’Ultimi!!! Per far cio’ dobbiamo entrare nell’Ottica del Principio della “SUSSIDIARIETA'”. Come cittadina di Taranto e presidente dell’ Associazione ONLUS CUAMJ PER L’AUTISMO, credo che dobbiamo far rinascere Traanto a pertire dal BASSO. Il principio della Sussidiarietà è entrato a far parte dell’ordinamento giuridico italiano attraverso il diritto comunitario, onde essere poi implementato in forme sempre più estensive sino al punto di essere direttamente incorporato nella Costituzione della Repubblica Italiana a partire dal 2001. Tale principio implica che:
le diverse istituzioni, nazionali come sovranazionali, debbano tendere a creare le condizioni che permettono alla persona e alle aggregazioni sociali (i cosiddetti corpi intermedi: famiglia, associazioni, partiti) di agire liberamente senza sostituirsi ad essi nello svolgimento delle loro attività: un’entità di livello superiore non deve agire in situazioni nelle quali l’entità di livello inferiore (e, da ultimo, il cittadino) è in grado di agire per proprio conto;
l’intervento dell’entità di livello superiore debba essere temporaneo e teso a restituire l’autonomia d’azione all’entità di livello inferiore;
l’intervento pubblico sia attuato quanto più vicino possibile al cittadino: prossimità del livello decisionale a quello di attuazione.
esistono tuttavia un nucleo di funzioni inderogabili che i poteri pubblici non possono alienare (coordinamento, controllo, garanzia dei livelli minimi di diritti sociali, equità, ecc).
Il principio di sussidiarietà può quindi essere visto sotto un duplice aspetto:
in senso verticale: la ripartizione gerarchica delle competenze deve essere spostata verso gli enti più prossimi al cittadino e, pertanto, più vicini ai bisogni del territorio;
in senso orizzontale: il cittadino, sia come singolo che attraverso i corpi intermedi, deve avere la possibilità di cooperare con le istituzioni nel definire gli interventi che incidano sulle realtà sociali a lui più prossime.
Precedentemente all’introduzione nella Costituzione (art. 118) di tale principio vigeva il cosiddetto principio del parallelismo, in virtù del quale spettavano allo Stato e alle regioni le potestà amministrative per quelle materie per le quali esercitavano la potestà legislativa; questo principio non è più in vigore, in quanto sostituito dai nuovi principi introdotti nell’art. 118 della Costituzione nel 2001 (principio di sussidiarietà, principio di adeguatezza e principio di differenziazione).
Detto questo e partendo da questo PRINCIPIO INALIENABILE, si dovra’ trovare la maniera di incontrarsi tutti per PARTECIPARE ATTIVAMENTE ALLA RICOSTRUZIONE DI TARANTO.
METTIAMO INSIEME I NOSTRI PROGETTI E Cominciamo col fare ciò che è necessario, poi ciò che è possibile. E all’ improvviso ci sorprenderemo a fare l’impossibile!!!!!. chi vuole provare a cominciare con noi???? Grazie . per contatti 334.8648212, mail mariapia.vernile@alice.it
PER I PROGETTI SI POSSONO UTILIZZARE I FONDI EUROPEI I QUALI SPESSO, PERìINCAPACITA’ PROGETTUALE E SOPRATTUTTO PER MANZANZA DI VOLONTA,’ VENGONO RESTITUITI I ALLA COMUNITA’ EUROPEA. LA PUGLIA UTILIZZA SOLO IL 34% DI QUESTI FONDI. UTILIZZIAMOLI NOI E FACCIAMOLI UTILIZZARE ALLE ISTITUZIONI PREPOSTE PRESENTANDO NOI STESSI PROGETTI PILOTA COME HANNO FATTO PER LA RICOSTRUZIONE DELLA CITTA’ DELL’ AQUILA. ECCO ALCUNI ESEMPI: METODI E OBIETTIVI PER UN USO EFFICACE DEI FONDI COMUNITARI 2014-2020 Presentato dal Ministro per la Coesione Territoriale, d’intesa con i Ministri del Lavoro e delle Politiche Sociali e delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali.4.9 Inclusione sociale e lotta alla povertà (Promuovere ‘ inclusione sociale e combattere la povertà)Il concetto di “inclusione sociale”, affermatosi a livello comunitario, comprende ‘ accesso di tutti i cittadini alle risorse di base, ai servizi sociali, al mercato del lavoro e ai diritti necessari “per partecipare pienamente alla vita economica, sociale e culturale, e per godere di un tenore di vita e di un benessere, considerati normali nella società in cui vivono” in termini di inclusione sociale, la situazione delle regioni italiane rimane assai differenziata, con il Mezzogiorno e, segnatamente, le Regioni meno avanzate caratterizzate da un deficit grave (ma non ovunque) in tutti i requisiti di cittadinanza: dalla sicurezza personale, alla legalità, alla giustizia, all’istruzione, alla qualità dell’aria e dell’acqua, al trasporto pubblico, alla cura di infanzia e anziani, alla rete digitale. Colmare il gap nell’accesso ai diritti di cittadinanza rappresenta uno dei due grandi obiettivi cui dovrà fare riferimento la strategia per l’uso dei Fondi comunitari nel Mezzogiorno, in forte coordinamento con l’impiego delle risorse ordinarie; pertanto, uno dei quattro indirizzi strategici per l’uso dei Fondi comunitari nel Mezzogiorno dovrà essere la concentrazione delle risorse a sostegno dell’inclusione sociale e della tutela diretta dei diritti di cittadinanza, seguendo l’esperienza degli “obiettivi di servizio” nonché del Piano d’Azione per la Coesione.
METODI E OBIETTIVI PER UN USO EFFICACE DEI FONDI COMUNITARI 2014-2020 Presentato dal Ministro per la Coesione Territoriale, d’intesa con i Ministri del Lavoro e delle Politiche Sociali e delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali.“Qualità della vita e inclusione sociale ” rappresenta anche una delle quattro missioni in cui è stato declinato lo slogan europeo dello sviluppo sostenibile, inclusivo e intelligente , per il quale sono state individuate dieci aree tematiche. In particolare l’area 9 risulta specificatamente rivolta a contrastare la povertà e promuovere l’inclusione sociale. Realizzazione di interventi i sperimentali di innovazione sociale nell’ambito della integrazione tra sussidi economici e servizi valutabili in modo rigoroso; Incremento degli interventi di inclusione attiva rivolti alle fasce maggiormente vulnerabili e a rischio di discriminazione. Sviluppo della collaborazione in rete tra i servizi dei comuni e i servizi forniti da altre istituzioni con particolare riferimento ai servizi per l’impiego, ai servizi per la tutela della salute, alle scuole; Promuovere imprenditoria/occupazione sociale da parte dei soggetti non profit; Potenziamento dei servizi di cura per gli anziani non autosufficienti (Utenti di servizi di cura per anziani non autosufficienti e Anziani e disabili coperti da assistenza domiciliare e servizi per la vita indipendente)
Nella città dell’inquinamento, non vedo come certe associazioni possano fare la differenza.