Una promessa mantenuta: girare un documentario a Taranto sui giorni caldi del 2012, quando esplodeva la questione dell’Ilva e il comitato dei Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti entrava con la sua apecar in Piazza della Vittoria, mentre era in corso la manifestazione dei sindacati. Un’immagine che per Taranto è ormai diventata un simbolo del suo ravvivato “fuoco sotto le ceneri” e che per molti aspetti suggella anche il fallimento del sogno di industrializzazione e progresso del Sud, che ha rivelato negli anni tutti i suoi aspetti più controversi. Una persona che credeva in quel sogno era Cecilia Mangini, storica documentarista pugliese, che ha in curriculum opere memorabili e collaborazioni con Pier Paolo Pasolini e che non girava più un film dal 1982, quando venne a Taranto insieme al marito Lino Del Fra (scomparso nel 1997) per realizzare Comizi d’Amore ’80, prodotto dalla Rai: in quel caso poneva domande sull’amore e la sessualità agli operai dell’allora Italsider, fermi ai cancelli dell’industria. Oggi, indomita nei suoi splendidi 87 anni, è tornata in quei posti con il suo nuovo In viaggio con Cecilia, codiretto con l’amica e allieva Mariangela Barbanente, e presentato in anteprima lunedì 3 febbraio al Cinema Bellarmino: e così ha ritrovato quegli stessi operai, che però raccontano un’altra storia, che è quella a noi nota dell’Italsider diventata Ilva, di sopraffazioni padronali da parte dei Riva, delle rivendicazioni ma anche degli errori sindacali, e della paura dei giovani a protestare per effetto del ricatto occupazionale.
Il sogno, quindi: per Cecilia Mangini l’industrializzazione apriva una prospettiva storica, che avrebbe permesso alle terre di Puglia di affrancarsi dalle logiche patriarcali, coniando una classe operaia che avesse consapevolezza di sé e fosse così capace di disegnare una realtà più moderna. Gli operai stessi lo ricordano: creare una realtà che si facesse forza della coesione di un gruppo trasversale, fatto di gente di diversa estrazione e di competenze molto articolate, unita nello scopo comune del lavoro. Che rompesse, insomma, l’immobilismo di una realtà altrimenti ripiegata su logiche secolari.
Quello del confronto fra l’immobilismo delle “cose che vanno così come devono” e della ribellione che tenta invece di piegare la realtà a una prospettiva differente è in fondo il vero motore dell’operazione e fa piacere notare come, al di là delle logiche “esplicative” tipiche del documentario (che al racconto della storia deve unire la spiegazione dei contesti per informare lo spettatore sul problema che affronta) si unisca la forza di uno sguardo che pensa il cinema mentre lo realizza. Così, la struttura si articola in continui andirivieni: c’è il parallelo fra la situazione di Taranto e quella di Brindisi, dove la questione del polo Petrolchimico e delle morti causate dalle sue esalazioni non ha ancora ottenuto l’attenzione che merita. E c’è il parallelo della memoria, quella della Mangini che torna nelle sue terre d’infanzia e confronta i suoi ricordi con la situazione attuale; ma anche quella fra le immagini della Puglia di oggi e quella che emergeva dai frammenti dei documentari girati in passato. Così, le scene “dal passato” si pongono in una prospettiva critica rispetto a quelle del presente: a volte sembrano commentare ciò che accade oggi, come succede con le prefiche di Stendalì – Suonano ancora (1960), che piangono i “loro” morti, ma sembrano allargare la loro disperazione anche ai tanti caduti del presente, quelli delle morti bianche e dei tumori. Più spesso, invece, le immagini ci mettono di fronte all’immobilismo di un tempo dove i problemi di oggi erano già presenti in passato: i giovani operai che davanti ai cancelli dell’Ilva non vogliono parlare dell’azienda per non inimicarsi il “padrone”, sono affini a quelli che in Brindisi ’66 (1966) non profferivano parola quando si chiedeva loro di esprimere una qualsivoglia critica verso la Monteshell.
Più in là di tutto c’è uno sguardo molto tenero nei confronti dei luoghi, che testimoniano le ferite del tempo, come accade con i palazzi della Città Vecchia, silenziosi, immobili, eppure presenti alla corrosione perpetrata dalle polveri che ne hanno ridipinto le facciate. E c’è il paesaggio orizzontale della campagna dove il cielo sembra caderti addosso, smosso unicamente dalle pale eoliche, che Cecilia Mangini dichiara di amare proprio perché rompono l’immobilismo di un panorama sempre uguale. Con molta grazia e con la verve di chi non ha smesso di cercare la vita nella rassegnazione circostante, Cecilia Mangini interroga alcune personalità della scena tarantina (ci sono Cataldo Ranieri, Massimo Battista, Fabio Millarte e via citando), fa suoi i loro racconti che raccontano la voglia di cambiare, ma non può fare a meno di constatare anche quanto radicata sia l’inerzia al lasciarsi vivere senza uno scopo: un dato che emerge dall’incontro con i giovani di Brindisi, convinti che per loro non ci sia futuro.
Ecco, ciò che colpisce di In viaggio con Cecilia è proprio questa sua continua oscillazione che non arriva mai a soluzioni rassicuranti: è un’opera che racconta la memoria, ma non è passatista, anzi, ha una lucidità rara e preziosa verso il nostro tempo, e testimonia anche l’intelligenza di chi, avendo visto le conseguenze reali dell’industrializzazione, è oggi pronto a fare ammenda per le ingenuità del passato; è poi anche un film che ha subito molti cambiamenti in corso d’opera, essendo stato “travolto” dalla realtà che si creava in quei giorni, eppure mantiene una sua coerenza fino alla fine; e, pur filtrando la realtà attraverso lo sguardo di una persona di lunga esperienza, che ha visto il tempo trascorrere, è estremamente “giovane” nella capacità di elaborare quanto vede, al di là delle distanze anagrafiche, tanto che, anche nei momenti di disaccordo, l’intesa fra Cecilia Mangini e Mariangela Barbanente è assoluta, e il lavoro risulta in ogni caso unitario e coeso nel suo scopo finale. Perché ravvivare il fuoco sotto la cenere è un lavoro lungo e difficile, e queste due artiste preziose sono qui per ricordarcelo.
Davide Di Giorgio
Link:
Cecilia Mangini su Wikipedia
Biografia e filmografia di Cecilia Mangini su Scuola Zavattini
In viaggio con Cecilia su Facebook
Comizi d’amore 80 su Cinemaitaliano.info
Lino Del Fra su Wikipedia