“Soltanto chi ha provato l’estremo dolore può gustare la suprema felicità […] Vivete dunque e siate felici […] e non dimenticate mai che, fino al giorno in cui Dio si degnerà di svelare all’uomo l’avvenire, tutta l’umana saggezza sarà riposta in queste due parole: aspettare e sperare”
(da A. Dumas, Il conte di Montecristo)
Uno dei romanzi francesi più importanti del XIX secolo è sicuramente “Il Conte di Montecristo”, di Alexandre Dumas. La storia, ormai nota, narra le drammatiche disavventure di Edmond Dantès, la più celebre delle quali è la sua prigionia nel Castello d’If, una roccaforte del golfo di Marsiglia. Il resto della vicenda racconta la fuga di Dantès dalla fortezza, il suo travestimento nella figura del misterioso Conte di Montecristo e l’attuazione della vendetta contro i suoi traditori. Tutti più o meno conoscono gli avvenimenti del romanzo, divulgati anche da rappresentazioni cinematografiche e televisive, ma in pochi sanno chi sia stato l’uomo che ha ispirato la storia: un personaggio che ha dovuto subire incarcerazione, torture e sevizie proprio come il povero Edmond.
Il nome di quell’uomo era Thomas-Alexandre Davy de la Pailleterie, conosciuto come il “generale Alexandre Dumas”, padre dell’autore del romanzo del Conte di Montecristo. Dumas nacque a Jérémie, sull’isola di Santo Domingo, all’epoca colonia francese, nel 1762, dall’unione tra il marchese Alexandre-Antoine Davy de la Pailleterie e la schiava di colore Marie Cessette, soprannominata Marie “du mas” (della fattoria). Dopo la morte della madre, Alexandre partì con il padre verso la Francia, un paese che stava vivendo un periodo di cambiamenti, dove moti rivoluzionari stavano nascendo, sebbene vigessero ancora leggi contrarie all’integrazione dei cittadini di colore – e quindi dello stesso Dumas, che era mulatto. La sua condizione di nobile facilitò l’ingresso nelle élite parigine, data anche la presenza fisica molto avvenente e imponente. Il 1786 fu un anno di svolta per la vita di Alexandre: si arruolò nel sesto reggimento dei dragoni della regina e, per la prima volta nella sua vita, si firmò come “Alexandre Dumas”, riprendendo il soprannome della madre e rinnegando così la denominazione del padre marchese, con il quale aveva avuto uno screzio dovuto al suo arruolamento come soldato semplice e non come ufficiale. Nel 1789, dopo la presa della Bastiglia, in Francia scoppiò il caos e i dragoni, di cui faceva parte Dumas, furono mandati a Villers-Cotterets, dove la giovane Marie-Louise Labouret si innamorò del giovane soldato mulatto.
Dumas partecipò alle guerre intraprese dal governo rivoluzionario francese per esportare la rivoluzione nelle monarchie vicine. In ogni conflitto Alexandre si distinse per eroismo e coraggio, incutendo terrore nei suoi nemici anche con la sua fisionomia possente, tanto da essere chiamato “il diavolo nero”. Battaglia dopo battaglia, egli riuscì a scalare ogni posizione della gerarchia militare, fino ad arrivare al grado di generale, pareggiando così il passo con un altro giovane ufficiale dell’esercito francese, un certo Napoleone Bonaparte. I due personaggi avevano visioni ideologiche molto differenti, in quanto Dumas era un fervente sostenitore della rivoluzione, mentre Bonaparte utilizzava il caos conseguente la guerra di potere in atto nel governo francese per accrescere il proprio prestigio personale. Nel 1798 lo stesso Napoleone lanciò la spedizione in Egitto, alla quale si unì anche Dumas, in realtà non del tutto entusiasta dell’impresa. Egli espresse il suo disappunto ad altri ufficiali durante un accampamento nell’area di Damanhur: per Dumas si trattava di una missione inutile in un paese lontano. Qualcuno riferì tale discussione a Napoleone, che accusò Dumas di sedizione e rivolta, minacciando di fucilarlo, ma il generale ribatté alle accuse dicendo al condottiero corso che pensava solo a se stesso, e di essere andato in Egitto per la sua stessa gloria e non per la Francia. Alexandre Dumas lasciò la spedizione in Egitto il 7 Marzo del 1799, salpando da Alessandria con la nave Belle Maltaise e incrociando, da questo momento in poi, la sua storia con quella di Taranto.
Durante il viaggio, la nave subì degli ingenti danni, che costrinsero a deviare il tragitto verso il porto più vicino. Purtroppo per i francesi, si trattava di Taranto. La città infatti era parte integrante del Regno di Napoli, governata dai Borboni, nemici della Francia e della rivoluzione. Il generale Alexandre Dumas fu preso in custodia dalle guardie ed imprigionato nel Castello Aragonese, dove fu sottoposto a torture e a diversi tentativi di assassinio, spesso perpetrati dallo stesso castellano, il marchese Della Schiava. Un giorno, dopo uno scontro verbale con il francese, il nobile sguainò la spada e lo minacciò; Dumas, malato e debole, ma con ancora l’orgoglio e la forza di volontà che l’avevano sempre contraddistinto, prese un bastone e rispose alle minacce del castellano che, intimidito da quella figura fiera e pericolosa, batté in ritirata insieme alle sue guardie. Nel settembre del 1800, Dumas fu trasferito a Brindisi, dove passò gli ultimi mesi di prigionia, e nel giugno del 1801 fu rimpatriato. Il generale ormai era solo l’ombra del soldato possente e valoroso che era stato in passato, con un fisico più gracile e perennemente malato; ciò nonostante, fu per lui doloroso ritrovare una Francia diversa, dove alla rivoluzione si era sostituita la figura di quel piccolo generale corso che non fece nulla per liberare il povero Alexandre dalla sua prigionia. La notte del 26 febbraio del 1806 il generale Alexandre Dumas morì nella sua casa di Villers-Cotterets.
Il figlio omonimo del generale Dumas crebbe nel mito di quell’uomo venuto da un’isola lontana, che combatté ogni giorno della sua vita per la patria e gli ideali rivoluzionari, la cui fama fu oscurata solo dalla figura di Napoleone Bonaparte, che riuscì a cancellarlo dalla storia francese. Il Conte di Montecristo fu un’autentica dedica del figlio alla terribile prigionia del padre all’interno del Castello Aragonese di Taranto tra il 1799 e il 1800. La figura del generale ritornò anche in un altro celebre romanzo:“I tre moschettieri”, in cui i quattro personaggi principali avevano ognuno una particolare caratteristica del padre dello scrittore.
Oggi la figura del generale Alexandre Dumas è tornata in auge grazie ad una bellissima biografia dello scrittore Tom Reiss, dal titolo “Il diario segreto del Conte di Montecristo”. Taranto ha invece dimenticato la presenza di quest’uomo nella sua storia, sebbene i lavori di ristrutturazione del Castello Aragonese abbiano riportato alla luce dei bottoni appartenenti ad una divisa francese di fine ‘700, forse l’ultimo vero ricordo lasciato nella sua prigione dal vero Conte di Montecristo.
BIBLIOGRAFIA
Tom Reiss, Il diario segreto del Conte di Montecristo, editore Newton Compton, 2013.