Nel caldo dello scorso agosto Massimo Bray, da poco nominato Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, informa l’Italia che è stato varato un decreto legge dal titolo “Valore Cultura” (d.L. 91 convertito in L. 112/2013), con l’obbiettivo di salvare Pompei e di rilanciare la macchina culturale italiana attraverso una serie di interventi. Tra questi è contemplato un progetto di inventariazione e catalogazione del patrimonio storico-artistico della Nazione – proprio lui, quello tutelato dall’art. 9 della Costituzione! – attraverso un programma formativo per un numero cospicuo di giovani laureati: un’opportunità importante per chi ha una laurea umanistica e vuole spenderla in un’attività affine alla propria formazione. Un’occasione irripetibile perché, come ha detto lo stesso Bray in un’intervista a Repubblica, finalmente dopo anni non vengono effettuati tagli al Ministero.
Una vera inversione di tendenza: varati per il patrimonio ben 200 milioni di euro. Insomma, i giovani umanisti si sono messi in attesa, speranzosi di vedere finalmente coronato il proprio sogno nel cassetto: sfruttare la loro laurea nella maniera più adeguata.
Ed ecco che il 6 dicembre esce finalmente l’avviso pubblico “per la selezione di 500 giovani laureati da formare, per la durata di dodici mesi, nelle attività di inventariazione e di digitalizzazione del patrimonio culturale italiano, presso gli istituti e luoghi della cultura italiani”. 500 giovani laureati (per questo mondo del lavoro si è giovani anche a 35 anni!) con il massimo del punteggio alla laurea e la certificazione di conoscenza della lingua inglese di livello B2: insomma, garanzia di qualità al 100%. Se questi giovani hanno avuto esperienze nel campo dei beni culturali, ancora meglio. Questo Ministero cerca il top, e come potrebbe essere altrimenti? Si sta pur sempre parlando del patrimonio storico e artistico di uno degli Stati più ricchi di beni culturali del mondo.
Ma attenzione: l’attività, della durata di 12 mesi per i quali sono specificati anche i singoli giorni di festività e tutte le norme circa le assenze dal posto di lavoro e così via, non soggiace alle norme di un lavoro subordinato; soprattutto queste eccellenze, reclutate per un lavoro che è alla base dell’attività di tutela del patrimonio, verranno retribuite con lo stratosferico compenso di 5000 euro lordi per 30 ore settimanali da svolgersi nell’arco di 12 mesi.
Praticamente il compenso dei volontari del Servizio Civile Nazionale, con le medesime condizioni.
Cadono le braccia. Cadono le braccia perché si è fatta passare una cosa che doveva essere normale – il reclutamento di eccellenze nel settore per lavorare a un progetto importante – per una cosa straordinaria: dovrebbe essere la regola. Cadono le braccia perché l’eccellenza è diventata acquistabile con un’indennità di partecipazione a un corso formativo che, si specifica, “non dà luogo alla costituzione in alcun modo di un rapporto di lavoro subordinato” e il cui attestato di partecipazione – il premio!!! – “non comporta alcun obbligo di assunzione da parte del Ministero”. Solo punteggio per altri concorsi.
A che fine formare giovani catalogatori se il Ministero poi non se ne serve? E se si dovesse iniziare e portare avanti il lavoro – che è poi propedeutico a ogni azione di tutela – è giusto che il lavoratore che sta facendo un servizio duraturo e fondamentale per lo Stato – quindi per tutti noi e per chi verrà dopo – debba essere semplicemente rimborsato con 400 euro al mese e qualche spicciolo?
In un Paese dove la storia dell’arte viene bandita dagli istituti tecnici e professionali – compresi gli alberghieri e i turistici – e il Ministero dei Beni Culturali arricchisce il proprio acronimo di letterine sempre nuove (prima Attività culturali, poi anche Turismo: MIBACT) che corrispondono agli ambiti sui quali dovrebbe avere sovranità (sempre più numerosi e con sempre meno soldi), questo bando è l’ennesimo colpo basso al lavoro di alta formazione. Non mi meraviglierebbe tuttavia vedere una calca di partecipanti a questo concorso, segnale chiaro che la disperazione è grande e che le competenze sono in saldo! Allora non si tratta solamente di storia dell’arte e di beni culturali: si tratta di percezione del lavoro e di svalutazione dello stesso.
Riconosco al Ministro il grande impegno, comunque, nel far sì che i fondi non evaporino dalle casse ministeriali per materializzarsi altrove: si tratta pur sempre di un investimento, sebbene non sia quello che ci si aspettava. Una sola preghiera, per le prossime volte: chiamatelo volontariato con rimborso spese; è più corretto nei confronti delle persone a cui è rivolto. Non illudeteci, ancora, con la parola OPPORTUNITA’.
StecaS
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Only the brave! Chi volesse consultare il bando, gli allegati, ecc., trova tutto qui:
Il sito del Ministro Bray: