Un paese che vuole crescere ed uscire dalla crisi deve puntare sull’istruzione delle nuove generazioni, perché si sa – dove non c’è cultura non c’è futuro. L’Italia però, negli ultimi anni, fra tagli ai finanziamenti di scuola ed università e riforme sbagliate, sembra che stia andando esattamente nella direzione opposta. Renzi aveva promesso di cambiare verso, però – secondo gli studenti – i fatti dimostrano il contrario: per l’UDS – che ha promosso la manifestazione di ieri per dire no al “Piano Scuola” di Renzi – il Governo vuole trasformare i dirigenti scolastici in manager, far entrare capitali privati nella scuola pubblica, senza tra l’altro prevedere forme di diritto allo studio (necessarie per eliminare la dispersione scolastica), reddito di formazione o reintegro dei tagli operati in questi anni.
Taranto ha risposto all’appello, la manifestazione è stata promossa dal Movimento Studentesco Taranto ed ha raccolto la piena adesione di alcune scuole e piccole delegazioni di altre; erano presenti anche gli universitari di LINK Taranto, i ragazzi di Officine Tarantine ed una piccola delegazione dei COBAS: in tutto circa 4000 partecipanti.
Sullo striscione alla testa del corteo hanno scritto che “la scuola non si paga e non si vende”, deve essere accessibile a tutti e non deve vendersi ai privati (i quali non garantirebbero una formazione oggettiva al di fuori di logiche di mercato). Durante la manifestazione ci sono stati diversi interventi circa le precarie condizioni degli studenti di tutta la provincia di Taranto: mancanza di laboratori, sistemazione “provvisoria” in strutture dove non ci sono le basilari norme di sicurezza, classi pollaio, mancanza degli strumenti di supporto alla didattica, lezioni che si tengono nei teatri o sacrestie delle chiese, mancato aggiornamento dei regolamenti di istituto.
Non se la passano meglio gli universitari: gli studenti delle Professioni Sanitarie ad oggi non sanno ancora se verranno trasferiti a Bari o meno, mentre gli studenti di Scienze Ambientali lamentano la mancanza di laboratori e la chiusura della biblioteca della loro sede.
La manifestazione si è conclusa sotto la sede della Provincia, dove rappresentanti delle Scuole e degli Universitari hanno incontrato il neo-presidente Tamburrano, il quale si è impegnato a: rivedere il progetto per costruire nuove aule per l’Istituto Vittorino da Feltre, valutare la possibilità di un accordo con il Teatro Orfeo per sopperire alla mancanza di un’aula Magna per il Battaglini ed Archita, far trasferire il ragazzi del Lisippo nella struttura dei Salesiani in Viale Virgilio.
Per quanto riguarda il Centro Sportivo Universitario di Via Cugini la Provincia sta già provvedendo a portare a termine la propria parte dei lavori, la struttura verrà utilizzata dalle scuole sprovviste di palestra e dagli studenti universitari in seguito ad un accordo con l’università; inoltre verrà inoltrata richiesta all’Università di Bari per la restituzione dei 7€ che annualmente vengono trattenuti dalle tasse degli studenti del Polo Jonico e che fino ad oggi sono stati utilizzati per finanziare il CUS di Bari. Verrà sistemata l’area antistante la sede di Paolo VI – la quale versa in pessime condizioni da anni – e sarà avviato un percorso di collaborare con il Comune di Taranto contro le scelte dell’Università di Bari che danneggiano il Polo Universitario Jonico.
Quello che emerge dalla manifestazione di ieri è che gli studenti tarantini vivono sulla loro pelle numerosi disagi; nel corso degli anni hanno ricevuto solo promesse e nel frattempo le loro condizioni sono peggiorate. A volte per ottenere qualcosa basterebbe semplicemente alzare un po’ la voce, utilizzare gli strumenti che si hanno a disposizione (dal rappresentante di classe agli incontri con le istituzioni) per cercare di migliorare la propria condizione, perché ci sono quelle piccole problematiche che a volte rimangono li non per mancanza di soldi, ma per mancanza di volontà di dirigenti e responsabili o di organizzazione.
Una parte degli studenti tarantini non ha consapevolezza di questo, ci si aspetta – legittimamente – che l’Istituzione intervenga, ma nel momento in cui questo non accade non ci si muove per cambiare la situazione.
Poi invece c’è una parte che ha questa consapevolezza, e cerca di convincere i propri compagni di scuola che, oltre a denunciare cosa non va, bisogna parlare e discutere su come risolvere quei problemi perché solo chi la scuola la vive ogni giorno può intervenire con criterio per renderla un posto migliore.
Le manifestazioni come quella di ieri servono anche a questo. E’ vero, ci sono quelli che scendono in piazza per saltarsi l’interrogazione… Ma sono momenti come questi, durante i quali fra i vari interventi si possono scoprire studenti che vivono gli stessi disagi, che fanno da punto di partenza di un progetto di discussione ed elaborazione che possa portare questi ragazzi ad impegnarsi per risolvere i loro problemi. E questo serve tantissimo ai giovani tarantini. Ieri ho sentito vari interventi, però ogni volta le manifestazioni finiscono come una sorta di “sfogatoio”, nel senso che si denunciano i propri problemi senza però sapere chi sono i diretti responsabili (quali Ministri, riforme, decreti ecc …), ma se non si conosce chi ha dirette responsabilità non si è nemmeno in grado di combattere contro le ingiustizie che si vivono ogni giorno.
Peccato che gli studenti tarantini siano un po’ divisi tra di loro, infatti ogni volta che si presentano occasioni di questo tipo non tutti partecipano. Vanno comunque sostenuti i ragazzi che si impegnano sempre nell’organizzare manifestazioni ed assemblee, ora però si deve passare al grado successivo: la manifestazione è un mezzo, la discussione nata in piazza deve essere portata all’interno di ogni scuola.