Ci siamo quasi: pochi mesi e, finalmente, il nostro Paese ospiterà nella raggiante Milano il famigerato EXPO 2015.
Il tema dell’Esposizione Universale è accattivante e incredibilmente d’attualità: “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita” e, nel curatissimo sito web si legge anche una definizione che dovrebbe chiarire un po’ il senso della manifestazione: “Un viaggio attraverso i sapori”.
Ma in Italia, per uno strano giochetto psico-lessicale, quando si parla di cibo viene automatico parlare di cultura e, con essa, torna l’eterna schermaglia tra il “si mangia” e “non si mangia”. D’altra parte, dopo la trovata del sempre attivo Renzi che, lo scorso anno, ha proposto l’affitto delle sale degli Uffizi per cene private proprio per dimostrare che con la cultura si può mangiare (e sempre lui ha definito gli Uffizi “una macchina da soldi”), non sorprende affatto che le opere d’arte vengano invitate a una kermesse come l’EXPO 2015, nel padiglione dedicato all’Italia.
Ed ecco che Vittorio Sgarbi, “ambasciatore delle arti” per la manifestazione, ha preteso di portare a Milano i Bronzi di Riace, privando così il Museo di Reggio Calabria della sua attrattiva principale: fortunatamente è arrivato il “NO” da più parti e l’ambasciatore è andato su tutte le furie lasciandosi andare a commenti di dubbia eleganza come quello relativo ai sindaci del sud “simili alla ‘ndrangheta” per la loro mentalità. Nulla tuttavia si è smosso, nonostante alla voce di Sgarbi si sia unita quella di Maroni in una lettera al ministro Franceschini nella quale si sostiene che «soltanto ignoranza e malafede legano esclusivamente alla Calabria» i due capolavori. Allo spostamento dei Bronzi si è opposto anche Matteo Renzi ribadendo la necessità di avviare un flusso turistico da Milano a Reggio.
Successivamente, il critico ha richiesto agli Uffizi l’immancabile “Nascita di Venere” del Botticelli, da esporre però alla Reggia di Venaria, nei pressi di Torino – soluzione logisticamente poco comoda anche per il visitatore che farebbe probabilmente prima ad arrivare a Firenze in treno – e, al Museo Ala Ponzone di Cremona, un’opera dell’Arcimboldo. Anche in questi casi sono piovuti “NO”.
Cosa succede?
Innanzitutto, lo spostamento di opere d’arte dai Musei è una pratica che occorre ridurre al minimo per ragioni conservative. Dato, infatti, che si tratta sempre di patrimonio dello Stato – e quindi di tutti – non è necessario mettere a rischio la tutela delle opere per ragioni di dubbia utilità. Infatti, l’EXPO dovrebbe forse tendere alla valorizzazione di Milano e alla sua messa in mostra – e in questo senso parrebbe andare l’idea di una grande mostra su Leonardo – piuttosto che divenire un’esibizione di opere – peraltro notissime – decontestualizzandole totalmente. In ultima istanza, l’EXPO è un’occasione di grande attrattiva, anche turistica, per il Paese: spostare i Bronzi, la “Nascita di Venere” e altre opere potrebbe frenare quell’impulso legato alla curiosità che porterebbe il visitatore dell’EXPO a volersi recare nei luoghi che conservano i gioielli dell’arte italiana di tutti i tempi per poterli ammirare nei propri contesti.
Quindi, quella che Sgarbi definisce atteggiamento da ‘ndrangheta in realtà si chiama tutela e valorizzazione del patrimonio, del bene comune! Provando infatti a uscire dall’idea di portare opere qui e lì, da questa mentalità da Grand Tour settecentesco per il quale vanno visitate giusto quattro città in Italia, ci si rende conto di quanto l’istituzione museale sia importante per un territorio proprio per lo stretto legame che ha con esso. Trattare i Musei alla stregua di scrigni dai quali prelevare, volta per volta, il gioiello più bello, indossarlo e poi riporlo nel dimenticatoio è indice solo di una cosa: la totale assenza di una politica culturale degna di questo nome che, probabilmente, deriva da un fraintendimento del senso della parola cultura: non un mezzo per formare i cittadini e le classi dirigenti di domani ma un mero contenitore di “valori” ai quali si è deciso di dare un prezzo e dai quali si pretende di ricavare un utile, un profitto; non occasione di crescita, ma mezzo per riempirsi la pancia; non arricchimento, ma consumo.
Per Tomaso Montanari “I Bronzi di Riace non dovrebbero andare all’EXPO perché questa Italia col cappello in mano e i gioielli di famiglia al collo non la vogliamo vedere più”.
I Bronzi non andranno all’Expo: Sgarbi ha rinunciato all’addobbo del Padiglione Italia con le due sculture per via delle polemiche.
Ma non si può fare, tutte le volte, una fatica immane per permettere al semplice buonsenso di affermarsi.