« Della cultura non si dà ricetta: ma, poiché la cultura non è l’erudizione, cultura diviene solo quella che, entrando a far parte della conoscenza, accresce la coscienza. »
(C. Brandi)
Sabato 23 e domenica 24 novembre, dalle ore 10 alle ore 18, il complesso monumentale di Santa Maria della Giustizia, costeggiato dalla SS 106 e a pochi passi dalla raffineria ENI, aprirà le porte a chiunque voglia visitarlo. Ad accompagnare turisti e semplici curiosi ci saranno i giovani studiosi dell’Archeoclub, che metteranno a disposizione – a titolo completamente gratuito – la propria esperienza nel raccontare la storia del bel monastero, dalle sue origini medievali (fu voluto da Costanza d’Altavilla, madre di Federico II di Svevia) alle sue vicende contemporanee, attraversando la lunga e affascinante parentesi che lo vide sede dell’Ordine di Monte Oliveto. L’Archeoclub di Taranto è senza dubbio una delle più vivaci e importanti realtà del panorama culturale cittadino. Nata nel 2011 dall’iniziativa di 7 giovani operatori nel settore dei beni culturali (archeologi, architetti, geometri, ingegneri e studenti) con la voglia di scommettere sul futuro del territorio attraverso la valorizzazione del suo patrimonio, l’associazione si avvale di figure qualificate in tutti i settori affinché il proprio operato possa essere completo e polivalente, ai fini della ricerca archeologica, ambientale e culturale. Abbiamo parlato con Roberta Ursi, archeologa e presidente dell’associazione, che ci ha spiegato come nasce e quali sono le difficoltà nel portare avanti un progetto del genere.
Quando è stato restaurato il complesso?
“L’intervento di restauro ha riguardato preliminarmente la demolizione di tutte le superfetazioni al fine di consentire la lettura dell’originaria configurazione architettonica alterata dalle ultime, improprie destinazioni d’uso. L’intervento di restauro, iniziato nel 1985, è terminato del tutto nel 2003 e ad oggi interessa l’interno dell’ala nord, primo nucleo dell’insediamento normanno.”
Aperture straordinarie di Santa Maria della Giustizia. In cosa consiste il progetto?
“L’Archeoclub d’Italia Onlus sede di Taranto, grazie ad una stretta collaborazione con la Soprintendenza ai Beni Architettonici, Paesaggistici e Ambientali delle Province di Lecce, Brindisi e Taranto, ha proposto all’Ente sopra citato una convenzione per gestire e rendere fruibile al pubblico il complesso monumentale di Santa Maria della Giustizia. Il progetto prevede aperture straordinarie ogni week-end del mese con incontri letterari, visite guidate e mostre, oltre all’apertura del sito alle scuole.”
Quali sono le difficoltà principali a cui andate incontro?
“Una difficoltà è la scarsa illuminazione stradale in un punto della della SS.106 che è abbastanza pericoloso. Nel progetto rientra l’aspetto di fruizione del sito. Pertanto l’Archeoclub, in collaborazione con l’amministrazione comunale, realizzerà cartelli stradali che indichino dove si trovi il complesso archeologico-architettonico.”
Quanto l’amministrazione cittadina è vicina al vostro progetto?
“In realtà agli inizi pochissimi conoscevano il posto, essendo sempre stato chiuso e, soprattutto nei primi tempi, la gente era scettica a causa del punto in cui il complesso è ubicato; ma sinceramente è bastato poco tempo per far capire, attraverso svariati canali informativi, che Santa Maria della Giustizia appartiene alla cittadinanza, che è un nostro bene culturale e che proprio per questo non deve restare nel dimenticatoio ma far parte a pieno titolo della memoria storica dei cittadini.”
Come vi finanziate?
“Attraverso un contributo libero dei visitatori per sostenere le iniziative dell’associazione.”
Quanto è difficile fare cultura a Taranto e quanto è opportuno continuare a farla?
“Fare cultura è difficile, ma serve per riqualificare aree disastrate della città, per ritrovare tradizioni ormai perse e quindi per creare turismo in alternativa all’industrializzazione.”
L’iniziativa dell’Archeoclub di riprendere in mano un pezzo importante della storia di Taranto e donarlo alla cittadinanza in nome del bene comune costituisce uno stimolo per molteplici riflessioni. La prima, senza dubbio, riguarda il coraggio di portare avanti un progetto difficile come la valorizzazione di un monumento che richiede, oltre alla passione, anche un impegno costante e, spesso, di natura economica. La seconda riflessione è sulla gratuità dell’ingresso e delle visite guidate da parte di operatori preparati: è il valore aggiunto al progetto, in piena linea con l’idea che la cultura non è soltanto per chi se la può permettere. Scelta, anche questa, coraggiosa se si pensa alle condizioni in cui versa la città, priva – come abbiamo già detto altrove – di una programmazione culturale adeguata e dei necessari luoghi di “conoscenza”. Situazione che non offre alcuno stimolo ad impegnarsi attivamente nella promozione culturale. Certamente, se le cose andassero per il verso giusto, questi giovani – che restano motivatissimi – potrebbero fare di questo impegno un vero e proprio lavoro e non essere costretti ad autotassarsi o a fare affidamento sul contributo spontaneo dei visitatori. Nonostante ciò, i ragazzi dell’Archeoclub non demordono e fanno un grande servizio alla città. Per completare in maniera, per così dire, trasversale la loro iniziativa, si avvalgono della partecipazione del Centro Ricerche Astronomiche di Lecce (C.R.A.) che, nei giorni di apertura straordinaria, installerà un osservatorio all’interno del complesso monumentale. Un’occasione interessante per vedere da vicino anche il Sole!
Resta l’auspicio che a Taranto fioriscano sempre più copiose attività di promozione culturale che facciano perno sull’alta qualità della formazione dei propri operatori e sulla preparazione nei più svariati campi della conoscenza affinché la città possa uscire, a testa alta, da quel dilettantismo culturale che la attanaglia e ne soffoca le potenzialità; e, soprattutto, che le amministrazioni si facciano carico in maniera concreta del compito della valorizzazione del patrimonio che non può essere affidato esclusivamente al volontariato, sia per una questione di importanza dell’impegno che per rendere a chi dello studio ha fatto una scelta di vita – difficile!!! – la giusta gratificazione.
StecaS
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Per arrivare a Santa Maria della Giustizia:
Se volete saperne di più sulla chiesa:
– G. Blandamura, Santa Maria della Giustizia, in “Taras”, I, 3-4, 1926, pp. 17-26.
– G. Blandamura, Santa Maria della Giustizia, in “Taras”, II, 1-2, 1927, pp. 35-59.
– C. D’Angela, Edilizia religiosa a Taranto (secc. V-XIV), in AA.VV., Taranto. La chiesa/le chiese, a cura di C. D. Fonseca, Fasano 1992, pp. 287-311 (pp. 303-305).
– P. Massafra, Edilizia religiosa a Taranto (secc. XVI-XVIII), in AA.VV., Taranto. La chiesa/le chiese, a cura di C. D. Fonseca, Fasano 1992, pp. 313-343 (pp. 340-343).
– C. Grassi, La chiesa di Santa Maria della Giustizia: un raro esempio di architettura gotica nella puglia di epoca angioina, tesi di laurea, Università degli Studi di Siena, relatore: Chiar.mo Prof. Fabio Gabbrielli.