«A un bancario oggi direi che è più importante la sostenibilità della sua banca e dell’intero sistema bancario dell’aumento del contratto»: ecco l’incipit dell’intervista concessa da Alessandro Profumo al Sole 24 Ore – e pubblicata il 31 Gennaio – il giorno stesso del riuscitissimo sciopero indetto unitariamente dalle organizzazioni sindacali per il rinnovo del Contratto Collettivo del Credito; un contratto disdettato da ABI (Associazione Bancaria Italiana) con largo anticipo sulla scadenza (per inviare un messaggio chiaro ai dipendenti) e che, stando all’ultimatum della stessa ABI, non esisterà più a partire dal 1 Aprile 2014, lasciando 300.000 colleghi nell’incertezza totale e, soprattutto, alla mercé del datore di lavoro. Al netto di facili considerazioni sul perfetto tempismo con cui questa intervista è stata rilasciata – e’ lunga quanto il trafiletto sullo sciopero (che dovrebbe essere “la” notizia) ospitato sulla stessa testata giornalistica – e di quale sia l’assetto proprietario del giornale che l’ha pubblicata – Il Gruppo Sole 24 Ore è di proprietà di Confindustria e, per esempio, un Consigliere è Luigi Abete, Presidente di quella BNL che sta spingendo tantissimo per estendere al sistema bancario la deregulation contrattuale del Jobs Act renziano – questa intervista è una pericolosissima dichiarazione di guerra ai bancari. Lo è per diverse ragioni, che definiremo volta per volta, cercando di tracciare bene il confine tra realtà dei nostri fatti e versioni diffuse da ABI. Intanto invitiamo colleghi e lettori a leggere l’intervista per capire bene chi sia la controparte datoriale.
Alessandro Profumo è Mr. 38 milioni di Euro – questa somma è la buonuscita da Unicredit, senza considerare retribuzioni e bonus maturati negli altri anni –, è indagato per una presunta maxi frode fiscale da 245 milioni di euro realizzata attraverso un’operazione di finanza strutturata chiamata Brontos ed è anche Presidente del Comitato affari sindacali e del lavoro dell’Abi, che sta contrattando con le associazioni sindacali per la definizione del nuovo contratto: anche se il Sole 24 Ore si affretta a puntualizzare che in Monte dei Paschi lavora praticamente gratis, ciò che costui sta cercando di fare attraverso il Cavallo di Troia MPS (di cui è Presidente) avrà un ritorno economico molto cospicuo per i grandi azionisti delle banche e, dunque, per i managers; l’impressione è che Profumo utilizzi la foglia di fico degli aumenti “pretesi” dai ricchissimi bancari per disarticolare il Contratto Collettivo Nazionale e aver gioco facile nella riduzione di diritti e salari; prova ne è che in questa intervista parla di “sistema” del credito da difendere (la faccia buona del capitale), mentre lontano dai microfoni, cioè al tavolo della contrattazione, ha parlato di “settore” del credito costituito da tante banche, ciascuna con propria organizzazione del lavoro e proprie esigenze da regolare con contratti aziendali (faccia vera del capitale); non abbiamo la sensazione che lui voglia arrivare ad un accordo collettivo diverso da una scatola vuota e nell’intervista utilizza le stesse parole utilizzate da Renzi prima di implementare il Jobs Act senza neanche consultare i sindacati: premette di «avere grande rispetto nei confronti dei colleghi che lavorano nelle banche», ma lo sciopero non cambierà la linea di ABI che non sarebbe “ideologica” (come quella della controparte sindacale, ca va sans dire). Quindi, come Renzi, del parere di sindacati e lavoratori fa volentieri a meno: con tanti saluti al rispetto per i colleghi! Ecco, il richiamo all’armamentario della presunta ideologia di chi pretende condizioni di lavoro dignitose è segno inequivocabile che un padrone si sente forte abbastanza da poter convincere i propri lavoratori che essere schiavi sottopagati non è solo necessario, ma tutto sommato accettabile! Purché non si tocchino bonus ed azionisti, sia chiaro….
E infatti MPS, su cui l’intervento dello Stato si è “limitato” a cospicue tranche (pur remunerate con interessi) di Tre/Monti bonds, è oggi una banca storica patrimonialmente indebolita dal comportamento “un pò superficiale” di Mussari, altro banchiere strapagato, ex Presidente per acclamazione di ABI ora condannato in primo grado, ed è costretta a varare un nuovo aumento di capitale per svendere al privato un’attività che avrebbe potuto essere tranquillamente traghettata durante la tempesta come è stato fatto per altre banche in altri paesi a parole molto più market addicted del nostro.
«I nostri conti non consentono di sostenere dinamiche che vadano al di là dell’inflazione», afferma Profumo, sapendo che l’economia italiana sta scivolando in un lungo periodo di deflazione. Di fronte a queste provocazioni conviene restare ancorati ai fatti e grattare appena un po’ sotto la patina di presunta oggettività e presunta scientificità con cui questi signori ammantano i loro discorsi [1]. Può essere qui utile esaminare l’evoluzione del salario della figura dell’impiegato di III Area Professionale, IV livello retributivo con sette scatti d’anzianità – il prototipo di riferimento nelle contrattazioni per i rinnovi contrattuali -, per verificare se, come preconizzato in modo unanime da teoria economica e parti contrattuali, il CCNL dei bancari abbia mantenuto il potere d’acquisto della categoria per lasciare alla contrattazione di secondo livello la definizione dei criteri di remunerazione della produttività di settore. Una premessa importante: da molti anni il settore del credito è oggetto di turn-over massiccio che ha visto tanti giovani di belle speranze (e a basso costo di lavoro) prendere il posto di personale più costoso; bene: i nuovi contratti sono molto più a buon mercato di quelli di qualche lustro fa e i colleghi fuoriusciti sono stati molto più numerosi dei nuovi assunti, quindi le banche stanno già risparmiando progressivamente e cospicuamente sui costi del personale. Insomma, il reddito medio di impiegati e quadri sta scendendo velocemente e con costanza[2].
E’ opportuno puntualizzare in questa sede alcuni dettagli fondamentali; il nostro studio: 1) si basa sulle Tabelle Retributive applicate a partire dal 1999 e pubblicate sul sito ABI a corredo dei singoli testi di Accordo sui CCNL[3]; 2) prende in esame le retribuzioni mensili lorde del dipendente al netto di ogni tipo di indennità contrattualmente prevista per particolari adibizioni[4]; 3) l’indice dei prezzi utilizzato per depurare le serie storiche dei salari dall’inflazione è il NIC (Indice del Prezzo al Consumo per l’Intera Collettività)[5] pubblicato mensilmente da ISTAT e facilmente reperibile sul sito[6].
La Figura 1 (cliccare sopra) rappresenta l’andamento del reddito lordo nominale percepito dal bancario tipo e il reddito che avrebbe potuto percepire se, per ipotesi di scuola, il suo salario si fosse adeguato mensilmente all’indice dei prezzi al consumo. Come è facile notare la contrattazione collettiva nazionale è riuscita a limitare i danni, ma non a permettere il pieno recupero del potere d’acquisto; il reddito nominale lordo passa da 28.757 a 38.328 euro dal 1999 al 2014, pari ad un incremento del 33,28% con base Gennaio 1999 mentre l’aumento dei prezzi al consumo per l’intera collettività da Gennaio 1999 a Dicembre 2014 è pari al 37,46%: una differenza del 4,20% circa in un arco di tempo di 16 anni potrebbe portare a ritenere che la perdita di potere d’acquisto del bancario non sia tutto sommato così rilevante; ma non è così, perché gli effetti della perdita del potere d’acquisto di un solo mese o di una sola “tornata contrattuale”, se non recuperati subito, si trascinano per lungo tempo e tendono ad amplificarsi in periodi di debolezza contrattuale dei sindacati. Particolarmente cospicua è la perdita nella tornata contrattuale del 1999, nel 2011 e nel 2012 , vuoi per l’adozione di un indice di rivalutazione depurato dalla variazioni dei prezzi del petrolio (l’IPCA) – ciò negli ultimi anni – vuoi per le concessioni sindacali motivate dall’oggettiva debolezza del quadro economico e delle relazioni sindacali.
In 16 anni di lavoro il bancario tipo, al netto della contrattazione di secondo livello (la quale deve remunerare la produttività), ha perso 24.170 Euro lordi, circa 1.500 Euro lordi all’anno che, per ciò che è definito effetto trascinamento, sono difficilmente recuperabili. Un esempio: nel mese di Gennaio 2014 il bancario tipo guadagna 2.900 Euro lordi ma ne dovrebbe prendere 3074 e parte già con un gap di 174 euro su ciò che dovrebbe percepire in base alla variazione dei prezzi mensili a partire da Gennaio 1999; in definitiva: la perdita si trascina da un anno all’altro se gli adeguamenti contrattuali non “recuperano” precedenti perdite.
La Figura 2 (cliccare sulla figura) rappresenta l’andamento del reddito netto annuale e del reddito netto che ipoteticamente il bancario medio avrebbe dovuto intascare se il suo salario netto mensile avesse seguito l’indice dei prezzi al consumo mensili dal 1999 al 2014. Il reddito netto annuale calcolato su base mensile sale del 32,33% in 15 anni (da 20.970 a 27.750 euro), mentre il reddito netto che il bancario avrebbe dovuto intascare sale del 35,79% (da 21.179 a 28.764 Euro). Il reddito netto è calcolato depurando i redditi mensili lordi dalle imposte Irpef secondo scaglioni ed aliquote relative ai rispettivi anni d’imposta[7]. La perdita netta media annua si attesta a 981 Euro con una perdita totale dal 1999 a fine 2014 pari a 15.700 Euro circa: i bancari hanno già dato e continuano a dare a causa dell’effetto trascinamento!
Alla luce dei dati esposti è onestamente ridicolo che Profumo accusi i sindacati di essere “insensibili” (proprio questo il termine utilizzato) alle richieste di ABI e offra un misero 1,85% come recupero inflattivo di un triennio molto più oneroso in termini di aumento del costo della vita: i Consigli di Amministrazione delle banche sono in forte debito con i lavoratori da almeno 15 anni e si tratta di debiti difficilmente redimibili; sembra un tentativo chiaro di forzare il contratto nazionale attraverso la tattica più classica: avanzare proposte irricevibili per poi lamentarsi di scarsa collaborazione quando la controparte reagisce. Ai lavoratori diciamo che i sindacati hanno mantenuto gli elementi automatici di adeguamento all’aumento del costo della vita e lo hanno fatto in un periodo in cui la contrattazione collettiva non è stata per niente facile perché dappertutto il lavoro è stato accerchiato dal capitale; i banali scatti automatici di anzianità, per esempio, rappresentano uno strumento di protezione formidabile dalla caduta tendenziale del reddito reale del bancario; lo scatto del contratto disdettato è pari a 41,55 Euro per il bancario tipo, cui vanno aggiunti 7,99 Euro di ex ristrutturazione tabellare (voce di stessa matrice contrattuale); si pensi cosa potrà significare se, come anticipato da ABI, con la rivisitazione in pejus del CCNL gli scatti non fossero più concessi sulla base di tempistiche certe e con rivalutazioni concordate: ci sarebbe un abbattimento drastico del salario reale. Un solo scatto vale 49,54 Euro mensili, cioè 644,02 Euro lordi all’anno.
E si pensi a cosa potrà succedere se a questi autorevoli banchieri sarà lasciato campo libero nel disarticolare il Contratto Collettivo del Credito: ricordiamoci tutti che la Banca non è nostra, come ci dice Profumo, ma degli azionisti che si affidano ai manager per organizzare l’attività produttiva. E’ su costoro che grava il rischio d’impresa e, a differenza di ciò che vorrebbe farci credere Marchionne (ops…lapsus freudiano: volevamo dire Profumo !) banchieri e bancari non sono colleghi e non lo sono mai stati.
[1] J.K. Galbraith, l’economista della Grande Depressione, spiega bene dove la sicumera dei bancari dal grande nome abbia condotto l’economia americana ne Il Grande Crollo.
[2]per una simulazione della cancellazione degli scatti di anzianità che già interessa parzialmente i nuovi assunti si legga I bancari non sono i bancomat dei banchieri
[3] Tabelle retributive ABI Una nota di colore: ABI ha provocatoriamente cancellato dal proprio sito il Contratto disdettato.
[4] Per i dettagli tecnici relativi alle modalità di elaborazione dei dati che seguiranno si rimanda alla Nota Metodologica e al foglio di elaborazione dati disponibili a richiesta redatti in collaborazione con la Dott.ssa Nadia Garbellini dell’Università di Bergamo.
[5] si è preferito utilizzare il NIC e non il FOI (indice dei prezzi alconsumo per operai ed impiegati) dal momento che non esistono serie storiche mensili precedenti al 2009 per quest’ultimo indice. La scelta del NIC è, inoltre, motivata dalla constatazione che, nell’immaginario collettivo, il bancario è un dipendente sui generis, certamente capace di accedere ad un paniere di beni di consumo non alla portata dei dipendenti di altre categorie.
[6]Per le caratteristiche salienti degli indici dei prezzi al consumo pubblicati da Istat si legga Poveri Salari, Difesa dei contratti peso del fisco e produttività ferma, A. Megale, N. Cicala, Ediesse 2014, pagg. 85-86