Domattina l’assessore regionale alla Sanità, Elena Gentile, sarà a Mottola a discutere del destino dell’ospedale cittadino. Da qualche settimana sul tema si registrano subbugli. Franco Gentile, consigliere comunale di SEL, e l’intero circolo locale del partito hanno testualmente “dichiarato guerra” a Regione e ASL. Il motivo? La destinazione imposta di recente al presidio sanitario mottolese. La struttura, inaugurata nel 2004 ma chiusa solo pochi anni dopo, avrebbe dovuto ospitare l’unico reparto pubblico di riabilitazione di tutta la provincia di Taranto. “Pacta sunt servanda, i patti sono da rispettare”, ripetono ormai da settimane Gentile e i suoi compagni, stigmatizzando la decisione di sostituire quel servizio con un Ospedale Psichiatrico Giudiziario (OPG). Lo hanno urlato anche ieri davanti alla sede della Regione, a Bari, e finalmente l’assessore competente ha deciso di andare a tastare con mano la situazione. La vicenda dell’ospedale mottolese merita di essere ripercorsa, poiché rappresenta un episodio esemplare di come una certa gestione della Sanità stia gravando pesantemente sulla nostra provincia, una delle più “ammalate” d’Italia. Ne abbiamo parlato proprio con lui, Franco “il rosso”.
Nel 2010 la ASL di Taranto approva una delibera nella quale decide di destinare l’ospedale di Mottola a polo di riabilitazione. Tu stesso salutasti quella decisione con entusiasmo. Come si arriva alla decisione delle scorse settimane di insediare al posto di quel servizio un Ospedale Psichiatrico Giudiziario?
In realtà la storia inizia nel 1993, quando il Consiglio Comunale di Mottola decide di rinunciare all’ospedale per acuti in favore della riabilitazione intensiva. Da allora la storia è stata molto travagliata. Nel 2004 l’allora giunta Fitto inaugura l’ospedale, ma la riabilitazione viene abbandonata e sostituita con la cosiddetta “lungodegenza riabilitativa”. Di fatto Mottola diventa un cronicario. Si arriva allora al 2010, quando emerge il cosiddetto “progetto Fenice”: una sperimentazione gestionale pubblico-privato che avrebbe dovuto portare finalmente alla nascita del polo riabilitativo. Per noi era un buon compromesso.
E perché non viene attuato?
Perché nel frattempo interviene il piano regionale di rientro della Sanità, che provoca la chiusura dei presidi di Mottola e Massafra. Con la differenza che a Massafra hanno fatto una bella operazione, trasformando l’ospedale in un centro di cosiddetta “medicina territoriale”, mentre per Mottola hanno tirato fuori l’uovo di colombo del “mini” OPG: una patata bollente che stiamo togliendo alla Regione e allo Stato.
In che senso?
Mi spiego. In base alla legge 9 del 2012 [che prevede il superamento degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari, ndr], tutte le Regioni devono individuare strutture alternative ai grandi “manicomi criminali” di un tempo – strutture in cui si svolga un servizio riabilitativo più che custodiale. La Puglia, fra gli altri, ha individuato l’ex ospedale di Mottola. Ma secondo noi il carattere custodiale rimane preminente anche negli OPG di nuovo tipo. E viene a darci manforte una sentenza del TAR di Lecce del 31 ottobre che, accogliendo il ricorso del Comune di Ceglie, ha sospeso il piano della Regione Puglia per gli OPG individuando “evidenti criticità” nella scelta di ubicare quei servizi all’interno di strutture sanitarie. La Regione a questo punto deve dire con molta chiarezza se il presidio di Mottola deve restare a vocazione sanitaria o deve trasformarsi in carcere. E faccio notare che nella nostra provincia non c’è un solo posto-letto pubblico di riabilitazione! Andiamo quindi ad ingrassare la sanità privata.
Domani a Mottola verrà l’assessore Gentile. Cosa le direte e cosa vi aspettate che lei dica?
Prendiamo atto della disponibilità mostrata dall’assessore: avrà così la possibilità di toccare con mano una struttura costata alla collettività intorno ai 40/45 milioni di Euro e a tutt’oggi inutilizzata. Detto questo, ci aspettiamo che la Gentile ci porti un progetto serio. Altrimenti, come ho già detto in Consiglio Comunale, sarà guerra.
Con quali conseguenze politiche?
Io credo che su questo punto la città si giochi la sua dignità. Per questo noi come partito abbiamo messo in gioco la nostra collocazione politica, dicendo che su questo argomento sarebbe opportuno mettersi tutti intorno a un tavolo e sostenere una vertenza con la Regione Puglia.
E al Sindaco Pinto, che nelle scorse settimane si era detto favorevole all’OPG, che cosa mandate a dire?
Anzitutto che, insieme alla ASL e alla Regione, è stato clamorosamente smentito dalla sentenza del TAR. E poi che il patto elettorale prevedeva il polo riabilitativo: non siamo quindi noi a dover rettificare la nostra linea politica. Prendiamo atto di un dato politico per noi molto importante: avevamo chiesto che venisse rinviato il Consiglio Comunale di ieri, dal momento che noi eravamo a protestare sotto la Regione, ma il Consiglio si è svolto lo stesso.
Il problema allora non riguarda solo il sindaco, ma tutta la maggioranza di centrosinistra…
Il PD deve uscire fuori dall’ambiguità e dire qual è la sua vera linea: se quella del Sindaco o quella del gruppo consiliare, che ha firmato dei documenti con noi. A chi ci accusa di intelligenza con la destra, rispondo che su questa battaglia per noi le esigenze del territorio vengono prima di qualunque altra cosa. Non vorrei che Mottola diventasse protettorato di qualcuno…
A chi ti riferisci?
A Pelillo e a Chiarelli, che di fatto gestiscono PD e PDL a Mottola con la loro longa manus. Di fronte a questo rischio noi invitiamo i cittadini a uno scatto di dignità, altrimenti diventeremo solo terra di conquista.
Hai richiamato la “dichiarazione di guerra” che tu e tutta SEL di Mottola avete dichiarato alla Regione Puglia. C’è una rottura in atto con i vertici del partito? E se doveste perdere la guerra che conseguenze politiche ne trarreste?
Durante la campagna per le primarie del 2004 Nichi venne a Mottola e disse apertamente che da Presidente di Regione si sarebbe battuto affinché quel presidio recuperasse la sua vocazione originale. Noi siamo rimasti di quell’opinione e non possiamo che prendere atto che la Regione guidata dal governatore più “a sinistra” d’Italia, oggi non sia in grado di garantire un solo-posto letto pubblico in riabilitazione. Noi continuiamo a fare la battaglia all’interno del Partito; se poi vogliono cacciarci è un problema loro…