L’ISEE (indicatore situazione economica equivalente) è un parametro che indica la situazione economica delle famiglie. Da questo parametro – attraverso un ricalcolo – si ottiene l’ISEEU (Indicatore della Situazione Economica Equivalente Universitario).
Chi è iscritto all’università conosce bene l’ISEEU, in quanto questo parametro è utilizzato sia per l’accesso a particolari benefici (borse di studio, sussidi, alloggi, mensa) sia per il calcolo delle tasse universitarie, esso si differenzia dall’ISEE in quanto:
– i redditi e i patrimoni dei fratelli/sorelle sono calcolati al 50%;
– vi è l’integrazione del nucleo familiare dello studente con quello dei genitori anche se con esso non residenti: questo perché lo studente fuori sede – che acquisisce residenza diversa da quella del nucleo familiare di origine – potrebbe accedere più facilmente ai benefici concessi agli studenti universitari se non si tenesse conto del reddito/patrimonio dei suoi genitori (vi è comunque la figura dello “studente indipendente”, attribuibile agli studenti che hanno determinati requisiti);
– vi è la previsione di un indicatore della situazione economica equivalente all’estero: questo perché vi è la necessità di valutare la condizione degli studenti stranieri iscritti presso le Università Italiane.
Il Governo Letta, con il Dpcm 159/2013 ha modificato i criteri di calcolo dell’ISEE (e di conseguenza viene calcolato in modo diverso anche l’ISEEU); i nuovi criteri entreranno in vigore dall’8 febbraio, giorno a partire dal quale decorreranno i 120 giorni per emanare tutti i decreti attuativi.
Questa riforma è stata presentata come un modo per arginare il fenomeno delle false dichiarazioni, sembra infatti che diminuiranno i casi in cui si lascia spazio alle autodichiarazioni e verranno aumentati i controlli tramite l’incrocio di varie banche dati (Anagrafe Tributaria, Agenzia delle Entrate, INPS) . Questa è ovviamente una buona notizia, è abbastanza risaputo infatti che alcuni soggetti – tramite degli escamotage – riescano ad eludere i controlli ed accedere ai benefici messi a bando dalle agenzie regionali per il diritto allo studio universitario, ma questa riforma potrebbe avere anche degli aspetti negativi per gli studenti.
I nuovi criteri di calcolo dell’ISEE prevedono infatti che venga tenuto conto di tutte le forme di reddito – comprese quelle fiscalmente esenti – e quindi anche le entrate derivanti dalle borse di studio per gli studenti universitari (cosa che prima non accadeva).
Viene poi dato un peso maggiore al patrimonio, sia mobiliare che immobiliare. Sul patrimonio mobiliare (depositi, conti correnti bancari/postali, titoli di Stato ed equiparati, obbligazioni, certificati di deposito e credito) vi è la riduzione della franchigia, nel vecchio ISEE vi era una franchigia di 15000 €, il nuovo testo all’art. 5 comma 6 prevede che “Dal valore del patrimonio mobiliare […] si detrae, fino a concorrenza, una franchigia pari a 6.000 euro, accresciuta di 2.000 euro per ogni componente il nucleo familiare successivo al primo, fino ad un massimo di 10.000 euro. La predetta soglia e’ incrementata di 1.000 euro per ogni figlio componente il nucleo familiare successivo al secondo”.
Per quanto riguarda invece il patrimonio immobiliare, il valore ad es. della casa di proprietà non viene più calcolato secondo il valore ICI, ma secondo il valore IMU (rivalutazione stimabile del 60%).
Ma in che termini potrebbe aumentare l’ISEE per ogni famiglia? In un inserto de “Il Sole 24 Ore” del 18 dicembre 2013, è stato fatto un calcolo sul reddito di una famiglia-tipo: 2 genitori, figlio studente, reddito da lavoro di 30000€, casa di proprietà di valore ICI 85000€ e contro in banca di 28000€.
Secondo i calcoli fatti dal Sole 24 Ore, con la vecchia normativa il valore ISEE sarebbe di 19798€ ed il valore della Situazione Economica Patrimoniale Equivalente (ISPE) di 21990€. Con la nuova normativa invece, l’ISEE risulterebbe di 21054€ mentre l’ISPE di 35620€.
Visto così l’aumento è di fatto di poche migliaia di euro, e questo – apparentemente – sembra una cosa da poco, ma per gli studenti universitari che attualmente hanno un ISEE/ISPE che – ricalcolati ai fini universitari – producono un ISEEU/ISPEU vicino alla soglia massima per accedere ai bandi di borsa di studio, un aumento di poche migliaia di euro potrebbe determinare una esclusione dai benefici messi a bando.
Bisogna considerare poi che le tasse universitarie vengono – nella maggior misura – calcolate sulla base degli ISEEU/ISPEU degli studenti, e che solitamente vengono individuate dagli Atenei delle fasce di reddito alle quali corrisponde un determinato importo di tassazione, dunque un aumento dell’ISEEU potrebbe portare lo studente – che risulta più “ricco” – a pagare più tasse, anche se la situazione economica della sua famiglia non è per nulla migliorata rispetto all’anno precedente.
Oltre al danno, la beffa. Se consideriamo che le entrate derivanti dalle borse di studio vengono comprese nel reddito ai fini ISEE, lo studente che percepisce la borsa di studio potrebbe non percepirla l’anno successivo perché quella ottenuta l’anno precedente ha contribuito ad aumentare l’ISEE. Si potrebbe verificare anche l’ipotesi in cui lo studente che l’anno precedente ha percepito la borsa di studio di un determinato importo, l’anno successivo si vede corrispondere una borsa di importo minore per effetto dell’aumento dell’ISEEU.
Tutto questo ovviamente è in linea con le politiche di austerity degli ultimi anni. Lo Stato ha ridotto drasticamente i fondi per il Diritto allo Studio, aumentando in modo esponenziale il numero di “idonei non vincitori” (cioè coloro che per motivi di reddito/merito hanno diritto alla borsa di studio ma non la percepiscono per mancanza di fondi), ora con gli aumenti dei valori ISEE si impedisce direttamente l’accesso ai bandi a coloro che fino a poco tempo rientravano per poche migliaia di euro. Gli studenti pagheranno più tasse, mentre i Governi gli ultimi anni hanno solo tagliato fondi a discapito della formazione e della ricerca.