La ricorrenza dell’ 8 marzo, “Giornata Internazionale della Donna”, mi spinge a raccontare una storia che parla di diritti femminili. È una vicenda avvenuta nel XVII secolo e, incredibilmente, documentatissima dal punto di vista archivistico, tanto che possiamo tenerla come certa.
La protagonista di questa storia è Artemisia Gentileschi (Roma, 1593 – Napoli, 1653), una pittrice tra le più note al grande pubblico e sulla quale sono stati scritti numerosi articoli e monografie, nonché romanzi a partire da quello di Anna Banti (pseudonimo di Lucia Lopresti, moglie di Roberto Longhi), pubblicato nel 1947 per Sansoni.
Artemisia è iniziata alla pittura da suo padre, Orazio Gentileschi, che fa di tutto per istruire la figlia nella maniera più completa possibile e farla divenire una pittrice riconosciuta a Roma. Per questa ragione, mentre collabora alla decorazione del Casino delle Muse nel Palazzo Pallavicini-Rospigliosi con Agostino Tassi, pittore esperto nella prospettiva, decide di mandare la figlia a studiare presso il collega.
Nel 1611, sotto promessa di matrimonio, Artemisia viene stuprata da Agostino. Segue un periodo di silenzio per tutelare la giovane che, nel momento in cui scopre che Agostino l’ha presa in giro (lui è già sposato), decide assieme al padre di denunciarlo. Il processo sarà lungo e, in parte, infamante per la pittrice che, tuttavia, ne uscirà vincitrice nonostante ripetute umiliazioni (come la terrificante visita ginecologica che sancirà che la ragazza non era vergine al momento dello stupro).
Artemisia, una delle più grandi pittrici di sempre, è un esempio di donna coraggiosa, forte e, per i suoi tempi, emancipata nel senso più puro del termine. Un’emancipazione che è innanzitutto lotta per la difesa dei propri diritti, della propria dignità, del proprio onore che, all’epoca, era un valore ancora molto importante. Il suo coraggio si è rivoltato contro di lei in vita: sarà obbligata a sposare un collega solo pochi giorni dopo la condanna di Agostino, per recuperare la dignità perduta; sarà costretta, inoltre, ad abbandonare Roma, esattamente come Agostino: lui per via della condanna, lei per la reputazione irrimediabilmente macchiata nonostante la sentenza favorevole. Il tempo, galantuomo lui, l’ha però premiata donandole un posto di primo piano nella storia della pittura di tutti i tempi sì che tutti – inteso come grande pubblico – conoscono Artemisia Gentileschi e in pochi rammentano Agostino Tassi. Il primo ad averci visto giusto è stato proprio suo padre Orazio che, al momento di scrivere alla Granduchessa di Toscana Cristina di Lorena, con il processo ancora in piedi, dichiara:
« questa femina, come è piaciuto a Dio, havendola drizzata nelle professione della pittura in tre anni si è talmente appraticata che posso adir de dire che hoggi non ci sia pare a lei, havendo per sin adesso fatte opere che forse i prencipali maestri di questa professione non arrivano al suo sapere.»
La storia di Artemisia è la storia di ogni donna che subisce violenza, ancora oggi. Il margine di dubbio circa le responsabilità della donna negli atti di stupro, purtroppo, è un cliché che si tende a mantenere in questa società dal giudizio troppo facile. La battaglia per l’emancipazione che va portata avanti è quella per un cambiamento della mentalità nei confronti di prese di posizione di questo genere. La “Giornata Internazionale della Donna” non è un’affermazione della capacità femminile di “cacciar prede” e sostituirsi all’uomo nei suoi istinti più bradi – quell’aspetto maschile, forse, è quello che si è combattuto in nome dell’emancipazione – ma un momento di riflessione sul ruolo della donna nella società contemporanea, senza dimenticare le lotte delle ave né quelle di chi ancora oggi, se subisce uno stupro, paga con la vita per via delle leggi del proprio Stato.
Questo è il mio pensiero, da donna, oggi, 8 marzo 2014. Al mazzo di fiori che, per galanteria, riceverete dategli il nome di una donna coraggiosa: il mio si chiamerà Artemisia.
StecaS
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Su Artemisia la bibliografia è sterminata ed è riportata abbastanza esaustivamente nella voce di Wikipedia a lei dedicata:
– http://it.wikipedia.org/wiki/Artemisia_Gentileschi
Affettivamente, cito il romanzo di Anna Banti a cui far riferimento se si voglia leggere una bella storia su Artemisia:
– A. BANTI, Artemisia, Firenze 1947 (disponibile anche in varie ristampe successive).