“Delitto d’autunno”; si chiama così l’ultimo lavoro a sei mani di Gabriele Benefico, Fabrizio Liuzzi e Gianfranco Vitti, i tre autori tarantini vincitori del Lucca Project Contest 2012. Si tratta di un fumetto d’ispirazione francese ambientato nella Taranto degli anni cinquanta in cui uno squattrinato investigatore privato si impegna, talvolta anche in maniera maldestra, a sbrogliare la matassa che compone un vero e proprio noir. La storia si snoda tra i vicoli della Città Vecchia, attraverso immagini caratterizzanti della bellezza propria e reale, con le importanti facciate di antiche abitazioni come Palazzo Gallo ancora popolato e ricco, una popolazione che si manifesta nelle sue espressioni folkloristiche per tirare a campare e il dipinto di una povertà genuina e tradizionale.
La bravura dei tre artisti è stata quella di saper rendere universale un contesto che rischiava di essere prettamente locale, attraverso una figura tipicamente conosciuta nella letteratura noir, ovvero quella del detective sbadato e trasandato che riesce a risolvere il caso attraverso diverse peripezie e incontri. Le tavole, come abbiamo già detto, non lasciano spazio a commenti generici; l’intimità di un paesaggio che si vive quotidianamente rimandato ad un’epoca passata genera una facilità implicita, che ci permette di entrare nel racconto e viverlo strada per strada.
L’associazione Labo fumetto (http://labofumetto.blogspot.it/), già resasi nota in città per le sue attività culturali e per la realizzazione di un’altra celebre graphic novel (‘L’eroe dei due mari’), è una realtà quasi inaspettata in un contesto come Taranto – in cui chi sceglie un futuro diverso dalle poche opzioni che offre il territorio è costretto ad emigrare -, e che spiazza per la competenza e la capacità di rendere queste accessibili a tutti attraverso corsi e workshop. Emerge dall’esempio di questi ragazzi il bisogno di mettersi in gioco attraverso le proprie passioni, ma anche la necessità di essere sostenuti tramite politiche culturali al momento quasi inesistenti. Ci auguriamo ovviamente un futuro, o meglio un vicino presente, che metta a valore queste potenzialità, e che sia in grado di facilitare i processi che queste competenze riescono ad innescare.