La Costituzione, ciò che ci siamo dati nel momento in cui eravamo sobri, a valere per i momenti in cui siamo sbronzi. (Gustavo Zagrebelsky)
Sante parole, forse troppo spesso ignorate, dimenticate sotto il flusso dell’ “innoviamo” a tutti i costi, dello “svecchiamo”, del “rottamiamo”.
La domanda da porsi, allora, è se ad essere sbronzi, in questo momento e da vent’anni a questa parte, siano i rappresentanti delle istituzioni o il popolo italiano. E, in realtà, se il termine “sbronzo” sia il più adatto a descrivere un processo di oramai lontana genesi teso da un lato a creare il cittadino-lobotomizzato, impossibilitato nell’esprimere la propria opinione, e dall’altro a spianare la strada all’assalto ai suoi diritti, custoditi e difesi dalla carta costituzionale.
Un assalto, velato sotto coltri di parole studiate – quelle sì – a tavolino per imbonire il cittadino inconsapevole (misure urgenti, semplificazione burocratica, infrastrutture strategiche, ecc.), è quello che anima il Decreto Legge 133 del 12 settembre 2014, meglio noto con l’accattivante nome di “Sblocca Italia”. La vittima sacrificale? L’articolo 9 della Costituzione e il principio di tutela del paesaggio e del patrimonio storico-artistico della Nazione in esso enunciato. Un qualcosa che appartiene a tutti, insomma.
Cosa accade: il Governo individua una serie di interventi urgenti, soprattutto di natura infrastrutturale, per i quali vanno “snellite” le procedure amministrative. Detto così sembrerebbe tutto meraviglioso. Peccato che i paventati interventi urgenti così urgenti non sono (l’autostrada Orte-Mestre, tanto cara al Ministro Lupi, ad esempio) e, soprattutto, lo “snellimento” delle procedure consisterebbe in una subordinazione dell’interesse collettivo (si leggano patrimonio e paesaggio) agli interessi di pochi. Questa subordinazione si concretizza nel ruolo marginale cui si relegano le Soprintendenze e i loro pareri che, da quanto emerge dallo “Sblocca Italia”, possono essere aggirati su decisione dei Commissari straordinari (come l’Amministratore Delegato di Ferrovie dello Stato S.p.A. che, come enuncia il comma 1 dell’art. 1 del decreto, è nominato per due anni, con carica rinnovabile a discrezione del Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti e del Ministro dell’Economia, Commissario per la realizzazione delle opere relative alla tratta ferroviaria Napoli-Bari, e così via), d’intesa con le Regioni.
Un altro attacco alla Soprintendenza – dunque all’amministrazione e alla tutela della cosa pubblica – viene dall’inserimento del “silenzio-assenso” nella normativa: un principio da sempre caro ai governi di destra, ma sempre tenuto lontano dalla materia edilizia e del patrimonio dalla sinistra. «A quel che pare – spiega Salvatore Settis – sarà un governo nominalmente di Centro-sinistra a celebrare, dopo vari tentativi andati a vuoto, il trionfo del silenzio-assenso, trasformandolo da tutela del cittadino contro l’inerzia della pubblica amministrazione in un trucco che cestina un principio fondamentale della Costituzione». In soldoni, se un tempo la parte meritevole di tutela era il cittadino nei confronti dell’inefficienza dell’amministrazione, oggi è il privato nei confronti dell’interesse pubblico.
Oltre alle infrastrutture, è l’edilizia a farla da padrona con tutta una serie di commi, provvedimenti ad hoc per aggirare le leggi e dare verosimilmente inizio all’ennesima stagione di speculazione che non tiene conto dei vincoli paesaggistici. Inoltre, proprio per non farci mancare nulla, i vincoli vacillano anche sugli immobili demaniali, che possono così essere alienati: «avremo trasformato beni pubblici secolari in “liquidità” destinata ad evaporare nella prima tempesta finanziaria, e non avremo più un demanio su cui fondare le politiche sociali dello Stato» (Tomaso Montanari).
Infatti, ai Comuni viene richiesto di presentare progetti per cambiare destinazione agli immobili demaniali dismessi – compresa dunque la vendita degli stessi ai privati – in cambio di una “quota di parte dei proventi”: praticamente, come sostiene ancora Montanari, un’identità agghiacciante tra “valorizzazione” e “alienazione”.
Viene da domandarsi cosa ci sia di nuovo in tutto questo. La risposta è il definitivo crollo di un principio costituzionale. Infatti, quali sarebbero gli interventi urgenti per i cittadini? L’alienazione di possibili spazi sociali? Il consumo sregolato del proprio patrimonio storico artistico? La mortificazione del territorio sotto colate di cemento? La negazione di spazi verdi – si torna a mettere mani, in maniera indegna, sul progetto della nuova Bagnoli (ma si veda, a tal proposito, l’intervento di Vezio De Lucia) – per una città che ne è priva? Dov’è il potenziamento delle linee urbane, vero punto debole delle città d’Italia? Dov’è la tutela del patrimonio attraverso i propri operatori, come mezzo di formazione della coscienza del cittadino?
Altro che “sbronza”! Una vera e propria “deregulation”, come l’ha ribattezzata Salvatore Settis. Questo decreto è stato anticipato da una serie di interventi “propedeutici” alla sua attuazione. Come fanno notare, in un attento documento, dall’Associazione Ranuccio Bianchi Bandinelli, «gli interventi che il governo intende promuovere muovono interessi enormi, rispetto ai quali le finalità della tutela risultano un intralcio. La riorganizzazione del Mibact va quindi considerata nel contesto di un’azione di governo che individua come principale linea di sviluppo il consumo di suolo pubblico, fuori da ogni pianificazione o interesse pubblico».
Tutto teso, insomma, a “legittimare” le macerie del nostro futuro, come se non ci fosse un domani. Non so se siamo “sbronzi”, noi cittadini italiani: so solo che siamo ancora vivi e finire anzitempo in pasto agli avvoltoi sarebbe una vera disfatta.
Contro questo decreto – mirabilmente analizzato in tutti i suoi punti nell’instant book “Rottama Italia”, al quale hanno prestato la loro opera alcune tra le menti più illuminate del panorama italiano, assieme a numerosi vignettisti, producendo un documento che, attraverso la propria gratuità, è incarnazione del principio di libero accesso alla cultura – è stato indetto un Presidio presso la Camera dei Deputati nelle giornate del 15 e 16 ottobre (ma è possibile attivarsi anche come singoli cittadini, mandando un’email ai Parlamentari seguendo le istruzioni in questo link). C’è ancora tempo per far valere il nostro “NO”.
StecaS
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Il testo dello “Sblocca Italia” è reperibile qui:
http://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2014/09/12/14G00149/sg
Per scaricare GRATUITAMENTE l’instant book “Rottama Italia”, fondamentale per comprendere quali dei nostri diritti e principi costituzionali vengano meno con questo decreto, questo è il link:
https://dl.dropboxusercontent.com/u/25493772/RottamaItalia.pdf
Sulle riforme del MiBACT e lo “Sblocca Italia” si rimanda anche al documento dell’Associazione Ranuccio Bianchi Bandinelli, scaricabile qui:
http://www.bianchibandinelli.it/2014/09/23/23-settembre-2014-documento-sulla-riforma-franceschini-e-lo-sblocca-italia/
Sulla storia delle speculazioni edilizie in Italia il quadro è restituito efficacemente da VEZIO DE LUCIA, Nella città dolente. Mezzo secolo di scempi, condoni e signori del cemento. Dalla sconfitta di Fiorentino Sullo a Silvio Berlusconi, Castelvecchi 2013.