Sono agricoltori e frantoiani del Salento. Gente che con la terra (e con gli ulivi, in particolare), ha un rapporto diretto, quotidiano, che affonda le radici nel tempo. Di fronte all’emergenza Xylella sono piombati in un incubo: il rischio di vedere perso per sempre il frutto del lavoro di più di una generazione. Così hanno deciso di organizzarsi in una “alleanza di produttori”, al di fuori delle sigle di categoria, dando vita al comitato “Voce dell’Ulivo”. Nel corso delle ultime settimane il comitato ha studiato a fondo il “Piano Silletti” elaborato dalla Regione Puglia per far fronte all’emergenza, e ha avanzato i suoi rilievi. Ma, nel frattempo, non è stato con le mani in mano. La Voce dell’Ulivo ha promosso una mobilitazione che ha attraversato l’intero tacco d’Italia. Armati di trattori, motozappe, frese, decine di agricoltori hanno messo in atto le cosiddette “buone pratiche”, necessarie a estirpare le larve dell’insetto vettore della Xylella, la famigerata “sputacchina”, che annidano nella vegetazione spontanea delle campagne. Grazie al diserbamento meccanico, si è ottenuta fra le altre cose – come ha rilevato lo stesso comitato – una riduzione del 40% nell’utilizzo di prodotti chimici sui campi. Abbiamo chiesto a uno di loro, il dott. Giovanni Melcarne, di raccontarci questa esperienza.
Come nasce il comitato “Voce dell’Ulivo” e chi sono i suoi aderenti?
Il Comitato, oggi alleanza di produttori, nasce quando ad un certo punto un gruppo di imprenditori agricoli e frantoiani si rende conto che le rispettive organizzazioni di categoria non riescono ad essere incisive rispetto all’inerzia delle istituzioni pubbliche, riguardo al problema del disseccamento degli ulivi.
Noi imprenditori, già dall’ottobre 2013 sollecitavamo le nostre associazioni affinché affrontassero concretamente ed in modo energico con la Regione il problema Xylella, ma senza risultati concreti, solo promesse puntualmente non mantenute.
Dopo le ultime richieste di mobilitazione da parte del comparto agricolo alle associazioni e la loro risposta con un’azione edulcorante nei nostri confronti, si concretizza la nascita del comitato Voce dell’Ulivo.
Da questo punto in poi inizia una bellissima esperienza fatta di iniziative concrete, le uniche, che hanno portato ad una rinascita del salento e ad una discesa in campo diretta degli agricoltori a tutela del proprio patrimonio olivicolo, del paesaggio e del proprio futuro.
Noi della Voce dell’Ulivo, riteniamo di essere solo all’inizio di un lungo percorso che raggrupperà entità e persone disposte a cogliere la difficile sfida che ci aspetta sul territorio, quella di dare una chance concreta al Salento.
Qual è stata la reazione degli agricoltori coinvolti davanti al pericolo Xylella, e in che modo è evoluta nel corso degli ultimi mesi?
La reazione è stata quella di panico e notti insonni, che via via è andata aumentando in funzione dell’avanzata del batterio sul territorio e della presa di coscienza del disastro che si stava compiendo nei nostri uliveti.
Che rapporto avete con gli scienziati che si stanno occupando della questione (il team del prof. Boscia, per intenderci)?
Per noi il team del prof. Boscia, insieme ai colleghi da tutto il mondo con i quali il team è in stretto contatto, esperti di Xylella, rappresenta oggi l’unica possibilità di salvezza dell’olivicoltura pugliese e non solo.
Come giudicate il “Piano Silletti”?
Il piano di contenimento è per noi poco applicabile e per certi versi invasivo, va quindi modificato in molte sue parti, come da nostra proposta già inviata alle autorità competenti. Rimane però la consapevolezza che non si può rimanere fermi e bisogna cercare, al fianco delle istituzioni, di trasformare in positivo tutto ciò che, apparentemente, è negativo in questo piano d’azione. Il BUONEPRATICHEDAY è un esempio concreto di come si possa applicare il piano avendo effetti positivi sul territorio, rappresentati dalla riduzione dell’utilizzo di erbicidi e dalla distruzione meccanica dell’insetto vettore allo stadio giovanile.
Sembra probabile che la Xylella sia giunta in Salento attraverso esemplari di piante di provenienza caraibica, poi smerciate in Olanda. Come giudicate la gestione dei controlli?
Anche noi crediamo che la Xylella sia giunta in Salento attraverso esemplari di piante di provenienza caraibica, grazie ad un sistema di controlli praticamente inesistente. Riteniamo comunque che il nostro sforzo debba essere indirizzato al contenimento del batterio e non a capirne di più su come sia arrivato. Questo compito spetta ad altri, che siamo sicuri che nel tempo riusciranno a dare delle risposte in merito.
Di recente siete stati in prima fila nel promuovere il “buone pratiche day”: quali erano i suoi obbiettivi e che riscontro avete avuto fra gli agricoltori della zona?
L’obbiettivo del BUONEPRATICHEDAY è stato quello di comunicare a tutti gli agricoltori l’importanza di anticipare di un mese e di incrementare le superfici di sfalcio delle erbe spontanee e di arature di terreni, per il contenimento meccanico dell’insetto vettore. Abbiamo spiegato che questo si sarebbe tradotto a breve in un contributo importante nel contenimento della propagazione del batterio lungo il territorio. Crediamo di essere in parte riusciti a raggiungere tale obbiettivo, consapevoli che bisogna lavorare ancora tanto, specialmente per le aree pubbliche e per le aree di aziende che non hanno ancora compreso che il tempo di percepire contributi comunitari solo come rendita è ormai finito.
Qualche giorno fa avete proposto la creazione di “Un Getsemani in Salento”. Di che si tratta?
Un Getsemani in Salento è di fatto un parco delle biodiversità, che consentirà alla scienza e alle istituzioni di essere protagoniste nella ricerca di dare un futuro all’olivicoltura di tutto il bacino del mediterraneo, se non del mondo intero. In questo parco, da costruire necessariamente in zona infetta, si dovranno impiantare circa 1500 varietà provenienti dalle collezioni di germoplasma presenti in quattro paesi, di cui due comunitari. Sarà cruciale per il Salento selezionare tutti i cloni delle nostre varietà al fine di verificarne le eventuali resistenze. La verifica della tolleranza a Xylella, estesa a tutte le cultivar mondiali, consentirà di capire in anticipo la possibilità di sopravvivenza dell’olivicoltura nei vari paesi del mondo.
Con il Parco la ricerca potrà testare tutti i nuovi formulati, che potranno contenere o risolvere il problema del disseccamento dell’Ulivo e valutare le risposte delle varie cultivar di olivo ai ritrovati della scienza.
Infine questo progetto ambizioso, se realizzato, sarà il parco delle biodiversità più grande al mondo, l’unico luogo con tutte le varietà di olivo esistenti sul nostro pianeta e il laboratorio sperimentale più importante, forse l’unico capace di dare risposte concrete all’olivicoltura in generale.