È passato un anno da quel 14 Dicembre 2014 che ha visto nascere alle Officine Tarantine il Taranto Comix, la prima fiera locale dedicata al mondo dei fumetti e dell’intrattenimento pop. Un progetto nato dal basso, dall’entusiasmo e dalla voglia di osare dei due appassionati Luigi Minonne e Danilo Curatti, esperti di fumetto e retrogaming: un’intuizione che ha centrato il fermento fumettistico della scena jonica rivelandosi un inaspettato successo.
Ora si replica, il 12 e il 13 Dicembre prossimi con una nuova edizione, che sulla carta si presenta molto più ambiziosa, con una nuova location (il PalaMazzola) e tanti ospiti della scena più o meno locale, dai disegnatori Alessio Fortunato, Emanuele e Edoardo Boccanfuso, Enzo Rizzi, Giuseppe Sansone, Nicola Sammarco, Andrea Yuu Dentuto, fino ai Nirkiop (celebri youtuber che si presentano nell’inedita veste di autori di un fumetto), senza dimenticare tutto il collegato: gli stand degli operatori, i concerti delle cover-band, la gara dei cosplayer curata da Antonella Fazio di Nakama Comics & Manga, i giochi da tavolo a cura di Luciano Gigante di Throne of Games, insieme a Nakama e La congrega del Dado incantato, e i videogame da Vintage Games e Games Time.
Per l’occasione, ai due creatori storici (riuniti sotto il logo “Cape di Nerd”) si affianca Andrea Romandini, che ha portato in dote la sua esperienza nell’organizzazione di eventi su Taranto, in collaborazione con Se Dico Taranto, la scuola di fumetto Grafite e il LABO fumetto, che cureranno i workshop tematici, mentre l’associazione L’A 50 Millimetri si occuperà della copertura fotografica dell’intera manifestazione.
Una notevole mole di tematiche, dunque, che testimonia l’articolazione di un progetto destinato a spalmarsi su più ambiti, ma con un cuore volutamente radicato nel fumetto, che gli organizzatori identificano nel motore primario della loro ricerca. Quasi una forma di “resistenza” per una forma espressiva mai così attuale, eppure ancora defilata rispetto alle logiche dei grandi numeri, un po’ come Taranto, città molto presente nei dibattiti nazionali eppure ancora ignorata nei suoi molteplici fermenti.
Abbiamo approfondito la cosa con gli stessi Minonne, Curatti e Romandini, cui abbiamo chiesto di spiegarci cosa significa organizzare una fiera del fumetto a Taranto: un’occasione per discutere di passione, ma anche arte, cultura e identità cittadina.
Quando vi è venuta l’idea di realizzare una fiera dei fumetti a Taranto?
Luigi Minonne: L’idea principale è di Danilo, dopo che gli avevo raccontato la mia esperienza da “visitatore” a Lucca Comics & Games, nel 2014, dove lui non aveva potuto partecipare.
Danilo Curatti: Sì, quello in realtà è stato il momento in cui ci siamo decisi a partire, ma l’idea era nell’aria da parecchio. E’ nata poi in modo molto semplice, come una riunione di appassionati, radunando amici e conoscenti via sms. Poi l’abbiamo proposta alle Officine Tarantine che l’hanno accolta con favore, permettendoci di svolgere da loro la prima edizione.
LM: Esattamente, abbiamo deciso di provare anche perché avevamo una serie di conoscenze che avrebbero potuto rendere fattibile il progetto: mi riferisco a realtà come Grafite o LABO (per la presenza di autori) oltre a una serie di operatori che potevano intervenire con i loro stand. Il passo successivo è stato la scelta del “titolo”, Taranto Comix appunto.
Che è un aspetto interessante, avete spesso dichiarato quanto sia importante per voi il riferimento alla città.
LM: Sì, volevamo dare un’identità precisa al progetto associandolo al nome di Taranto, affinché emergesse nella “mappa” delle fiere che si realizzano in tutta Italia. Sappiamo infatti che la nostra città è di recente balzata agli onori della cronaca soprattutto per alcuni aspetti negativi (dai problemi legati all’Ilva o alla criminalità). Invece ci sono molte forze positive, cui volevamo dare visibilità.
DC: Sì, l’ambizione è anche quella di spezzare la logica dell’opposizione a tutti i costi contro qualcosa, fornendo un’idea propositiva, di realtà che vuole costruire e fare. Diversamente non usciremo mai dalla nostra sudditanza nei confronti del peggio.
LM: Sì, le contrapposizioni non ci interessano: l’idea non nasce con l’intento di “riscattare” forzatamente la città. Il nostro è un discorso più chiaro: ci sono delle forze positive a Taranto (che nel caso specifico operano nel settore dei comics) e vogliamo offrire loro visibilità.
Il che si sposa bene con l’idea di questo percorso sulla Taranto a fumetti: come vedete l’attuale fermento cittadino sul tema?
LM: E’ assolutamente un momento felice: oltre alle varie iniziative e realtà che operano sul campo, abbiamo anche autori locali che “ce l’hanno fatta” e hanno raggiunto realtà editoriali importanti. Abbiamo scuole del fumetto e tanti artisti emergenti. Quindi il momento è anche quello giusto per pensare a una fiera locale. Fra l’altro sono convinto che in generale il fumetto italiano – nonostante i continui annunci di crisi – viva un momento molto positivo. Si è passati dal monopolio della Sergio Bonelli Editore (che resta comunque un colosso) a un mercato molto sfaccettato, con altre realtà editoriali che occupano gli spazi nelle edicole e nelle fumetterie. Speriamo che tutto non si riveli una grossa bolla di sapone e che duri, noi siamo qui anche per spingere il fumetto locale e dargli visibilità.
DC: Sì, l’obiettivo è raggiungere una visibilità che faccia sapere alla comunità italiana che anche Taranto ha una fiera, come già accade con il Romics di Roma o il Comic-Con di Napoli, senza citare per forza realtà ormai irraggiungibili come Lucca.
Tornando ancora per un momento alla prima edizione, una volta scelto il “nome”, come avete proseguito?
LM: Come dicevamo, l’idea era di organizzare qualcosa di piccolo, con pochi conoscenti. Il tutto ha portato via appena tre settimane, con una comunicazione avvenuta soltanto via Facebook e attraverso il passaparola, con altri operatori che si sono aggiunti, chiedendoci di partecipare una volta venuti a conoscenza della cosa attraverso l’evento sul social network. E’ stato un successo che non ci aspettavamo, fin dall’apertura. Questo naturalmente ci ha poi responsabilizzato e, per la seconda edizione, ci ha spinto a dare una struttura maggiormente professionale alla cosa. Per questo ci siamo rivolti ad Andrea Romandini.
Andrea Romandini: Sì, era necessario unire le forze e così i ragazzi si sono rivolti a me che ho una maggiore esperienza nell’organizzazione di eventi. Trattandosi di fumetto, è un ambito nuovo per me, ma quando mi hanno proposto l’idea sono stato subito attirato da due elementi: innanzitutto la presenza della città nel nome, come già detto. La mia esperienza è infatti legata profondamente a progetti su Taranto – come MusicaliTA, con vari artisti tarantini di vari generi musicali e Mariella Nava come rappresentante della città, che abbiamo svolto all’Orfeo. Poi mi attirava l’idea di un progetto che contemplasse la continuità: non un’iniziativa isolata, ma un evento che si ripete ogni anno e che progressivamente speriamo ci permetterà di costruire qualcosa di sempre più grande. Il tutto con le nostre sole forze e con una finalità che non è di lucro, ma artistica: ogni risorsa che sarà raccolta verrà infatti reinvestita nel progetto, per farlo crescere nelle successive edizioni.
DC: Il nostro sogno è quello di portare il Taranto Comix nella Città Vecchia – in maniera simile a come avviene a Lucca, dove la manifestazione è nel cuore del centro storico, all’interno delle mura. Sarebbe il completamento di un’idea che vuole appunto spostare l’identità di Taranto con l’arte del fumetto.
Un altro aspetto che mi interessava del progetto è proprio l’intenzione di focalizzarsi in modo principale sul fumetto…
LM: Che il fumetto debba essere il fulcro è in fondo la regola non scritta di questo tipo di eventi, e a noi interessa rispettarla, dando spazio appunto a fumetti e anche videogame. Negli eventi di questo tipo, però, negli ultimi anni si è invece registrata soprattutto una massiccia presenza di youtuber, che a nostro avviso sono una categoria che c’entra poco con i fumetti. Noi ad esempio avremo ospiti i Nirkiop, che però interverranno in quanto autori di un fumetto, I Wanna Die, e non come youtuber, quindi la scelta ha senso. Un altro ospite sarà anche Fenix, che è di Taranto e si occupa di videogame, un ambito che dunque rientra nel nostro discorso. Speriamo di portargli fortuna.
Sappiamo però, in eventi di questo tipo – e più in generale nell’attuale industria dell’intrattenimento che fa capo alle varie subculture pop – che il fumetto è forse ancora l’architrave artistica, ma non quella commerciale. Per dirla banalmente: non sono i fumetti a fare i grandi numeri e ad attirare le masse, ma piuttosto i cosplayer o, appunto, gli youtuber. Come si fa allora a trovare il giusto equilibrio tra le varie esigenze?
LM: L’importanza dei cosplayer è fuori discussione e siamo contenti di offrire loro spazio, anche perché immaginiamo che non sia facile coltivare una simile passione in una città impreparata come Taranto – io stesso ho scoperto un’incredibile community “sommersa” a Taranto di cui non sospettavo l’esistenza. Naturalmente si tratta pur sempre di una pratica che è attinente al nostro discorso, e ha il pregio di attirare anche un pubblico più generalista, cui piace la qualità spettacolare delle performance. Quindi qualcosa di diverso dagli youtuber, che continuiamo a sentire estranei e che peraltro sono anche più difficili da gestire. Per loro stessa ammissione a volte non sanno cosa fare sul palco, perché un conto è realizzare un video, che si avvantaggia anche della post-produzione, del montaggio e degli effetti in grado di dare brio e ritmo alla narrazione, un’altra cosa è trovarsi su un palco e intrattenere un pubblico dal vivo. Un video di uno youtuber magari è realizzato in più giorni, una performance live è un’altra cosa. Si ottiene così un effetto boomerang. Chiaramente se hai a che fare con i Nirkiop, che hanno un’esperienza ormai molto articolata, questo non avviene, ma con il proliferare dei nomi della scena attuale il rischio è più concreto. Noi stessi siamo stati testimoni di problematiche del genere.
AR: il discorso sui numeri è vero, ma noi abbiamo cercato con la comunicazione di creare un dialogo onesto, che avesse al centro sempre il fumetto. Attraverso Facebook, gli articoli di Se Dico Taranto, la conferenza stampa, abbiamo sempre ribadito il tema della manifestazione e la cosa ci sta premiando: le persone interessate, così come gli utenti iscritti ai nostri canali, aumentano sempre più e pensiamo che anzi molti di questi si siano proprio ritrovati nell’identità dell’evento.
LM: Sono convinto che il pubblico che segue gli youtuber potrà anche riempire i palazzetti dove si svolgono gli eventi, ma poi segue solo i loro idoli e non “vive” la manifestazione, quest’anno al Romics ci sono stati dei problemi in questo senso. Quindi è un fenomeno destinato a calare d’importanza.
AR: Effettivamente si tratta di trovare un equilibrio fra vari componenti, ma tutto deve avere un filo conduttore che dia identità alla manifestazione.
Questo però non esclude di fare rete con altre realtà legate a Taranto ma non strettamente legate ai fumetti, penso al coinvolgimento di FacciAmo Taranto.
AR: Sì, FacciAmo Taranto è un progetto del fotografo Maurizio Greco, che ha chiamato a collaborare con lui il collettivo di fotografi L’A 50 millimetri (formato da Fabrizio Pastore, Nico Caragnano, Alessandro Nuzzo e Vincenzo Cuomo). L’idea consiste nel raccogliere una serie di scatti dei volti tarantini, per definire una sorta di mappa dell’identità di Taranto: così, alla fiera chiunque vorrà potrà farsi fotografare e mettersi in gioco (ad ogni foto è pure associata una dedica personale). Maurizio Greco e l’associazione, parallelamente, documenteranno anche l’evento con una serie di contenuti fotografici che saranno gestiti attraverso i nostri canali Instagram, Twitter e Facebook, insieme a Se Dico Taranto.
LM: Sì, questa è una novità che introduciamo nella nuova edizione: i contenuti saranno divulgati durante la manifestazione, per tenere i contatti con il pubblico che ci segue attraverso i social, ma serviranno anche a comporre un percorso che, durante l’anno, tenga sempre vivi i canali e prepari gli utenti all’edizione dell’anno successivo. Come già detto, è fondamentale per noi poter ragionare in termini di continuità.
Il tema di quest’anno è dunque “Il ritorno”.
LM: Sì, da discussioni con le scuole del fumetto è emersa l’importanza di un tema, che abbiamo identificato nel ritorno. Così, partendo dal “ritorno” del Taranto Comix, ci siamo legati al ritorno di due grandi saghe cinematografiche, quella di Ritorno al futuro (che ha celebrato i suoi 30 anni) e quella di Star Wars, che sta per uscire con un nuovo film. La locandina, realizzata da Emanuele Boccanfuso e colorata da Edoardo Boccanfuso, illustra proprio questo, con lo “scambio di ruoli” fra il Marty McFly di Ritorno al futuro e il Luke Skywalker di Star Wars. All’interno del Comix ci sarà una mostra degli allievi di Grafite, degli artisti di LABO e di altri ospiti (come Andrea Buongiorno, Giuseppe Sansone o Andrea Yuu Dentuto) che con tavole inedite hanno dato la loro interpretazione delle due saghe.
L’effetto nostalgia, insomma, continua a tenere banco. Ma non credete sia oggi troppo sfruttato?
LM: In effetti oggi si tende ad andare sul sicuro, ma il nostro non è tanto un discorso nostalgico, quanto un tributo a queste storie che hanno definito il nostro immaginario.
Si torna, in definitiva, al discorso sull’identità: il Taranto Comix quindi può considerarsi una delle tante possibili vie attraverso cui la città sta cercando di ridisegnare il proprio volto, spingendo verso percorsi più culturali?
LM: Certo, il fumetto è cultura dopotutto. Quando dicevo che non ci interessa identificare la manifestazione forzatamente nel “riscatto”, intendevo dire che non ci interessano opposizioni o complessi di inferiorità rispetto ai problemi. Ma c’è sicuramente l’ambizione di fare cultura e di far partecipare l’intera città al nostro progetto (anche con il sogno della Città Vecchia). In un’epoca in cui si legge sempre meno ci piace svolgere anche un ruolo educativo. Lo facciamo con una manifestazione piccola, ma che pensa in grande.