Questa settimana ho deciso di non presentarvi un libro, bensì una prefazione. Si tratta di un piccolo saggio che ritroviamo nell’edizione americana dell’Anti-Edipo di Gilles Deleuze e Fèlix Guattari, con il titolo di: ‘Introduzione alla vita non fascista’, scritto da Michel Foucault, filosofo francese dello scorso secolo.
Perché presentare una prefazione?
In un momento come questo, in cui ognuno di noi non riesce a percepire più quello slancio verso il conflitto che ha animato per un breve periodo le nostre vite, è opportuno porsi delle domande, partire da noi stessi, aprirsi alla riflessione collettiva e ricominciare dal buono che avevamo cominciato. Infatti, in una città come Taranto – in cui le espressioni del Capitale si manifestano in tutte le loro forme, esponendoci in maniera sempre più radicale allo sfruttamento, alla competizione e allo scontro tra poveri – sono in continuo aumento i comportamenti e i soggetti fascisti, facilmente rintracciabili nella vita quotidiana, nelle cronache. Sono i cosiddetti ‘micro – fascismi’ : forme di vita violenta, linguaggi, comportamenti nei rapporti sociali contro cui dobbiamo combattere, a partire da noi stessi. Buona lettura!
[…] Infine, il nemico maggiore, l’avversario strategico: il fascismo. E non soltanto il fascismo storico di Hitler e Mussolini, che ha saputo mobilitare e impiegare così bene il desiderio delle masse, ma anche il fascismo che è in noi, che possiede i nostri spiriti e le nostre condotte quotidiane, il fascismo che ci fa amare il potere, desiderare proprio la cosa che ci domina e ci sfrutta. […]Come fare per non diventare fascisti anche (e soprattutto) quando ci si crede dei militanti rivoluzionari? Come liberare i nostri discorsi e i nostri atti, i nostri cuori e i nostri desideri dal fascismo? Come lavar via il fascismo che si è incrostato nel nostro comportamento? I moralisti cristiani cercavano le tracce della carne installata tra le pieghe dell’anima. Deleuze e Guattari, da parte loro, braccano le più infime tracce di fascismo presenti nel corpo.
Rendendo un modesto omaggio a San Francesco di Sales, si potrebbe dire che L’Anti-Edipo è un’Introduzione alla vita non-fascista.
Quest’arte di vivere, contraria a tutte le forme di fascismo, siano esse interiorizzate o prossime all’essere, si accompagna ad un certo numero di princìpi essenziali, che io, se dovessi fare di questo grande libro un manuale o una guida per la vita quotidiana, riassumerei come segue:
• liberate l’azione politica da ogni forma di paranoia unitaria e totalizzante;
• fate crescere l’azione, il pensiero e i desideri per proliferazione, giustapposizione e disgiunzione, anziché per suddivisione e gerarchizzazione piramidale;
• affrancatevi dalle vecchie categorie del Negativo (la legge, il limite, la castrazione, la mancanza, la lacuna), che il pensiero occidentale ha così a lungo sacralizzato come forma di potere e modo di accesso alla realtà. Preferite ciò che è positivo e multiplo, la differenza all’uniforme, il flusso alle unità, i dispositivi mobili ai sistemi. Tenete presente che ciò che è produttivo non è sedentario, ma nomade;
• non crediate che si debba esser tristi per essere dei militanti, anche quando la cosa che si combatte è abominevole. È ciò che lega il desiderio alla realtà (e non la sua fuga nelle forme della rappresentazione) a possedere una forza rivoluzionaria;
• non utilizzate il pensiero per dare un valore di verità ad una pratica politica, né l’azione politica per discreditare un pensiero come se fosse una pura speculazione. Utilizzate la pratica politica come un intensificatore del pensiero, e l’analisi come un moltiplicatore delle forme e dei domini d’intervento dell’azione politica;
• non pretendiate dalla politica che ristabilisca i «diritti» dell’individuo per come li ha definiti la filosofia. L’individuo è il prodotto del potere. Occorre invece «disindividualizzare» attraverso la moltiplicazione e la dislocazione dei diversi dispositivi. Il gruppo non deve essere il legame organico che unisce gli individui gerarchizzati, ma un costante generatore di «disindividualizzazione»;
• non innamoratevi del potere.
[…]