Fra le mie qualità migliori c’è quella di essere una grammar nazi, colui che non tollera errori di grammatica, ortografia, sintassi, nessuno sbaglio in ambito linguistico in sostanza, per inclinazione naturale del mio carattere, completando, poi, con l’aggravante degli studi umanistici. Qualunque imprecisione, refuso o lapsus diventa inaccettabile, ed è una specie di forza incontrollabile che ti spinge a correggere, senza se e senza ma, e non c’è giustificazione che tenga. Non è accertato, ma pare che qualcuno sia anche arrivato ad uccidere.
Non a caso Salvatore Romeo, e lo dico per darvi un’idea della questione, durante i febbricitanti preparativi per questa edizione di Siderlandia, mi ha detto che sarei stata una grande commissaria politica nell’URSS di Stalin.
Così, nonostante fossi fomentatissima dal complimento, quando mi sono imbattuta in questa immagine, ho avuto un momento di smarrimento. Bello come concetto! La lettura che ci rende liberi attraverso il sapere! …peccato che sia etimologicamente sbagliato. Libro viene dal latino «liber», certo, ma col significato di «scorza interna dell’albero» che, disseccata, veniva usata dagli antichi per scrivere.
Bisogna un po’ stare attenti a quello si trova su internet, specialmente se si parla di libri e citazioni. Al di là delle più improbabili citazioni attribuite a Jim Morrison e quella storia del calabrone inadatto al volo che però vola lo stesso, attribuita anche questa alla persona sbagliata, sui social network si trovano spesso frasi tratte da libri. E da queste ci si può fare un’idea delle cose più lette, in molti casi “scorze interne di alberi”, i quali potevano rimanere lì dov’erano.
Inondazioni di frasi di Fabio Volo che creano esondazioni di miele e bile, in una reazione a catena che mi provocano orticaria diffusa: «Hai quasi paura che, se torni a sorridere, le persone non capiscano quanto profondo sia il tuo dolore.»
Mi ricorda la versione simil-poetica di mia nonna che dice che se non si veste di nero per lutto, “poi la gente cosa deve dire?”
Poi c’è un grande classico: Bukowski. Internet è così piena di sue citazioni e poesie che è quasi inutile andare a comprare un suo libro. Sono già stati trascritti in pillole. Basta googlare. (Non mi soffermerò sulla tipologia di persona che adora esprimere i propri sentimenti con le parole del povero Charles, non voglio infierire).
Questa fotografia, invece, è la quintessenza del wannabe hipster italiano. Baricco, reflex e auricolari quasi capitati per caso. Quasi. In realtà è tutto studiatissimo, non c’è spazio per l’improvvisazione. Ci sono troppe foto di voi con i suoi libri, è pericoloso aumentare il suo ego… Non si fermerà mai così…
Ci sono centinaia di titoli che andrebbero comprati o regalati visto che tra pochissimo è Natale, approfittando, magari, del dono che ci ha fatto il governo con le detrazioni fiscali del 19% sui libri solo cartacei, che in Italia gli ebook ci fanno proprio schifo. Ci piace la carta, con il suo fascino e il suo profumo, e poi viene divinamente su Instagram!
Mi raccomando, conservate gli scontrini fiscali, altrimenti come farete ad usufruire dello “sconto” per incentivare la lettura? Sotto Natale, guarda caso… Ma non era più facile abbassare l’IVA sui libri? Beneficio immediato, zero sbattimento, nessun rischio di perdere scontrini…
Forse così si poteva incentivare troppo, non scherziamo.
Questi sono i miei consigli per Natale, ma non vi consiglio titoli, bensì come conoscere persone che amano libri, scambiarsi opinioni, leggere recensioni, fare amicizia.
Anobii
Wuz
Zazie
E Open Culture Atlas per tenersi informati sui luoghi dell’editoria.