Ancora per una settimana, sino all’8 giugno, è possibile visitare presso il Museo Diocesano di Taranto, la mostra “F. F. F. – Franco Fontana Fotografie”, in seno all’undicesima edizione di FotoArte. La manifestazione, ideata dal circolo fotografico “Il Castello” di Taranto e patrocinata dalla Federazione Italiana Associazioni Fotografiche (FIAF), vede quest’anno coinvolte nell’evento anche altre realtà associative quali “Controluce” di Statte, “Photosintesi” di Casarano, “Fotofucina” di Salice Salentino, “Inphoto” di Brindisi, “FotoClub L’occhio” di Galatone e “Obiettivi” di Lecce, indice di un’apertura dei confini dell’iniziativa oltre l’ambito strettamente locale.
L’occasione per i fotoamatori e i fotografi di professione è davvero ghiotta. Franco Fontana, modenese, classe 1933, è maestro universalmente riconosciuto come dimostrano gli scatti esposti nei principali musei del mondo (rammento solo, a mero titolo di esempio, il Metropolitan Museum di New York, il Victoria and Albert Museum di Londra, il Metropolitan Museum di Tokyo, la National Gallery di Pechino).
Mi approccio alla mostra con lo stato d’animo dell’amante dell’arte e non, come si pretenderebbe da chi scrive un articolo su una mostra fotografica, del tecnico o del critico. Sarà che, in realtà, il pezzo su quest’esposizione è nato spontaneamente, dopo averla visitata in maniera libera da schemi; una libertà che ha portato, dinanzi ai tanti rimandi che sono riuscita a collegare all’arte che più mi è vicina, la pittura, la mia mano a pescare nella borsa l’inseparabile taccuino che divide con me viaggi e avventure e ne conserva le impressioni più immediate, e ad appuntare, finalmente, le suggestioni che ho ritenuto di cogliere. Non leggerete, dunque, una recensione vera e propria, un pezzo di critica fotografica, ma un tentativo di matrimonio tra fotografia e pittura così, nella maniera inaspettata, com’è nato dalla visita alla mostra. La selezione è affascinante e ogni fotografia meriterebbe una trattazione a sé, a partire da Baia delle Zagare 1970, una foto che ha fatto il giro del mondo e che ha riportato la mia mente a tanti anni fa, quando nelle case si trovavano quei curiosi giochi di sabbia e acqua colorata, ingabbiati in due lastre di vetro. È una foto di cui si è detto e scritto tanto, che racconta di intarsi di colori ed elementi naturali ma che, di primo acchito, avrei avuto desiderio di prendere tra le mani e girare, per vedere se, come in quei soprammobili così anni Novanta, la sabbia, a un certo punto, si sarebbe dissolta nella conca d’azzurro. Oppure Horizon, Comacchio – Italy 1976, incredibile nel materializzare in sali d’argento il concetto spaziale di Lucio Fontana – quell’orizzonte definito che disturba come un taglio – agli effetti cromatici, pur sbiaditi, che sanno ancora di Yves Klein; scopro solo successivamente che queste sono le fotografie più care al maestro. Ma c’è tanto altro: Los Angeles 1990, destabilizzante nella giustapposizione di piani di colore, di dettagli che sembrano osservati con gli occhi di Giorgio De Chirico. Si fa veramente fatica a percepirla come una fotografia. Per non tacere gli splendidi paesaggi – come Landscape Basilicata 1978 e 1985 e Landscape Puglia 1987 – in cui è la sola luce – e chi altri? – a fare dei colli e degli alberi gli inconsapevoli protagonisti di opere di Land Art; o gli squadri di città, i dettagli d’asfalto e vernice, che riportano a una scottante, pur umana, quotidianità.
Assieme a Franco Fontana espongono, al MuDi, i fotografi che, come dice il maestro, «sono il fenomeno nuovo che si sta muovendo». Sono le ricerche di Marina Rossi, Alex Mezzenga, Francesco Buccanieri, Tea Giobbio, Franco Sortini, Michele Berti, Dario Apostoli, Roberto Salgo, Massimo De Gennaro, Alessio Necchi, Lisa Bernardini; affondi nella sensualità femminile vissuta nelle sue varie età, nella solitudine di uno sguardo che si tuffa in orizzonti diversi, nella bellezza della Città Eterna in continuo movimento, nella lucentezza algida della fabbrica – ma che poesia, concedetemelo, in quel valzer tra una ciminiera e il carro minore in cielo, brillante di nitidezza – e nella restituzione di una Venezia che si colora di un pittoricismo contemporaneo, dove la luce è quella di Hopper e gli sfondi ciò che resta di Monet. E tanto altro ancora…
Insomma, una mostra da non perdere assolutamente, che soddisfa tanto il fotografo, il tecnico, l’amatore quanto chi, come la scrivente, vive e muove dalla pittura.
StecaS
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Le fotografie sono prese da siti internet ai quali rimandano con un clic del mouse. Ringrazio Miriam Putignano per avermi fornito diverse informazioni.
Sulla mostra:
– http://www.vivavoceweb.com/2014/05/23/taranto-fotoarte-2014-le-fotografie-di-franco-fontana-in-esposizione-al-mudi/
– http://host57-198-110-95.serverdedicati.aruba.it/it/arte/24-anni-fa-dovevo-legarmi-ai-pini-dell-ospedale-per-non-farli-vellere.html
Sul fotografo un recente articolo:
– http://www.artribune.com/2014/03/il-mondo-a-colori-di-franco-fontana-lintervista/