Ciao, mie dolci caramelle; come state?
Sono qui per mettere a nudo i miei veri sentimenti, anche perché nudo faccio una splendida figura.
Molte fra di voi (ma anche fra di voi maschi, lo so) sono convinte io sia solo il cinico e affascinante autore di questa rubrichetta. In parte è vero, ma ho anche io i miei punti deboli; per esempio i miei due nipoti, Simone e Sofia.
Queste due piccole pesti mi scaldano il cuore con la loro vitalità e vederli crescere e fare domande sul mondo con la loro ingenuità in primo piano è spassoso. Inoltre sto portando avanti con loro il mio mica tanto segreto piano di indottrinamento musicale, che dovrebbe dare i propri frutti intorno all’adolescenza. Ma c’è un problema.
La troppa vitalità dei miei nipoti a volte è un problema, soprattutto se ti svegliano la domenica mattina mentre ancora dormi.
In questo pazzo pazzo decennio di perdita di valori e cibi vegani con nomi che copiano quelli a base di carne (l’hamburger non sarà MAI a base di verdure!), ci è rimasto solo il letargo della domenica mattina in cui credere. Recenti studi teologici hanno dimostrato che Dio non creò davvero il mondo ma lo acquistò all’Ikea e lo spacciò per suo: questo non gli impedì di riposarsi il settimo giorno.
Mi sono allora posto una domanda: posso io in qualità di adulto maturo ed educatore autonominatomi dei miei nipoti continuare a permettere che l’eccessiva vitalità dei miei nipoti rovini irreparabilmente le mie domeniche mattina? No, non posso.
Sapevo che fare. Una domenica ho scoperto che le 7 di mattina esistono anche alla domenica e mi sono presentato a casa di mia sorella; lei e mio cognato erano già in piedi mentre i miei nipoti dormivano. È bastato solo paventare l’idea che potessi fare da babysitter ai miei nipoti per vederli dissolversi nell’aria.
Ecco, la lezione può avere inizio; ho tutto quello di cui ho bisogno: il dolby nuovissimo di pacca e “II” il secondo album dei Metz. Aspé, voi conoscete i Metz? COME NO???????
Beh certo, voi vi fottete il cervello con quello schif……(La redazione di Siderlandia si è vista costretta a tagliare questa parte dell’articolo in quanto composta da affermazioni che secondo i nostri avvocati offendono le principali religioni monoteiste oltre che il cantante Christian – non odiateci ci teniamo ai nostri conti in Svizzera, la Redazione).
Ah dopo questo sfogo possiamo procedere. Quindi non conoscete i Metz e il loro disco “II”. Ok, mettiamo una pezza.
I Metz sono un trio canadese: sono dei tristoni – o almeno è quello che ci vogliono far credere, visto il grande numero di “alone” nei loro testi. Magari hanno ragione: a me fanno muovere la testa e all’adolescente che è in me va più che bene. Che musica fanno?
Cazzo bel problema. Qualcuno lo definisce post-hardcore, roba forte insomma. Poco importa: il loro frastuono atroce è meraviglioso. Il loro secondo disco si chiama senza fantasia “II”: è bello pieno di spigoli, fragoroso eppure qua e là emergono melodie come in “Spit you out” e “Eyes Peeled”, ma mai cadendo nello scontato; a tratti ricordano i Nirvana di Nevermind, ma senza quel suono magniloquente. I due punti di forza sono le chitarre abrasive (è dire poco: scartavetrano la faccia!) e la voce di Alex Edkins con la quale canta versi come “See your life through a dirty glass/ What did you do with it?” da Nervous System, oppure in “Wait in Line” con un lungo elenco di cose che Alex attende. Insomma questo disco parla di impotenza, incapacità di incidere sul mondo. Se vogliamo è il grande tema di chi oggi non riesce o non può uscire dall’adolescenza. Ma se non vi interessa tutto il pippone allora ascoltatevi solo la loro musica per quello che è: un attentato alle vostre orecchie.
Ma ritornando a noi… dove eravamo rimasti? Un attimo che scorro l’articolo per ricordare… Ah sì: eccomi, sono in casa di mia sorella e mio cognato e accendo l’impianto hi fi col dolby surround, attacco la pennetta con dentro i Metz e faccio partire al massimo del volume “II” con la prima traccia “Acetate”. La reazione è quella che mi aspetto: i bambini riemergono dal letargo da 0 a 1000, piangono spaventati, mentre io vado ad abbracciarli amorevolmente e li consolo sussurrando loro “Il riposo della domenica è sacro, ricordatelo sempre”.
Sono o non sono uno zio premuroso?
Mentre scrivevo questo pezzo ascoltavo:
Calcutta, Mainstream, 2015
Interpol, Turn On The Bright Light, 2002