Chiusi i seggi, trascorsa la notte dello spoglio col cuore in gola ed il fiato sospeso è il momento di digerire il risultato e di fare analisi. Per qualcuno sarà l’analisi della sconfitta, ma quel qualcuno, questa volta, non è di certo la sinistra che, con tutti gli imprevisti del caso, è riuscita a realizzare quello che da anni si prometteva: ritornare, unita, all’interno delle istituzioni.
Ma questo non è il solo dato degno di nota di queste elezioni europee.
1. Lega Nord in ripresa. Scarto rispetto alle elezioni europee del 2009: -1.437.303 voti
Dopo una stagione politica in cui i colletti verdi hanno brancolato nel buio alla ricerca di un leader carismatico, o quantomeno attento a non rilasciare imbarazzanti dichiarazioni xenofobe, arriva Matteo Salvini come la manna dal cielo. Che si condividano o meno le posizioni della Lega, Salvini in un arco di tempo relativamente breve è riuscito a ridare credibilità ad un partito alla deriva. Qualche meridionale ancora si domanda come sia possibile che la Lega Nord abbia raccolto voti anche al Sud
es. Taranto 1.184 = 0,54%.
Brindisi 864 = 0,55%.
Foggia 2.036 = 0,75%.
Bari 2.727 = 0,50%.
BAT 566 = 0,44%
Una delle risposte possibili potrebbe essere che, in perfetta linea con la tradizione del movimento nazionalsocialista, Salvini parla di problemi come precarietà, immigrazione, povertà. Ed offre soluzioni semplici ed immediate, comprensibili per chiunque: “Gli immigrati ci rubano il lavoro. Dobbiamo pensare a dare lavoro prima agli italiani, quindi fuori gli stranieri. Il prezzo delle merci e dei beni in generale aumenta? Colpa dell’euro, usciamo dall’euro”.
Si potrebbe continuare all’infinito, ma il punto è che Salvini non considera le conseguenze delle soluzioni che vorrebbe adoperare. Ad esempio: Cosa succederebbe se uscissimo dall’euro?
2. Forza Italia si prepara a donare gli organi. Scarto rispetto alle elezioni europee del 2009: -6.162.634 voti
Dopo i vari tentativi di Silvio Berlusconi di rianimarla ancora e ancora e ancora, con la sua verve da grande showman e comunicatore, Forza Italia sembra ormai pronta a “lasciare i suoi cari”.
Ritornare al vecchio “vessillo” non è servito a molto; men che meno il tentativo, in molti casi stucchevole, di Silvio Berlusconi di attaccarsi disperatamente alla figura del nuovo Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, parlandone prima come fosse il suo protetto, poi come successore, infine come uomo da stimare.
Ed è così che nelle sue stesse parole Matteo non era più il figlioccio, ma l’uomo adulto e distante, con cui nonno Berlusconi non sarebbe più riuscito a dialogare. Ma il Cavaliere non si illude del contrario e guarda avanti: nelle ultime ore dichiara di voler aprire alla Lega Nord… ancora una volta.
Qualcuno obietterà che il confronto con le cifre del 2009 non tiene in considerazione la scissione dall’allora PDL di Nuovo Centro Destra e Fratelli D’Italia. A questi si potrebbe rispondere che pur sommando il 1.199.703di voti del NCD e il 1.004.037 di voti di Fratelli d’Italia, Forza Italia resta comunque con 3.958.894 voti in meno rispetto al lontano 2009.
3. A proposito di Nuovo Centro Destra e Fratelli D’Italia.
Entrambi inesistenti nelle scorse elezioni europee, si affacciano alla loro prima prova elettorale. In politichese si direbbe che hanno testato il loro peso elettorale. E, ahiloro, hanno scoperto di pesare molto poco. Considerando che il Nuovo Centro Destra ha riassorbito il gemello debole, l’Udc di Casini che nel 2009 correva da solo, da allora perde ben 794.552voti. Insomma, l’unione non sempre fa la forza.
La coraggiosa e preparata Giorgia Meloni, non riesce a raggiungere il quorum per un pugno di voti. Si ferma al 3,66% con 1.004.037 voti. Risultato insufficiente ma di tutto rispetto per un movimento nato dal nulla, seppur ereditante il simbolo di Alleanza Nazionale e dell’MSI.
4. Movimento 5 Stelle. #vincetepoi.
Anche il M5S, alla sue prime elezioni europee, riesce ad ottenere un buon risultato: 5.792.865 voti. Quasi quanto quelli che perde Forza Italia.
Come Fratelli d’Italia affronta la sua prima prova elettorale in campo europeo, ma diversamente da quella formazione, il M5S non è alla sua prima prova elettorale in assoluto. Alle scorse elezioni politiche, infatti, con un astensionismo di poco meno del 25%, il M5S arriva molto vicino al 26%. In questa tornata elettorale, con un astensionismo del 48%, arriva solo al 21%. Sarebbe tanto facile quanto ingenuo presumere che molti astenuti fossero votanti del Movimento 5 Stelle. Molto più probabile, invece, pensare che i voti del Movimento si stiano incominciando a spostare, come quelli di Forza Italia del resto.
Il peggio è che Beppe Grillo era convinto che le cose sarebbero andate diversamente e, per l’occasione, lui e i suoi avevano creato l’hashtag #vinciamonoi – in questi giorni storpiato a dovere dagli avversari per infierire sui poveri pentastellati.
Ma Grillo non si perde d’animo e dopo solo due giorni dallo scrutinio incontra Nigel Farage, leader dell’UKIP, partito per l’Indipendenza del Regno Unito, conservatore e no-UE. Questo ha come obiettivo quello di creare un nuovo gruppo parlamentare, e per farlo avrà bisogno di almeno 25 parlamentari di 7 Stati diversi, dunque anche della pattuglia grillina. Per quanto i due non vorrebbero dare una decisa connotazione politica al gruppo che andrebbero a formare, sta di fatto che l’UKIP è un partito conservatore, che in italiano vuol dire “destra”.
5. Partito Democratico. #vinceteVoi. Chi?? Scarto rispetto alle elezioni europee del 2009: +3.192.406voti.
Non lo si può certo considerare un incremento da poco, soprattutto a fronte di un altro forte incremento, quello degli astenuti: 3.872.247 in più rispetto al 2009.
Un PD da larghe intese, che raccoglie ancora buoni consensi a sinistra e nello stesso tempo conquista la destra imprenditorial-liberale, un PD mediaticamente incontrastato, ma soprattutto un PD in ripresa fra partiti in forte perdita. Molti imputano questo successo agli 80 euro comparse in busta paga proprio questo mese. Ma tanto basta a spostare il voto di un integerrimo cittadino italiano? Di tale nefandezza sarebbe capace un irreprensibile Presidente del Consiglio come Matteo Renzi?
6. L’Altra Europa con Tsipras. Tsipras chi?
La lista riunisce i partiti di sinistra (Sel e Rifondazione Comunista) e molti esponenti di diversi movimenti (No TAV, No Triv, No Muos ecc.). Pur riuscendo a superare la soglia di sbarramento del 4% per il rotto della cuffia, in realtà raggiunge un grandioso risultato per una sinistra divisa ed ormai quasi inesistente nelle istituzioni. Una sinistra che aveva perso i propri valori e punti di riferimento e che li recupera faticosamente grazie al programma elettorale del leader greco, Alexis Tsipras.
Con una compagine così variegata di soggetti politici risulta complicato fare paragoni con i risultati delle scorse elezioni europee. In quell’occasione Sel e Rifondazione correvano separate.
Rifondazione Comunista, insieme ai Comunisti Italiani, prendeva 1.034.730 voti; Sinistra ecologia e libertà 951.727 voti, per un totale di 1.986.457 voti.
Ammesso che l’elettorato di quella sinistra non sia cambiato di molto, contando il parziale astensionismo dei Comunisti italiani e l’astensionismo generale, il risultato avrebbe dovuto restare quanto meno lo stesso. Invece in questa tornata elettorale il risultato è di 1.103.203 voti: -883.254 voti rispetto al 2009.
In ogni caso questa sinistra porta a casa il risultato e si prepara a mantenere in vita un progetto unitario. Ma l’impresa è ardua.
Da un lato c’è l’irremovibile Barbara Spinelli, che cerca di mantenere la rotta della lista a sinistra, imponendo ai tre eletti di entrare nel GUE e dichiarando a chiare lettere che il progetto dell’Altra Europa diventerà un soggetto di Sinistra, l’unica sinistra, lontana da un PD che sempre più si avvia verso una deriva democristiana. Dall’altra parte, c’è Sel che sembra stia cercando uno spiraglio per potersi intrufolare in casa PD.
7. Il partito dell’astensionismo. Vince a mani basse.
28.908.004 votanti su 49.256.169 aventi diritto. 20.348.165 cittadini italiani hanno reputato inutile esprimere un voto. Il 48% circa.
Le motivazioni potrebbero essere svariate: forte sfiducia nei confronti dello Stato, forte sfiducia nei confronti dei partiti e della politica, forte disinformazione riguardo all’Unione Europea, disabitudine ad esercitare la pratica del voto.
Gli italiani da un lato non sentono di appartenere alla Comunità europea, che avvertono piuttosto come un’ombra minacciosa che incombe sui loro destini, dall’altra non sanno come funzionino le istituzioni europee – e in qualche caso arrivano a concludere che non funzionino affatto.
In ultimo non bisogna sottovalutare il fatto che gli italiano si siano disabituati a votare, non lo vedono più come un diritto, una pratica quasi sacra. Per dirne una, in provincia di Bari un 27enne ha letteralmente cacato nella propria scheda elettorale.
Per dirne un’altra, pare che qualche militante del Partito dei Comunisti italiani abbia scelto di pubblicare le foto di falci e martello disegnate ad arte sulle proprie schede elettorali.
Alla fine dei giochi la crisi morde e gli italiani incominciano a perdere il proprio senso civico. Nel giro di cinque anni l’elettorato è cambiato. I partiti hanno perso o acquistato forza. Ne sono nati di nuovi, dal nulla come il Movimento 5 Stelle, o da scissioni come Fratelli d’Italia. Sono cambiate le influenze dei leader: il PD ha elevato ed affossato Bersani e poi Letta, per scegliere infine il secondo classificato, Matteo Renzi. Qualcuno è stato colpito da burrasche giudiziarie, come Silvio Berlusconi e Nichi Vendola.
Ciò che resta irremovibile, checché ne voglia dire Beppe Grillo, sono le ideologie.
Il PD, ad esempio, si avvia senza troppi misteri verso una deriva liberale di ispirazione anglosassone. La nuova sinistra de L’Altra Europa si ispira ai principi del socialismo e del comunismo di Syriza. La Lega Nord rispolvera un nazionalsocialismo che in ogni momento storico ha portato ad un protezionismo complice di crisi economiche e regimi autoritari.
Il dato positivo è che col passare del tempo le identità cominciano a definirsi e chi ancora, in preda a qualche crisi, non sceglierà di stare in una di queste formazioni, è destinato a scomparire.