Gli ultimi 100 giorni che ci hanno raccontato sono quelli del governo Letta. Ve lo ricordate? Ha addirittura superato (di poco) la soglia dei 100 giorni di governo. Poi il fatale #EnricoStaiSereno è arrivato implacabile ed è risuonato in tutta Italia come se fosse una condanna a morte e dopo molto poco l’allora Presidente del Consiglio si è dimesso. Tutto questo accadeva circa due mesi fa, anche se sembra sia passato un secolo.
Cosa ha fatto, però, Enrico Letta per noi? Se proprio non riuscite a ricordarlo, il sito 100giorni.governo.it ci viene in aiuto. Ci sono scritte belle parole di speranza, decreti e DDL, provvedimenti. Quante di queste cose ci hanno resi felici o almeno ci hanno fatto vivere meglio?
La percezione del tempo è molto soggettiva, per cui 100 giorni possono sembrare tantissimi come quando si aspetta una risposta, ad esempio per un concorso o per un lavoro, oppure sembrare pochissimi come quando si è all’estero in Erasmus. Il tempo è, quindi, strettamente dipendente dalla percezione che abbiamo della felicità.
Senza iniziare una discussione filosofica al riguardo, vi lancio direttamente la sfida.
“Sei capace d’essere felice per 100 giorni di fila?” è questa la frase di apertura di 100happydays.com
Non è una gara, ma una sfida con se stessi. Un progetto internazionale sui social network e un modo per cercare di apprezzare le piccole cose e per innescare quel processo virtuoso che non ci fa cadere nel pessimismo e nella depressione.
Un dato molto interessante è la percentuale di gente che non riesce a completare i 100 giorni che è del 71%. “Mancanza di tempo” è la giustificazione dei partecipanti che falliscono… Il tempo è relativo, la crisi reale: chiedi ad una persona disoccupata se si ritiene felice; chiedilo ad un pensionato, ad un universitario “idoneo non borsista”, chiedilo ad un lavoratore precario. Piangersi addosso non serve, ma nemmeno far finta che il problema non ci sia!