Che gli imprenditori di grandi aziende fossero un po’ scollati dalla realtà, l’avevamo sempre sospettato; che alcuni facessero unicamente i propri interessi perseguendo soltanto la via che conduce al capitale come unico interesse e senza farsi venire mai nessun dubbio, anche questo l’avevamo sospettato (siamo rimasti in pochi ma continuiamo a sospettare); ma che fossero anche un po’ incauti nel fare dichiarazioni cretine, proprio no. Li avevamo sopravvalutati.
Per esempio, John Elkann, rampollo di casa Agnelli, ha detto che “molti giovani non trovano lavoro perché stanno bene a casa” che è pressappoco quello che dissero Padoa Schioppa (“bamboccioni”) e la Fornero (che ci definì “choosy”). Perché non è che non c’è lavoro in Italia, no! È colpa nostra perché – sempre parola di John – “le opportunità di lavoro ci sono, le colgono altri”.
Altri chi?
E noi cosa abbiamo fatto? Ci siamo indignati aspramente su twitter.
E sui blog.
E sui giornali.
Poi si è scusato, è stato frainteso, voleva incoraggiare i giovani. Perché abbiamo bisogno di coraggio, non di lavoro: ricordate sempre la lezione di John.
Poi la svolta. Bastonate dall’imprenditore amico del popolo, Diego Della Valle, che è intervenuto dichiarando che Elkann è un imbecille e che «è uno che appartiene a una famiglia che ha distrutto una quantità industriale di posti di lavoro e, di conseguenza, anche le speranze di molti giovani». E poi ha anche proposto di fare un referendum «e chiederci se lo vogliamo ancora in Italia». (Tanto la Fiat ormai se n’è andata e abbiamo pure fatto tornare gli esiliati reali Savoia.)
A dare manforte alla condanna morale per le parole del giovane rampollo, è arrivato anche Guido Barilla, altro campione di boutade infelici verso i consumatori, forse pensando che così si sarebbe riscattato per quella famosa dichiarazione che toglieva ogni dubbio al fatto che il suo prodotto si rivolgesse alle famiglie tradizionali, dimostrandosi poco aperto a quelle omosessuali. Preso un po’ alla sprovvista nel programma La Zanzara di Radio24 disse che non avrebbe mai fatto una pubblicità con una famiglia gay. Una caduta di stile dettata, probabilmente, da scelte di posizionamento sul mercato dei propri prodotti.
Così, una questione tanto importante come l’occupazione, il lavoro dignitoso, si riduce ad una querelle tra ricchi imprenditori, tra borghesi. Perché la verità è che nessuno difende il lavoro, i disoccupati, i lavoratori ma molto più semplicemente Elkann e Della Valle avevano già litigato su un altro tema: RCS MediaGroup, di cui entrambi sono azionisti; Fiat è il primo azionista della casa editrice con il 20,5% del capitale, mentre il patron di Tod’s e presidente della Fiorentina ne possiede il 9 per cento.
Siamo solo pedine da spostare, in base all’insulto dall’eco mediatico del giorno, dal quale bisognerebbe prendere le distanze e una volta tanto indignarsi veramente.