«[…] e veramente che questa opera ha tolto il grido a tutte le statue moderne et antiche, o greche o latine che elle si fossero […] E certo chi vede questa non dee curarsi di vedere altra opera di scultura fatta nei nostri tempi o ne gli altri da qualsivoglia artefice» (G. Vasari)
Nel 1501 un giovanissimo Michelangelo Buonarroti accetta la commissione da parte dei consoli dell’Arte della Lana e degli Operai del Duomo di Firenze, di realizzare una scultura raffigurante David per uno dei contrafforti esterni dell’abside del Duomo; al maestro viene affidato un blocco di marmo «male abbozatum et sculptum» – probabilmente il cosiddetto Gigante – e per circa tre anni Michelangelo si arrocca dietro una palizzata lignea innalzata nella Cattedrale per portare a compimento il suo eroe al riparo da occhi indiscreti. Quando il lavoro è terminato risulta evidente che quello uscito da quel blocco di marmo è un autentico capolavoro: il contrafforte non è la collocazione più adatta per cui viene riunita una commissione composta dai più grandi artisti dell’epoca per scegliere quella più consona al David di Michelangelo. Il suo posto sarà dinanzi a Palazzo Vecchio, sfrattando il gruppo bronzeo della Giuditta e Oloferne di Donatello.
Oggi il David è alle Gallerie dell’Accademia di Firenze – ove viene trasferito nel 1872 – e fa bella mostra di sé all’interno di una tribuna debitamente costruita per rendere agevole la deambulazione attorno alla scultura.
Ne parliamo perché l’ultimo utilizzo dell’immagine di David ha fatto scalpore, creando un vero e proprio incidente diplomatico: l’eroe è mostrato mentre regge un fucile da guerra, AR-50A1 (3000 euro di valore). Lo slogan scelto dalla società statunitense “Illinois Arma Lite” è «A work of Art». Le proteste non si sono lasciate attendere: dalla Sovrintendente al Polo Museale fiorentino, Cristina Acidini, che ha diffidato la società a utilizzare ancora l’immagine, al neo-Ministro per i Beni e le Attività Culturali e il Turismo, Dario Franceschini, che richiesto il ritiro immediato della campagna pubblicitaria. L’opinione, neanche a dirlo, si è divisa tra chi, come il Direttore della Galleria dell’Accademia, Angelo Tartuferi, si è indignato dinanzi allo sfruttamento dell’immagine e chi, come Vittorio Sgarbi, candidato sindaco dei Verdi per la città di Urbino, ha ritenuto eccessive simili reazioni domandandosi «se, come appare nella pubblicità della fabbrica americana, con un’arma tecnologicamente molto avanzata, difendesse una causa nobile? Se quel guerrigliero avesse accompagnato Allende o Che Guevara?», cercando di tingere di colori politici la questione. Anche il pubblico si è schierato dall’una o dall’altra parte.
Devo dire che con gli Italiani non ci si annoia veramente mai! Non è una questione di chi accompagni David. L’utilizzo di un’immagine che riproduca beni del patrimonio pubblico italiano sia soggetto a una serie di norme contenute nel Nuovo Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio (D.L. 42/2004 e successive integrazioni). La richiesta di un’autorizzazione per l’utilizzo – e la relativa valutazione di congruità – non significa, come afferma Sgarbi, che sotto pagamento lo Stato avrebbe sicuramente accordato il permesso ma che, probabilmente, a una tale proposta avrebbe tranquillamente risposto picche. E non per colore politico ma per legge. In caso contrario sarebbe scoppiato uno scandalo, esattamente come accaduto oggi. Chiamare in causa L.H.O.O.Q. di Duchamp, (meglio conosciuta come Gioconda con i baffi) per tentare di giustificare l’azienda statunitense è, a mio avviso, fuori luogo: quello di Duchamp è un ready-made creato a fini artistici; quello della Arma Lite è un modo per fare una barca di denaro vendendo armi; e con le armi non si entra sicuramente nei libri di storia dell’arte (ma, certamente, in un’infinità di altri libri a seconda dell’utilizzo che se ne fa). La presa di posizione del Ministro Franceschini è dunque assolutamente condivisibile e in linea con le politiche di tutela e valorizzazione del patrimonio dato che l’immagine del David è stata, oltretutto, snaturata veicolando un messaggio assolutamente incoerente con ciò che rappresenta.
Forse il fatto che l’emblema dell’arte italiana nel mondo, il David di Michelangelo, sia stato sottoposto a ogni genere di umiliazione, dettata il più delle volte dal mercato, ha confuso un po’ le idee ai tanti scettici sull’atteggiamento del Ministro: circolano per la rete improbabili David sovrappeso o abbigliati nelle maniere più oscene; al di là delle riproduzioni formato pocket, che il più delle volte non rendono giustizia al capolavoro, l’eroe del Buonarroti è finito anche su grembiuli da cucina, cravatte, portachiavi; per non parlare delle sue venerande pudenda stampate sui boxer!
Certo è che armare di un fucile di ultima generazione il giovane David che, per antonomasia, rappresenta il trionfo dell’intelletto sulla forza bruta non è semplicemente un divertissement da pubblicitario, ma una vera e propria eresia dettata, neanche a dirlo, da Nostra Madre Guerra.
Povero Michelangelo! Pare che, mentre era alle prese con il suo Mosè, datogli un colpo di martello sul ginocchio abbia esclamato: «Perché non parli!».
Non oso immaginare cosa avrebbe risposto oggi, a un’esclamazione del genere, David.
StecaS
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Sulla questione :
– http://www.ilgiornale.it/news/interni/non-sparate-sul-david-armato-fionda-fucile-999974.html
– http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/david-armato-con-fucile-diffida-polo-museale-firenze-71d85669-c63d-496f-9a90-cb39b82819fd.html
– http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2014-03-08/franceschini-stop-david-armato-agiremo-contro-azienda-usa–155259.shtml
Sul David di Michelangelo si vedano i contributi di:
– V. Capalbo, Il David di Michelangelo: storia e restauro, Firenze 2004 (con bibliografia precedente);
– P. Bargellini, Il David di Michelangelo: simbolo della libertà, Firenze 1971;
– J.K.G. Shearman, Arte e spettatore nel Rinascimento italiano. “Only connect”, Milano 1995.