“Laddove gli uomini sono condannati a vivere nella miseria,
i Diritti dell’uomo sono violati.
Unirsi per farli rispettare è un dovere sacro”
Padre Joseph Wresinski
In occasione della “Giornata Mondiale contro la Povertà”, la rete nazionale delle organizzazioni che sostengono la campagna “Miseria Ladra“, composta da Libera e Gruppo Abele, ha promosso una giornata di mobilitazione contro le diseguaglianze sociali e la miseria, che si terrà sabato 17 ottobre con presidi in diverse città d’Italia. Rimettere al centro la dignità della persona, riproporre la civiltà dei diritti – contro la presunta civiltà della compassione per chi è rimasto indietro -: questi gli obiettivi. Dignità e civiltà, come dice la nostra Costituzione. D’altra parte quest’ultima e la stessa Carta dell’ONU indicano la povertà come la più grande illegalità. In particolare, l’art. 3 della nostra Carta Costituzionale delinea una precisa strategia per garantire la dignità della persona: attraverso la rimozione degli ostacoli di ordine economico e sociale, la Repubblica persegue un principio di uguaglianza dei cittadini.
Quando l’Onu nel 1993 istituì questa giornata, aveva come scopo l’eliminazione totale della povertà. Tuttavia, nel nostro paese, dall’esplodere della crisi la povertà è raddoppiata. Secondo i dati Eurostat, ci sono da 8 a 10 milioni di persone in povertà relativa (con un reddito medio di 516 €), e 6 milioni in povertà assoluta. Ci sono 723 mila minori in povertà assoluta. Il 32,3% di chi nasce in Italia è a rischio povertà. Anche la la dispersione scolastica ha subito una impennata, arrivando oltre il 17%. Il peggior dato in Europa. Per non parlare della disoccupazione, della precarietà e dei lavoratori poveri. Lo stato sociale in questi anni è stato depotenziato: dal 2008 al 2014 il fondo sociale è stato tagliato del 58%.
Al Sud la fotografia fatta dall’Istat è ancora più drammatica. I dati sulla disoccupazione, la precarietà e l’analfabetismo sono raddoppiati o triplicati nelle regioni meridionali. La deprivazione materiale colpisce il 41% delle famiglie. Dietro questi numeri ci sono le storie di milioni di donne e uomini che da sette anni continuano a pagare duramente il prezzo della crisi. Di fronte a questa situazione è necessario e urgente cambiare rotta e fare ognuno la propria parte per rimettere al centro la dignità e la giustizia sociale, precondizione per sconfiggere mafie e corruzione. Si è poveri quando si perde il lavoro e il welfare: i due elementi che mantengono la dignità umana. Senza dignità non c’è democrazia. E quando la democrazia è debole emergono mafie e criminalità, che sono le vere vincitrici della crisi.
“Miseria Ladra” si articola in dieci proposte concrete, rivolte sia al Governo nazionale che agli Enti Locali e Territoriali. Le proposte sono di natura e scala diversa. Si va dalla rinegoziazione del debito pubblico, al blocco degli sfratti e l’utilizzo dei beni confiscati alla criminalità organizzata – in Italia ce ne sono più di ottomila. Altre proposte riguardano la richiesta di una moratoria dei crediti di Equitalia e delle banche, solo per citare le più significative. L’obiettivo principale però è la creazione di un welfare universale, un reddito minimo garantito, che possa assicurare una dignità di vita per tutte e tutti, cittadini e migranti presenti nel nostro paese.
Il punto di partenza sta nella constatazione del fatto che questo Governo, con il suo “riformismo” (Jobs Act, Buona Scuola, Sblocca Italia, privatizzazione dei beni comuni, riforme istituzionali), sta provocando il drammatico aumento delle disuguaglianze nel nostro Paese, restringendo al contempo gli spazi di democrazia e partecipazione. La rivendicazione di un reddito contro la povertà e le disuguaglianze, di lavoro e formazione con diritti e di qualità, sono fondamentali per restituire dignità a milioni di donne e uomini che l’hanno persa nei meandri della crisi e della precarietà. Si tratta di una richiesta chiara di fronte alla quale la politica non può più nascondersi.
Siamo noi la vera maggioranza di questo Paese e dell’Europa: una maggioranza che oggi chiede giustizia. È necessario organizzarsi collettivamente per rovesciare i rapporti di forza sfavorevoli che impediscono oggi di costruire l’alternativa a livello nazionale ed europeo. E’ necessario superare definitivamente le politiche d’austerità e il ricatto del debito per immaginare un presente e un futuro diversi, con diritti e dignità per tutti.
È tempo di fare un passo avanti, allontanando la paura e alimentando la speranza. Non è sufficiente sapere di avere ragione per cambiare le cose. Esiste una domanda di giustizia, conoscenza, reddito, lavoro di qualità, che ha bisogno di farsi spazio, a partire dai territori, dalle esperienze di mutualismo e vertenzialità che dovremo moltiplicare. Soltanto coalizzandoci, mettendo in comune la nostra voglia di riscatto, potremo uscire dalla condizione di esclusione e individualismo imperante per immaginare e praticare insieme l’alternativa alle miserie del presente.