di Remo Pezzuto*
Quale sia stato il reale momento in cui il Comune di Taranto e l’Università degli Studi di Bari hanno incominciato a intravedere la possibilità di trasferire alcuni Corsi di Laurea nell’ex Convento di San Francesco, più noto come ex Caserma “Rossarol”, non ci è dato saperlo. E’ una sorta di “noumeno” kantiano da accettare senza porsi il problema, anche perché dopo tanti anni il problema ancora persiste e ancora nessuno riesce a dare una spiegazione del mancato trasferimento di questi Corsi di Laurea e degli studenti nell’imponente e storico immobile, in un ottica di rivalutazione dell’intera area di Città Vecchia. Tanti soldi pubblici e tanti fondi sono stati stanziati per il raggiungimento di questo obiettivo, che ancora non ha visto il suo traguardo e forse non lo vedrà mai. Ma è necessario ripercorre un po’ le vicende, che rasentano il grottesco e ci rappresentano una tipica storia italiana, caratterizzata da un infinito “scarica barile” tra l’amministrazione comunale e quella dell’università barese. I due enti si addossano reciprocamente colpe e responsabilità per il trasferimento non ancora realizzato, mentre proseguono le e inaugurazioni in “pompa magna”, in realtà solo di facciata.
I primi fondi destinati alla ristrutturazione dell’edificio rientravano nel POR (Piano Operativo Regionale) Puglia 2000-2006 ed erano dovuti al cofinanziamento dell’Unione europea, che prevedeva il recupero e la riqualificazione dei sistemi urbani. In realtà però i primi stanziamenti per l’utilizzo della struttura come sede universitaria possono farsi risalire al luglio 2006, quando a causa dell’insicurezza della sede di Via Grazia Deledda, al quartiere Tamburi, – che ospita ancora oggi i Corsi di Laurea distaccati di Scienze della Formazione – si diede vita ad un incontro tra Università, Comune e Provincia di Taranto. Questo passaggio favorì l’erogazione di un finanziamento da parte del Cipe [Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica] per la ristrutturazione dell’immobile di Città Vecchia e per il trasferimento dei Corsi di Laurea di Scienze della Formazione e Lettere e Filosofia all’interno della struttura. Allora non c’era ancora la Giunta Stefano, e il sub-commissario Iaculli con l’allora prima giunta Florido, si assunsero l’impegno di terminare i lavori non oltre la primavera successiva e di consegnare una prestigiosa e dignitosa struttura alle studentesse e gli studenti tarantini.
Se ancora oggi questo trasferimento non è avvenuto, vuol dire che quella primavera non c’è mai stata, come tante altre primavere annunciate. Queste previsioni puntualmente disattese stanno ormai completamente scoraggiando anche chi, come noi del Link, in quel trasferimento ci crede e ci spera – e questo perché, con un occhio forse più lungimirante rispetto a quelli delle amministrazioni locali e dell’Università, cogliamo le potenzialità insite nell’insediamento dell’università nel centro storico della città e intuiamo quali benefici e sviluppi, non solo culturali, ma anche economici, deriverebbero da questo “ evento messianico” tanto atteso.
Dal 2006, di mese in mese – o meglio, di stagione in stagione – i Presidi di Facoltà dei Corsi di Laurea di Lettere e Scienze della Formazione, hanno continuato, insieme all’amministrazione comunale, ad annunciare il trasferimento e la fine dei lavori per la struttura. Eppure, un giorno dopo l’altro, questi lavori sono arrivati sino ad oggi: nel 2008 è stata conclusa la ristrutturazione completa dell’immobile, che ha visto la spesa di circa due milioni di euro da parte del Comune, mentre nel 2009 è terminata la messa in sicurezza delle palazzine adiacenti, fino ad allora pericolanti. Questo però non è bastato a consentire trasferimento; infatti ancora oggi, nonostante i soldi spesi, manca l’agibilità e la messa a norma della struttura, che pertanto non può ospitare nessuno.
In aggiunta ai Corsi di Laurea “umanistici”, dal 2009 è stato previsto anche il trasferimento all’interno della “Rossarol” degli studenti della II Facoltà di Giurisprudenza, che oggi insieme a quelli di Beni Culturali vengono ospitati dalla sede di Via Acton che ormai ha una capacità ridotta data la quantità di persone che la frequentano ogni giorno; d’altra parte, trattandosi di una ex scuola elementare, presenta problemi strutturali di non poco conto: essenzialmente un numero minimo di aule e di aree per gli studenti.
Sarà stata per la spinta dei presidi delle tre Facoltà (Giurisprudenza, Lettere e Filosofia e Scienze della Formazione) o per le minacce dell’amministrazione comunale, che aveva deciso di destinare l’immobile ad uso di uffici se l’Università di Bari non si fosse data una mossa nello stanziare i soldi rimanenti per il completamento della struttura; fatto sta che nel Marzo 2010, nel corso di una cerimonia pubblica, si firmava, sotto gli occhi della stampa, delle istituzioni, dei docenti e degli studenti, l’atto di consegna – con contratto di comodato d’uso – della struttura all’Università da parte del Comune. Chi pensava che questo potesse essere l’ultimo atto di questa storia infinita è rimasto deluso perché a quell’impegno non ha dato seguito alcuna azione reale.
Anzi, nei mesi successivi si sono susseguiti, come negli anni precedenti (anche con una cadenza più assidua), gli annunci di trasferimento, questa volta da parte del Preside della II Facoltà di Giurisprudenza, che da Luglio 2010 – data ipotizzata dopo la cerimonia per l’insediamento dei Corsi di Laurea nella Rossarol – faceva slittare questo evento a Settembre 2010, Novembre 2010, Gennaio 2011, Marzo 2011, Maggio 2011; e ora lancia l’ipotesi delle lauree della sessione estiva nel Luglio 2011 all’interno dell’Aula Magna della ex caserma. Eppure, allo stato attuale delle cose, l’Università di Bari sta provvedendo ancora ad ulteriori adeguamenti strutturali per rendere l’immobile agibile.
Unico punto fermo è la gara per gli arredi, terminata a Gennaio, alla quale ha partecipato un’unica ditta – per cui non c’è il rischio di un eventuale ricorso da parte di altri concorrenti, eventualità che avrebbe determinato l’ulteriore allungarsi dei tempi di consegna. Eppure, nonostante siano passati più di cinque anni dal varo dell’investimento, va ricordato che l’immobile ancora non è allacciato alla rete elettrica e che solo da poco l’Enel ha iniziato i lavori di scavo per il completamento delle opere necessarie; così come solo da poco sono stati installati i corpi illuminanti ed è stato realizzato un impianto di rilevazione fumi e di diffusione sonora per evacuazione. Saranno forse questi gli ultimi necessari interventi al termine dei quali ci sarà finalmente il tanto atteso trasferimento? Riprendendo quel concetto di “noumeno” kantiano… non è lecito saperlo, anche perché l’ex Convento di San Francesco (meglio ricordarlo così piuttosto che con l’austera denominazione di caserma) è ancora un edificio completamente vuoto, con numerose aule, aree destinate a laboratori e biblioteche, che aspetta e necessita ancora di grandi opere.
Pochi giorni fa l’Assessore al Patrimonio del Comune di Taranto, Dante Capriulo, annunciava il passaggio di proprietà pieno ed esclusivo dell’intera struttura di città vecchia al Comune di Taranto, aggiungendo un ulteriore tassello a favore del definitivo insediamento dell’Università nel centro storico. Una domanda sorge spontanea però. In che modo l’amministrazione comunale vuole rendere effettivo il trasferimento? Dopo più di cinque anni questo non è ancora avvento, nonostante la città vecchia si presti in modo perfetto come cittadella universitaria. Anche perché, oltre all’ex convento di San Francesco, un altro immobile per cui si aspetta la fine dei lavori e il trasferimento dei Corsi di Laurea di Professioni Sanitarie, è quello dell’ex Ospedale vecchio E’ necessario spingere per il completamento delle opere, in modo da dare il via a quello sviluppo naturale di esercizi commerciali che, con la presenza degli studenti universitari, si manifesterebbe non solo nel centro storico, ma in più in generale nel borgo di Taranto.
Se dovessimo utilizzare uno slogan, potremmo dire che c’è bisogno de “l’Università al centro della città”. Quest’ultimo non deve essere inteso come la mera sede fisica delle attività formative, ma anche come il nucleo delle politiche di sviluppo nel campo dei servizi e della cultura che le amministrazioni locali dovrebbero perseguire come priorità della loro agenda. Con l’insediamento delle sedi universitarie copisterie, librerie, ristoranti, locali di svago e di cultura, spazi di aggregazione, sale lettura, ma anche appartamenti, mense e refettori per gli studenti, nascerebbero come funghi nel centro storico e nel borgo della nostra città, così come è accaduto in altre città che, prima della nostra, hanno fatto quella scelta. Migliaia di studenti in questo modo contribuirebbero attivamente alla rinascita della città, e sarebbero visti come una vera e propria risorsa per lo sviluppo culturale, sociale e politico di Taranto.
* coordinatore sindacato studentesco Link Taranto