Ci sono due cose che finalmente i politici hanno capito della comunicazione politica: usare i social network e interagire con le persone comuni, che, per intenderci, sono quelle che fanno la spesa, pagano le bollette e vanno a votare.
Ci sono alcuni che riescono a fare le due cose contemporaneamente con risultati sorprendenti.
Molti hanno la pagina su Facebook, qualcuno il profilo su Instagram ma il must del politico è “avere l’account su Twitter”. Ma qual è il motivo? A volte la televisione non basta più; le preferenze sono andate via quando è arrivato il porcellum, che ci ha privati della conoscenza del nome del parlamentare da bestemmiare per il nuovo aumento delle tasse o per la proposta di legge più incredibilmente inutile o deleteria. I personaggi che abbiamo eletto hanno bisogno di sentirsi vicini a noi, altrimenti come faremo a riconoscerli?
Twitter, il modo più semplice per avere un contatto diretto con la gente, ma molto più spesso la migliore maniera per espandere il proprio ego a dismisura e farsi una ricca sega a due mani, è il preferito da quasi tutti, dal consigliere comunale al Presidente del Consiglio.
Facile da usare, divertente, poche regole. Nonostante questo si riesce a sbagliare anche qui. Un po’ ci s’incarta coi 140 caratteri, un po’ l’invio va da sé, e poi c’è chi non rispetta la netiquette (le regole della buona educazione su internet).
C’è anche chi parte in quarta.
Andiamo con ordine, inizio spiegandovi una cosa fondamentale. Scorrendo i tweet di un politico qualsiasi, vi capiterà di imbattervi in una frase ben scritta e molto spesso intelligente: se guardate bene sono quelli che finiscono con la dicitura “staff”, o ST, o simili. Che significa? È molto semplice… Che c’è qualcuno pagato per dire cose intelligenti quando il personaggio pubblico è ospite a qualche programma televisivo oppure bisogna mettere una pezza a qualche dichiarazione o azione sconveniente. E serve anche da agenda, guardi il tuo ultimo tweet e sai che ti stanno portando a Ballarò.
C’è poi quello che si entusiasma tanto da ringiovanire. Dall’alto dei suoi 74 anni (secondo me qualcuno se n’è tolto), Cirino Pomicino, alle prese col cinguettio, scrive delle frasi come se di anni ne avesse 12. Praticamente come un bimbominkia!
Ma xchè?
Poi qualcuno gli fa una battuta e risponde inceppandosi e gli parte un Invia senza volerlo. Non si arrende e si riprende. Grande padronanza del mezzo (non dimentichiamoci che ha l’età di mia nonna).
Ma Twitter serve anche alla gente comune per dire quelle cose che non riusciremmo a dire altrimenti, per far pervenire un messaggio che ci sta a cuore, per bacchettare e per fare una carezza, avvicinando gli uomini di palazzo al mondo reale.
Sia che si tratti di dolcezze:
(Da notare il garbo con cui Achille Occhetto ringrazia. Nessuno saprà mai cosa ha pensato davvero.)
Sia quando c’è da creare polemica con il sindaco:
Povero sindaco, si è anche dovuto giustificare spiegando cos’è letteralmente un trimone, utilizzando l’espressione “atto di autoerotismo barese” e togliendone quindi la poesia intrinseca.
Cos’è successo? Un ragazzino si lamenta perché è tutto allagato e vorrebbe non dover andare a scuola. E il sindaco gli risponde con il suo stesso linguaggio.
Questo ha scatenato una marea di polemiche, un servizio al tg3 Regione Puglia e addirittura un articolo su Vanity Fair.
In fondo Emiliano ha solo risposto come farebbe un padre con un figlio. Il vostro non avrebbe fatto lo stesso?