“Mimmo non sai che ti sei perso! Dopo che te ne sei andato sono arrivate due brasiliane senza la sorpresa sotto e ci hanno fatto la sorpresa a noi”.
“Ma perché ieri pomeriggio non sei passato da casa mia? Ci siamo abbuffati di meringhe e poi abbiamo fatto la gara per chi arrivava prima al pronto soccorso per la lavanda gastrica, guarda ti sei perso un pomeriggio di sano divertimento giovanile”.
“Mimmo se ieri fossi rimasto con me a casa avrei fatto una pazzia, per colpa di quel buonissimo vino ero diventata molto disponibile e sono sicura che dopo ce ne saremmo pentiti entrambi, menomale che sei voluto andare a giocare a Risiko con quei tuoi amici perennemente senza uno straccio di relazione”.
“Ti ho chiamato e richiamato, cazzo, ma niente, il tuo telefono risultava sempre staccato, e così ho dovuto regalare il prezioso album “Scusate il mio fascino” di Piero Focaccia in vinile a tiratura limitata e autografato a mio cugino Alessandro, sapevo che ci tenevi, ma che potevo fare, tu sei sparito?”.
Quelle sopra sono solo alcune delle cose che mi sono perso nel 2013 appena lasciato. Magari avere il dono dell’ubiquità come quel signore lì… aspetta non mi sto ricordando il nome, quello che ha il nome come quella canzone idiota di qualche anno fa, ma sì dai quello che viveva in quel convento e che si è costruito un ospedale. Niente, oh quando un nome ce l’hai sulla punta della lingua e non ti viene c’è poco da fare, te lo ricorderai quando non ti servirà più.
Comunque il dono dell’ubiquità non sarebbe male, essere contemporaneamente a letto e a lavoro; questo però aprirebbe scenari inquietanti però: io che dormo avverto lo stress del me stesso a lavoro? E se il mio me stesso che è a lavoro subisce un incidente io posso percepire il risarcimento dei danni dall’assicurazione? Drammi di una domenica pomeriggio piovosa.
Tutte queste drammatiche considerazioni nascono dall’aver scoperto a fine dicembre di aver perso l’album dei Thee Oh Sees, Floating Coffin che era uscito nella primavera del 2013. Ok, l’ho recuperato, anche grazie a questo aspetto della rete dove tutto rimane contemporaneo, ma mi dispiace non averlo sentito prima, sarebbe finito subito nella mia classifica dei dischi dell’anno.
Gli Thee Oh Sees sono una band di garage rock americana, si rifanno al rock degli anni 60, quello nato all’indomani della nascita di band come Beatles, Rolling Stones o Kinks, e che è connotato per un suono aggressivo e molto sporco. Su questa rubrica ne abbiamo parlato molto, ma forse siete stati assenti a qualche lezione oppure siete stati disattenti; la prossima volta vi punirò severamente.
I T.O.S. Sono conosciuti per i loro live incendiari oltre che per la loro produzione smodata (12 album dal 2004 ad oggi, oltre a diversi ep e compilation).
Floating Coffin ha in se tutti gli elementi dei loro dischi precedenti, ma allo stesso tempo esalta quegli elementi rendendo questo il loro migliore album.
C’è il garage di I Come from the Mountain, c’è il riffone cafonissimo di Toe Cutter, che si alterna a momenti di quiete dove le voci di John Dwayer e Brigid Dawson si affiancano e sovente si intrecciano. C’è anche la psichedelia, un elemento da sempre presente nella loro musica. I T.O.S. Sono maestri nel creare un impatto sonoro che sia anche una sorta di viaggio mentale, No Spell e Strawberries 1 + 2 riescono insieme sia a farti muovere la testa su e giù che a farti viaggiare; Night Crawler invece ha un andatura marziale dettata da una batteria che sembra voler presagire un esecuzione, mentre le chitarre vengono centrifugate e restituite in un unica poltiglia sonica.
Questo, come ho detto prima, non è diverso da tutti gli altri album prodotti dalla band in precedenza; eppure rispetto agli altri la band ha raggiunto una maggiore padronanza della materia,che già conosceva bene, inoltre, rispetto al passato la scrittura dell’album non è solo frutto del suo leader Dwayer, ma un lavoro corale e questo ha contribuito certamente ad una maggiore partecipazione da parte della band alla realizzazione ottimale dell’album. Menomale che sono riuscito a recuperare questo fantastico album.
Ehi! Adesso mi ricordo chi è il tizio che aveva il dono dell’ubiquità, sì era il Paperinik.
Mentre scrivevo questo pezzo ascoltavo
The Walkmen, You & Me, 2009