A partire da domani, e fino a venerdì, in Ilva si terranno le elezioni per il rinnovo delle rappresentanze sindacali unitarie (RSU). Il sistema con cui verranno assegnati i delegati fra le diverse sigle candidate tuttavia resta un’incognita. Infatti, nel frattempo, la FIOM-CGIL ha inoltrato un ricorso, con decreto d’urgenza, dinanzi al Tribunale di Taranto, che mette in discussione radicalmente il sistema elettorale vigente.
A tutt’oggi, i rappresentati dei lavoratori in tutte le aziende al di sopra dei 15 dipendenti sono scelti con una “legge elettorale” particolare, stabilita dal protocollo del 23 Luglio 1993. Per 2/3 le RSU sono elette da tutti i lavoratori, mentre per il restante 1/3 vengono designate o elette dai sindacati sottoscrittori del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL), in proporzione ai voti ottenuti. Tale metodo è stato messo in discussione dalla sentenza della Corte Costituzionale del 3 Luglio 2013. La Consulta, dichiarando illegittimo l’art.19 dello Statuto dei Lavoratori, ha stabilito che l’attuale sistema elettorale, consentendo i diritti di rappresentanza sindacale ai soli firmatari del contratto applicato in azienda, mina i “valori del pluralismo e libertà di azione della organizzazione sindacale”. D’altra parte, l’accordo stipulato il 13 maggio 2013 dalle organizzazioni sindacali (CGIL, CISL e UIL) e da Confindustria aveva già eliminato la quota di 1/3 di nomina sindacale e istituito così un sistema elettorale proporzionale puro. Per diventare esecutiva tuttavia tale intesa necessita di regolamenti attuativi che ancora non sono stati stipulati.
E’ proprio a questo elemento che fa riferimento il ricorso della FIOM di Taranto, come spiega il segretario provinciale, Donato Stefanelli: “l’atto ha come obiettivo quello di rendere esigibile l’accordo del 31 maggio scorso”. Il provvedimento, precisa l’Avv. Massimiliano Del Vecchio, legale dei metalmeccanici CGIL, punta ad “affermare un principio di democrazia sindacale e a far valere le istanze che già la Corte Costituzionale ha affermato; ossia, in buona sostanza, che debbano valere dei principi democratici di rappresentatività del sindacato in azienda. Le RSU infatti sono proprio l’espressione del principio iniziale della rappresentatività. Se però rimane un privilegio per le organizzazioni confederali, si determina un vizio di tutto il sistema di rappresentanza.”
“La FIOM è beneficiaria di questo trattamento di favore, ossia la riserva della quota del terzo dei rappresentanti”, spiega Del Vecchio, “ma intende tutelare il diritto di ciascun lavoratore – anche non iscritto alla FIOM, o UILM oppure FIM – di rappresentare il suo voto in modo proporzionale e in modo puro, senza trattamenti di privilegio per chi ha sottoscritto in passato gli accordi interconfederali”. Secondo quello che è ormai diventato uno slogan per la FIOM-CGIL, ossia “una testa un voto”. “Lo chiedevamo da tempo”, afferma Stefanelli, “perchè occorreva dare ai lavoratori un preciso messaggio; ossia che il sindacato confederale rinuncia a rendite di posizione e rimette la misurazione del proprio consenso interamente nelle mani dei lavoratori. Una scelta importante, controcorrente nel paese del “porcellum” che ha espropriato i cittadini di parte del diritto di voto svuotandolo del proprio significato”.
Ad oggi, confessano Stefanelli e Del Vecchio, non vi è stata alcuna risposta ufficiale da parte delle altre organizzazioni sindacali. Il segretario della FIOM però ci tiene a precisare che “le reazioni di FIM e UILM sono state all’insegna del “menefrego” nei confronti dell’accordo nazionale sottoscritto anche dalle loro Confederazioni. Un atteggiamento irresponsabile, di chi non ha ancora elaborato quel che a Taranto è accaduto in questi anni e che richiede una nuova pratica sindacale che rompa con quella del passato, a partire dall’Ilva, dove il modello è stato quello imposto dal padrone delle ferriere di cui FIM e UILM sono, evidentemente, nostalgici”
Il ricorso intanto non impedirà lo svolgimento delle elezioni nei giorni prefissati. Tuttavia il legale della FIOM su questo esprime delle perplessità. “Rinnovare le RSU adesso”, argomenta Del Vecchio, “prima che siano stati stipulati i regolamenti attuativi dell’accordo del 13 maggio, potrebbe significare che, per tutta la durata del mandato delle RSU – cioè tre anni –, la rappresentanza sindacale nelle fabbriche continua ad essere un fatto privato di FIOM, FIM e UILM. La FIOM perciò ha chiesto al giudice che, se si deve procedere con le elezioni, lo si faccia, in maniera cautelare, con il sistema proporzionale puro”.
In sostanza, il giudice potrebbe ridisegnare la proclamazione degli eletti dopo il voto, affermando nella ripartizione dei rappresentanti fra le varie sigle il principio di proporzionalità pura richiesto dalla FIOM. Infatti l’udienza di comparizione delle parti è stata fissata per il prossimo 10 Dicembre, a distanza di diversi giorni dalla chiusura delle urne. La sentenza potrebbe quindi rimescolare i risultati, sottraendo alle strutture sindacali firmatarie del contratto (FIOM, FIM e UILM) la prerogativa di nominare 1/3 dei delegati, che emergerebbero pertanto dalle liste votate dai lavoratori.