di Luca Frosini
A Milano non è ancora arrivata la primavera. Il tempo è infatti più simile ad una grigia giornata autunnale, quelle dove il cielo si tinge di un bianco sporco che mette una voglia di vivere pari alla verve di Mario Monti, fredda e quasi soffocante nel suo grigiore. Soffocante, o meglio soffocato, è il termine ideale per descrivere anche il mio stato d’animo, in attesa di un colloquio di gruppo per una nota agenzia immobiliare della metropoli lombarda. Ormai ho una certa dimestichezza con queste situazioni, rassegnato alla solita sfilza di uffici tirati a lucido, riscaldamenti a “cappa di fuoco”, eleganza di successo, parole motivazionali alle pareti e yuppismo altrove morto e sepolto. Io e gli altri sventurati aspettiamo l’arrivo del responsabile personale, anche se qualcosa ci dice che inizieremo con un certo ritardo. L’appuntamento era per le 15, sono le 15.45 e ancora tutto tace.
Il mercato del lavoro è un vero e proprio incubo. Quello che colpisce, oltre i dati freddi ma mica tanto impersonali della cronaca e delle statistiche, è soprattutto l’apparente mancanza di reali via di uscita dalla situazione. Un emergenza, quella occupazionale, che non è più limitata ad un fatto generazionale o contingente, ma riguarda un intero sistema andato cordialmente a ramengo. Leggi, riforme e ricette salvifiche uscite negli ultimi anni a getto continuo non hanno portato reali soluzioni o miglioramenti, se non ad un ulteriore complicazione di un universo lavoro sempre più simile ad una giungla inaccessibile. (altro…)