Sono ormai 10 milioni i poveri in Italia secondo l’Istat. Una cifra enorme, nella quale rientrano anche persone che percepiscono un reddito, insufficiente però a fronteggiare le necessità della vita quotidiana. In queste circostanze la mensa dei poveri diventa una tappa obbligata. Talvolta però il servizio è insufficiente a soddisfare il fabbisogno crescente. Ce ne parla Franco, un utente della mensa allestita dalla parrocchia S. Pio X di Taranto, intervistato da Angelo Farano.
“C’è il profumo del tuo respiro… ti amo… BUGIA”. Cammino per via Lazio, e il primo colpo d’occhio è per le enormi e confusionarie scritte lasciate sui muri della Chiesa di S. Pio X. Fervori e abbagli giovanili a imbrattare e, solo a volte, dare una nota di colore ad un angolo di città spento e abbastanza triste. Di grosse attività, ormai, ci è rimasto intorno solo un’autoscuola, un centro di estetica, un ristorante e una pizzeria parecchio conosciuta. Per il resto, molta desolazione. Specialmente in certi orari. Io stesso sono qui perché devo incontrare Franco, un signore che mi ha contattato e che da anni si ritrova necessitato a rivolgersi al servizio mensa offerto dalla parrocchia.
Mi dicevi che sono ormai un po’ di anni che vieni qui…
Purtroppo si. Io sono uno di quei casi che nascono da ‘problemi con la giustizia’. Attenzione: a volte anche banali, in un certo senso. Solo che, quando non hai un vero e proprio reddito, anche una cosa semplice può diventare parecchio complessa. Fai richiesta di pubblico patrocinio, ma anche quello diventa difficoltoso. Alcuni avvocati vogliono trovare il modo di lucrare anche sui nostri casi. Altri son bravi ma, con la riduzione, col taglio, ogni anno (!), del capitolo di spesa nazionale dedicato a questo servizio, anche loro diventano giustamente restii a farsi carico dei nostri problemi.
Che invece aumentano.
Secondo le statistiche, o a sentire gli stessi avvocati, le richieste di pubblico patrocinio sono in continuo aumento.
E gli altri che vengono in mensa: tu ci parli? Quale può essere il loro motivo?
I casi di assoluta ‘povertà’, come ce li immaginiamo noi, sono abbastanza pochi. Oltre a chi ha problemi come il mio, c’è per esempio chi viene perché riceve un reddito, da lavoro o da pensione, che però non è ormai più sufficiente, tra affitto e bollette varie. C’è poi quello che ha un’entrata, ma la consuma nel gioco. Altri poi vengono perché palesemente malati psichici. Tutti casi in cui, più che di una mensa, ci sarebbe bisogno di intervenire specificatamente e individualmente con qualche assistente sociale specializzato per quei disturbi e/o difficoltà.
Mi dicevi di controlli, prima.
Sì, in via De Cesare [alla mensa mattutina del Carmine, ndr] hanno cominciato a introdurli. A vedere se si abbia o meno un reddito. Sia per poter aiutare chi effettivamente abbia urgenza e bisogno, sia forse per la scarsità di prodotti che ci si trova ad offrire.
Sono pochi?
Sarà che a volte vengono un po’ troppe persone – andiamo da un minimo di 40, ai 70, a volte anche 100 persone -, sarà che le donazioni, le ‘offerte’ non sono così cospicue, anzi… Fatto sta che ci sarebbe bisogno di servire una maggiore quantità di pasti, quantomeno per garantirci il basilare livello nutrizionale.
E come fate, tutti assieme?
A volte, anche ‘logisticamente’, diventa un po’ difficoltoso. Oltre ai pasti, certe sere paiono mancare anche gli spazi stessi. Servirebbe una mensa più grande, o quantomeno, nel frattempo, che rimanga aperta un po’ di più dell’ora scarsa abituale. Andiamo dalle 18 alle 19, ormai. Ma questo, forse, dipende anche dalla presenza o meno di volontari che ci si dedichino. Ecco, un servizio così importante, secondo me dovrebbe avere degli addetti specifici. Magari essere un vero e proprio servizio pubblico, con assunti etc. Un po’ come a Bologna, ma anche lì, leggevo ormai di tagli in arrivo.
Eppure l’amministrazione comunale provò ad intervenire, o mi sbaglio?
Almeno nel suo primo mandato, Stefàno mostrò effettivamente interesse. Organizzammo anche un comitato dei poveri, per andargli a parlare. Ci furono, credo, dei contatti con la parrocchia, ma poi non se ne fece più nulla. Materia e problema troppo complesso, pare, per intervenire. Anche perché, come ti dicevo, servirebbe un intervento organico e a 360°gradi, non una semplice ‘manutenzione dell’esistente’.
E nel frattempo…
Nel frattempo ci troviamo e ci sentiamo nei fatti soli. Ingabbiati nelle nostre difficoltà e miserie, senza trovare conforto e supporto vero da alcuno.