L’estate è un ottimo momento per leggere e scoprire nuovi autori. Se non conoscete Omar Di Monopoli siete fortunati, perché potrete recuperare i suoi tre romanzi precedenti e la sua nuova antologia di racconti Aspettati l’inferno e passare un’estate calda sudando come un sindaco che sta per ricevere una cospicua mazzetta mentre leggete questo autore di Manduria.
Mi racconti la genesi di questa raccolta di racconti?
Avevo un bel po’ di materiale di risulta nei miei cassetti, pezzi di storie figli della trilogia neo-western che aspettavano solo il momento di essere rivisti e rielaborati. Quando li ho ripresi in mano mi sono accorto che c’era materiale buono, e che alcuni personaggi, alcune vicende di quella troika narrativa si prestavano ad essere compattati. Così, quasi come per i contenuti speciali di una versione “un-cut” di un dvd, le dieci novelle di Aspettati l’inferno possono considerarsi parte integrante del mio consueto universo letterario, con in più la qualità di un grado maggiore di sperimentalismo linguistico nonché una certa varietà tematica…
In questa antologia hai sperimentato molti generi; con quale di questi hai avuto più affinità? Potrebbero essere alla base di un tuo futuro romanzo?
Ognuno di questi racconti è, de facto, un romanzo tramortito. Ma forse come definizione non è calzante, perché in realtà il passo breve è quello che meglio si adattava alle esigenze di queste nuove storie. Ho così potuto ritornare su personaggi cui ero molto affezionato (primo tra tutti l’eremita pazzo chiamato Pietro Lu Sorgi, che già aveva fatto sfracelli in “Uomini e cani”, mio romanzo d’esordio) ma anche rivedere situazioni e sottotrame che non ero riuscito a focalizzare con precisione nella trilogia, ora per questioni di tempo ora più semplicemente di spazio. Una certa destrezza coi generi mi ha poi suggerito qualche divertente innesto di stile, da qui la (spero gradita) varietà di sviluppi: personalmente mantengo una visione molto “western” della vita, ma non disdegno ricorrere ad altre prospettive meno “epiche” come l’horror e la fantascienza. Purché ciò non risulti un espediente, ecco. Semmai, deve essere un piacevole addendum.
Il grande protagonista di questi racconti, come dei tuoi romanzi precedenti, è la Puglia, che in queste pagine è lontana dall’immagine della “Puglia migliore” che conoscono tutti. E’ un’espediente letterario oppure c’è una sorta di critica verso la tua terra?
Credo di poter affermare che quest’antologia sia essenzialmente figlia di due istanze, separate ma parallele: la prima è un graduale ma costante accumulo di modelli di riferimento (la scrittura di genere, certo, ma anche la magniloquenza del southern-gothic e tutta la letteratura meridionalista del passato) ma anche la precisa volontà di desacralizzare un’immagine fin troppo oleografica e stereotipata di questa parte di Sud. La Puglia che conosco io, quella che da più di un decennio le agenzie turistiche vendono come una terra magica, bonificata dalle ataviche lacune retaggio della Questione Meridionale, è un luogo in cui continuano a persistere corruzione, abusivismo, malapolitica e criminalità organizzata. L’idea che solo perché in Agosto questa terra diventa uno splendido crogiolo di gastronomia e pizzica si possa pensare che ogni problema è risolto francamente mi fa venire l’orticaria… Da ciò l’ipotesi di fornire al lettore curioso una testimonianza diversa, uno sguardo “altro” circa il fenomeno Puglia, che è sicuramente una terra meravigliosa e splendida, ma è anche un pezzo afflitto e bistrattato di questo nostro malandato paese!
Ancora una volta il modo di parlare dei tuoi personaggi femminili adulti mi ricorda mia madre, e mentre leggo sento la sua voce in testa: volevo dirtelo.
Mi fa piacere, significa che le mie donne sono molto “vere” e che ho imparato, forse, ad ascoltarle con attenzione (capirle, magari, quello è tutto un altro discorso).
Se questa breve intervista vi ha stuzzicato, venerdì 4 luglio alle 18:30 (ma sappiamo bene noi tarantini che non saremo così precisi) presso il Cantiere Maggese in Città Vecchia potrete assistere alla presentazione del libro con me e Omar Di Monopoli. Al termine ci sarà una cena sociale, significa che pagate quello che ritenete giusto, e così noi finanziamo tutti i nostri progetti e voi strafocate ad un ottimo prezzo. Ci vediamo lì.