E’ ormai consapevolezza diffusa, e non solo tra gli ambientalisti che si sono spesi per determinarla, che sono necessarie misure molto più rigorose per contenere il massiccio carico inquinante provocato dall’attività produttiva dell’ILVA.
Le conclusioni della super perizia degli esperti chimici disposta dal GIP nell’ambito del procedimento per disastro ambientale a carico dell’ILVA hanno affermato che l’esercizio produttivo si svolge senza aver adottato “tutte le misure idonee ad evitare la dispersione incontrollata di fumi e polveri nocive alla salute dei lavoratori e dei terzi”. Vengono così confermate anche le osservazioni del NOE di giugno 2011.
Inoltre si è aggiunta la forte preoccupazione per quanto affermato nella perizia epidemiologica che nelle conclusioni recita: “l’esposizione continuata agli inquinanti dell’atmosfera emessi dall’impianto siderurgico ha causato e causa nella popolazione fenomeni degenerativi di apparati diversi dell’organismo umano che si traducono in eventi di malattia e di morte.”
Questo quadro desolante si pone in assoluta contraddizione con i tentativi dell’ILVA di ridurre o eliminare, attraverso ricorsi legali, le prescrizioni più severe previste dall’Autorizzazione Integrata Ambientale, concessa dal Ministero dell’Ambiente nel mese di agosto 2011, pur nella forma blanda che ha ignorato tutte le osservazioni e proposte che gli ambientalisti hanno espresso e consegnato nel corso della procedura.
Ormai pressate da dati di fatto inoppugnabili, le istituzioni ai vari livelli, Comune, Provincia, Regione e Ministero, hanno dovuto concordare una risposta a questa situazione fuori controllo e perciò il Ministero dell’Ambiente ha deciso la riapertura della procedura dell’AIA per il suo riesame ed ha risollevato l’urgenza della messa in sicurezza e bonifica del sito industriale di Taranto.
Nel suo intervento il ministro dell’ambiente Clini ha specificato che è entrata in vigore la nuova normativa europea di riferimento che individua le migliori tecniche disponibili per le attività industriali; tali migliori tecniche sono anche un riferimento obbligatorio per le procedure di autorizzazione.
Data l’eccezionale situazione di Taranto è necessario andare oltre queste normative e prendere anche in considerazione le nuove tecnologie disponibili per la parte “calda” dei processi produttivi siderurgici. Si è a conoscenza infatti di impieghi produttivi di tale tecnologie in varie parti del mondo, con benefici in termini di abbattimento degli inquinanti sorprendentemente consistenti.
Questi rilevanti risultati di performance ambientale vengono ottenuti eliminando il ciclo “cokeria – sinterizzazione – altoforno”, quello più inquinante della produzione siderurgica (per polveri, diossina, benzopirene), e sostituendolo con un cosiddetto “gassificatore di fusione” che, in una sorta di sistema a circuito chiuso, produce ghisa liquida partendo dall’impiego diretto di carbone (non coke) e minerale grezzo.
Ci si riferisce ai processi di riduzione denominati “COREX” e “FINEX”, giunti nelle ultime realizzazioni a poter produrre fino 1.500.000 tonnellate/anno di ghisa per modulo, come avviene già in molti paesi del mondo (Cina, India, Corea del sud, Sud Africa).
Altro punto a vantaggio di queste tecnologie è una significativa riduzione dei costi operativi e un notevole risparmio energetico, in quanto il gas prodotto dalla gassificazione del carbone viene riciclato per l’alimentazione dell’impianto stesso; è anche un ottimo gas di esportazione che può essere impiegato per diversi scopi, dalla produzione di energia elettrica all’uso come combustibile in sostituzione del gas naturale.
Secondo i dati disponibili, con la tecnologia “COREX” e “FINEX” si ottengono gli abbattimenti riportati nell’allegata tabella.
Gli operai hanno un ruolo importante da svolgere: uscire fisicamente ed idealmente dai confini della fabbrica e cercare alleanze nel territorio sul terreno comune del diritto alla salute, all’ambiente ed alla sicurezza.
E’ quanto mai opportuno che le possibilità di compatibilizzazione ambientale offerte da tali tecnologie entrino a far parte del dibattito sui lineamenti presenti e futuri dell’apparato industriale di Taranto e, a maggior ragione, entrino a far parte fin da subito delle questioni relative alla riapertura dell’AIA, per una sua riedizione che finalmente tenga conto dei necessari processi di ristrutturazione impiantistica che, in un ragionevole arco di tempo, consentano un radicale abbattimento delle emissioni inquinanti.
emissioni Corex contro emissioni altoforno (calcolate in milligrammi per tonnellata di metallo liquido)
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emissioni fluide altoforno Corex Ammoniaca 590 50 Fenoli 80 0-1 Solfuro 60 7 Cianuro 20 1 emissioni gassose Biossido di azoto 1900 21 Anidride solforosa 1600 26 Polveri 427 39
Finex rispetto a un ipotetico 100% riferito ad Altoforno produce
3% di anidride solforosa
1% di biossido di azoto
28% di polveri
Gruppo di lavoro:
Leo Corvace – Legambiente
Antonella De Palma – ass. culturale “Società di mutuo soccorso E. de Martino”
Salvatore Dicorato – Circolo Operaio Jonico
Giancarlo Girardi – Libera
Francesco Maresca – Sinistra Critica
Maurizio Sarti – Legambiente
Contatti: fumi_no@libero.it tel. 3337596149