Taranto ha un grande, grandissimo patrimonio archeologico la cui recente valorizzazione attraverso il nuovo allestimento del primo piano del M.Ar.TA. – in attesa che vengano inaugurati gli altri piani con la ceramica e la meravigliosa statua di Zeus – ha reso ancora più evidente, soprattutto a raffronto con altri musei archeologici, la sua incredibile qualità. Ma Taranto ha una storia anche pittorica, una storia dell’arte. Essa è poco nota, fondamentalmente perché manca un contenitore di cultura, la famosa Pinacoteca, che permetta di approfondirla attraverso studi e creare una relazione tra Taranto e le altre realtà limitrofe, interessate, soprattutto a partire dal Seicento e, in particolare, con l’esplosione dell’astro di Corrado Giaquinto (Molfetta, 1706- Napoli, 1766) nel Settecento, da momenti di produzione pittorica di alta qualità. Abbiamo dialogato, ancora una volta, con Nico Fasano, eccellenza sul territorio nell’ambito della storia dell’arte e della valorizzazione del patrimonio (lo abbiamo conosciuto parlando del MuDi), che partendo proprio da Corrado Giaquinto ci ha accompagnati, con le consuete chiarezza e competenza, nel percorso attraverso la “Taranto dispersa”.
Nico, c’è una pala di Corrado Giaquinto, di provenienza tarantina, in deposito presso la Pinacoteca Provinciale di Bari.
«La pala di notevoli dimensioni sovrastava l’altare della chiesa di San Giovanni Battista abbattuta negli anni ’30 del Novecento dal “piccone risanatore” fascista. La chiesa presentava altri preziosi dipinti di Antonio D’Orlando, Serafino Elmo e Leonardo Olivieri oggi custoditi tra il MuDi e la chiesa di San Pasquale Baylon a Taranto. Tornando al dipinto del Giaquinto, che si incastonava perfettamente sopra il prezioso altare realizzato da Aniello Gentile (oggi in Sant’Antonio a Taranto), esso raffigura la Natività di San Giovanni Battista ed era stato commissionato da una nobildonna tarantina. La tela, dopo l’esposizione alla mostra di Arte Sacra del 1937, venne portata al Museo Archeologico Nazionale di Taranto e successivamente, a seguito della mostra barese del 1964 sull’arte pugliese, venne acquisita a titolo di deposito dalla Pinacoteca Provinciale di Bari, dove tuttora si trova. L’altra tela “tarantina” depositata nella Pinacoteca è un pezzo di alta scuola caravaggesca realizzato da Paolo Finoglio, l’ Apparizione di Cristo a San Gaetano, proveniente dall’eponima cappella nella Cattedrale di San Cataldo e ricordata successivamente nell’Oratorio di San Gaetano della città ionica. Anche questo quadro prese la via di Bari negli anni ’50 del Novecento senza più fare ritorno. Per tutti questi pezzi “dispersi” rimando ad un illuminante saggio della D’Ippolito apparso nel 2008 nella rivista annuale di Storia Patria Tarantina intitolata “Il Cenacolo”. La studiosa dell’Archivio di Stato, pescando tra le carte della Soprintendenza, tracciava le tribolate vicende di alcuni dipinti “desaparecidos” provenienti dalla summenzionata chiesa di San Giovanni Battista. Nella rivista si parla di un altro pezzo di scuola napoletana, la Sacra Famiglia di Leonardo Olivieri, tenuta in ostaggio per decenni dalla Soprintendenza barese e riapparsa da qualche tempo nella sacrestia di San Pasquale. Anche per questo dipinto, dato per disperso, rimando ad un altro illuminante saggio del 1980 sul pittore di formazione solimenesca, scritto dalla Vantaggiato.»
Ci sono altre opere disperse?
«Ci sono i quadri provenienti dalla Madonna della Salute, poi portati all’Istituto San Luigi, che a inizi anni Novanta lasciarono il capoluogo ionico: dal 1992 si trovano, infatti, presso la residenza dei Gesuiti di Grottaglie. Anche in questo caso parliamo di pezzi d’autore di scuola napoletana quali De Matteis presente con tre tele, Natività, Visitazione e Adorazione dei Magi; dipinti del Lama, la Sacra Conversazione con Santi olivetani e il Martirio di San Quintino; l’Assunzione firmata da Paolo De Falco, con una veduta settecentesca di Taranto (il dipinto è citato fugacemente dal biografo degli artisti napoletani Bernardo De Dominici). La residenza grottagliese dei gesuiti ha altri quadri di ambito locale provenienti dal santuario della Madonna della Salute, per dovere di cronaca altri dipinti dovuti ad un prezioso omaggio di Ferdinando II di Borbone, quali Vaccaro, Pino, Azzolino. Un altro dipinto di Paolo De Matteis proveniva da quella chiesa e sormontava il prezioso altare centrale del marmoraro Antonio di Lucca. Questo dipinto, raffigurante la Vergine con Santi Gesuiti (ridipinti di candide vesti bianche per essere trasformati in Santi Benedettini, quando la chiesa venne retta dagli Olivetani dopo la soppressione della Compagnia di Gesù), ha preso la strada di Napoli negli anni ’50 per essere collocato su un altare del Gesù Nuovo.»
Come riportarli a Taranto?
«Secondo me occorre sedersi ad un tavolo con l’intellighenzia tarantina e le istituzioni politiche e religiose e aprire una trattativa con Bari (non sarà facile fare tornare il Giaquinto da una pinacoteca che ha l’intitolazione dedicata proprio al pittore molfettese); a nulla sono serviti articoli su quotidiani o appelli di diverso tipo che sono stati pari a una lettera morta. Fondamentale è fare conoscere il problema attraverso un dibattito per poi intraprendere un’azione comune.»
Rivalutare la pittura moderna può essere una leva per lo sviluppo territoriale?
«Con il ritorno di queste opere, alle quali vanno aggiunte le ormai “romane” tele di Domenico Carella in Palazzo Fornaro e De Bellis e gli svariati dipinti nel Palazzo di Città e della Provincia, si potrebbe concretizzare quella agognata Pinacoteca cittadina tanto strombazzata a destra e manca dai politici di turno. La creazione di una Pinacoteca costituirebbe un momento di crescita culturale non indifferente per la città, che offrirebbe una diversificazione turistica non più improntata solo ed esclusivamente sul settore archeologico, ma anche su quello storico artistico: non dimentichiamo che, nel Duomo, abbiamo una delle cappelle barocche più belle d’Italia, un vero e proprio unicum.»
Parlare di Pinacoteca a Taranto è parlare di un progetto a lungo termine che prevede l’investimento di risorse ingenti non solo nelle operazioni – propedeutiche a qualunque spostamento – di conservazione e manutenzione, ma in tutta la fase preliminare, compresa la richiesta di rientro delle opere in deposito temporaneo presso altri enti. Si tratterebbe di ingaggiare, innanzitutto, operatori culturali e museali, possibilmente storici dell’arte di chiara fama, per pianificare sia un momento di censimento, di inventariazione del patrimonio (che potrebbe giovarsi, almeno nella fase iniziale, delle schede di Sovrintendenza) che quello, successivo, di valutazione della qualità dei pezzi (volgarmente definita “perizia”) e di individuazione e organizzazione degli spazi museali, di concerto con gli architetti. Un progetto coerente dovrebbe prevedere, a mio avviso, anche lo spostamento della Collezione Ricciardi, dipinti che l’Arcivescovo chiese fossero depositati presso il “Museo pubblico di Taranto”, dal M.A.R.Ta alla costituenda Pinacoteca. Insomma, un’operazione di ampio raggio che, come giustamente sottolinea Nico Fasano, garantirebbe la diversificazione nei percorsi turistici. Integrare la Pinacoteca di arte moderna con una Galleria d’Arte Contemporanea – e, anche in questo caso, le opere sarebbero diverse e di grande rilievo, soprattutto per quanto riguarda la scultura – potrebbe essere un punto di svolta culturale di grande impatto sulla città e le sue aspirazioni. Chiaramente le Istituzioni dovrebbero garantire agli operatori la giusta retribuzione per il loro lavoro sia meccanico che intellettuale in maniera da creare un centro di eccellenza riconosciuto e riconoscibile anche fuori dal perimetro cittadino e non la solita “tarantinata”, il classico “tanto rumore per nulla”. A volte anche peggio…
StecaS
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Per chi volesse saperne di più, belle schede sulle opere della Pinacoteca Provinciale di Bari sono disponibili sul database della Pinacoteca al seguente indirizzo : http://www.pinacotecabari.it/index.php/patrimonio-museale/opere/catalogo-generale?option=com_content&view=article&lang=&Itemid=134&id=28&sala=&abc_page_size=10&abc_sort_field=&abc_sort_field_by=&abc_sort_field_type=&abc_sort_type=&abc__ff_inventario_ord_id_sezione_operator=%3D&abc__ff_inventario_ord_id_sezione=&abc__ff_inventario_ord_oggetto_operator=%25like%25&abc__ff_inventario_ord_oggetto=&abc__ff_inventario_ord_soggetto_operator=%25like%25&abc__ff_inventario_ord_soggetto=&abc__ff_inventario_ord_datazione_operator=%25like%25&abc__ff_inventario_ord_datazione=&abc__ff_inventario_ord_materia_tecnica_operator=%25like%25&abc__ff_inventario_ord_materia_tecnica=&abc__ff_inventario_ord_id_autore_new_operator=%3D&abc__ff_inventario_ord_id_autore_new=117&abc__ff_selSearchType=0&abc__ff_onSUBMIT_FILTER=Cerca
Oltre ai testi citati da Nico Fasano, rimandiamo ad alcuni articoli scritti sul nostro sito e relativi al patrimonio storico e artistico della città:
Pinacoteca di San Pasquale Baylon: http://www.siderlandia.it/2.0/index.php/la-bella-sconosciuta-la-pinacoteca-di-san-pasquale-e-i-luoghi-culturali-a-taranto/?123
Museo Diocesano: http://www.siderlandia.it/2.0/index.php/mudi/?123