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Nel 1975 una sentenza della Corte Costituzionale stabiliva finalmente la «differenza» tra un embrione e un essere umano e sanciva la prevalenza della salute della madre rispetto alla vita del nascituro.

Il 22 maggio 1978 veniva approvata la “storica” legge 194, con la quale si riconosceva il diritto della donna ad interrompere, gratuitamente e nelle strutture pubbliche, la gravidanza indesiderata. In essa venivano stabilite politiche di prevenzione da attuarsi presso i consultori familiari: purtroppo, era anche ammessa la possibilità di non operare per il medico che avesse sollevato obiezione di coscienza.

Se prima gli aborti clandestini venivano praticati con tossici frullati di prezzemolo o ci si rivolgeva alle cosiddette “mammane” che senza scrupoli, e spesso con carenza di mezzi e igiene necessari, causavano malattie quali setticemie e troppo spesso la morte della malcapitata, oggi, la situazione, non è molto differente. (altro…)