Riceviamo e pubblichiamo un documento redatto da un gruppo di operatori della cultura della nostra città in occasione della visita del Ministro Bray per l’inaugurazione del primo piano del Museo. L’appello punta ad aggregare tutte le realtà e le personalità sensibili alle tematiche in questione.
La contiguità temporale tra l’uscita del bando “500 giovani per la cultura” a cura del Ministero Beni Attivita’ Culturali e Turismo (MIBACT) e la visita del Ministro Bray ha spinto un gruppo di operatori della cultura e di cittadini attivi a unire le forze per mostrare il proprio disappunto per le condizioni in cui versa la Cultura in Italia e a Taranto.
Il bando è un duro colpo alla professionalità e all’alta formazione degli operatori della cultura che da essere una categoria trainante nello sviluppo del Paese vanno assumendo sempre più una posizione subalterna, quando non completamente inesistente.
Lo scarso rilievo dato alle politiche culturali a livello nazionale si ripercuote su quello che dovrebbe essere una delle funzioni principali dello Stato, togliendo linfa al compito propedeutico ad ogni attività di tutela: la conoscenza e la catalogazione del patrimonio. Un meccanismo di tutela zoppicante finisce con l’asservire la cultura al turismo: ciò fa sì che a crescere ulteriormente siano realtà già di per sé importanti perché turisticamente attraenti, lasciando nell’ombra altri contesti. In questa concezione settecentesca del turismo – per la quale vanno visitate solo Firenze, Roma e Venezia – resta fuori dagli itinerari gran parte dell’Italia. Così assieme a l’Aquila, ad oggi ancora città fantasma, crollano senza possibilità d’appello realtà fondamentali del Mezzogiorno d’Italia come Pompei, Portici e il Centro Storico di Taranto: la “Città Vecchia” che già negli anni Sessanta, nel pieno del mito della crescita industriale, molti scrittori ed intellettuali italiani considerarono un bene importante da salvaguardare per il Paese.
La Cultura ed il Turismo a Taranto restano marginali nella considerazione delle istituzioni pubbliche e degli interessi privati e utilizzate strumentalmente in episodiche operazioni di facciata. Eclatante è il caso della candidatura di Taranto a Capitale della Cultura 2019, fallita perché nella nostra Città è assente una progettualità in questi settori a differenza di quello che sono riuscite a costruire le vicine Lecce e Matera in anni di lavoro e con robusti investimenti.
Dal 2012 la Città è al centro di una attenzione mediatica causata dal disastro ambientale, dal degrado e degenerazione delle relazioni politiche economiche e sociali che ne sono derivate. Oggi a Taranto i giovani vivono senza speranza, le alternative sono a metà tra disoccupazione, precarietà ed emigrazione come accadeva in momenti storici che pensavamo di aver lasciato alle nostre spalle. Alla luce di tutto questo Cultura e Turismo devono rappresentare le direttrici di una prospettiva strategica per la riconversione del modello di sviluppo che è stato imposto alla nostra città negli ultimi decenni e per la creazione di un’occupazione di qualità.
Il Ministro Bray tenga presente che Il Museo Nazionale MARTA che si inaugura domani si trova al centro di due realtà che simboleggiano il mancato interesse per la Cultura a Taranto: il vecchio Arsenale, monumento della prima industrializzazione perennemente in via di dismissione, e la Città Vecchia, contenitore del patrimonio materiale e immateriale a rischio di estinzione causa crolli e abbandono. Vogliamo che la visita del Ministro sia anche l’occasione per l’assunzione di un impegno, di una presa di responsabilità da parte di tutte le Istituzioni a partire dal governo nazionale. Riteniamo che il prossimo biennio sarà decisivo per la nostra Città: il completamento del piano di bonifica ambientale dovrà andare di pari passi con quella riconversione necessaria a dare un nuovo slancio al territorio.
Ci mettiamo a disposizione di questa prospettiva impegnandoci a tenere viva l’attenzione sul “CASO TARANTO” attraverso iniziative che incoraggino il protagonismo attivo della comunità in questi processi di cambiamento.
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Precari per un Manifesto della Cultura a Taranto
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