Riceviamo e pubblichiamo un contributo di Angelo Farano, “ieri precario, oggi disoccupato senza sussidio”, su un tema che ci sta molto a cuore.
Da trent’anni a questa parte, ogni volta che c’è da promuovere una nuova Finanziaria e risanare il bilancio, si riaffaccia grosso modo lo stesso dibattito. C’è chi pensa alla redistribuzione del reddito, al taglio delle follie speculative (chiamare “stipendi” delle “paghe” così fuori misura non è possibile per chi ancora risulta sano di mente), alla patrimoniale e ad una fiscalità che veramente funzioni e venga fatta funzionare. C’è chi invece si diverte a rivolgersi sempre alle nostre (eventuali) pensioni. Tra l’altro, dicendo che lo fanno sempre per noi “giovani”, quando i ben informati sanno che siamo e saremo i più penalizzati, perché andremo in pensione – se tutto va bene – con il 50% dell’ultimo salario. Ovverosia a qualcosa di meno, se non addirittura a cifre pari alla attuale pensione sociale. Ma fra oltre quarant’anni.
Ecco che un libro come “Senza Pensioni – Tutto quello che dovete sapere sul vostro futuro e che nessuno osa raccontarvi”, di Walter Passerini e Ignazio Marino (edizioni Chiarelettere), torna molto utile per capire realmente la gravissima situazione alla quale ci hanno portato e lo stato di indigenza, ovverosia di povertà, alla quale ci hanno destinati. “Siamo giunti al capolinea di una situazione che è il prodotto dell’incoscienza e dell’irresponsabilità. Siamo alla vigilia dello scoppio della bomba previdenziale e nessuno fa niente”. Così Walter Passerini, giornalista specializzato in economia e curatore dell’inserto “Tuttolavoro” de La Stampa, delinea gli scenari futuri del nostro sistema previdenziale. In realtà, tutti cercano di fare qualcosa; in senso ulteriormente peggiorativo, ma lo fanno. Chiedere agli esodati – cioè a coloro i quali ora, grazie ai governi Berlusconi-Monti, si ritrovano senza pensione, senza lavoro, e senza alcun sussidio – se non sia così. In “Senza Pensioni”, scritto a quattro mani con Ignazio Marino, esperto di professioni e previdenza, il giornalista traccia il ritratto impietoso del sistema pensionistico italiano, sul punto di esplodere e destinato a creare ben presto sgradite sorprese a lavoratori pubblici e privati, atipici e precari, liberi professionisti, artigiani e commercianti. Viene spiegato – con dati, cifre e storia – perché i giovani con contratti di lavoro temporanei e precari, non riuscendo ad accumulare una quantità significativa di contributi, faranno la fame alla morte dei loro genitori e di chi fin’ora ha dato loro una mano (sempre che non si rivoltino prima…). Ma allo stesso tempo si scopre un dato che non tutti conoscono: che la loro aliquota contributiva è la più alta in assoluto, se si escludono gli edili; superiore persino a quella dei dirigenti e di tutti i professoroni di questo triste Paese. E con quella contribuzione precaria viene pagata e sorretta la pensione di questi ultimi, sempre fissi e liberi da ogni preoccupazione. Un esempio su tutti è il fondo pensione dei dirigenti industriali, l’Inpdai, che nel 2002-2003 venne fatto confluire nell’Inps con la bellezza di 700 milioni di disavanzo… per garantire che a lorsignori si continuasse a versare quello e tanto altro che a noi “precari” nella sopravvivenza dell’oggi, più che nel possibile lavoro del domani, non verrà mai dato.
E’ un libro importante e ben fatto quello di Passerini e Marino, perché agile e scorrevole, nonostante la materia trattata. E’ un libro da leggere e far leggere a chi ancora si illude e crede che l’asse Berlusconi-Monti (con tutte le sue recenti diramazioni) sia lì per il nostro bene e non per rovinarci quel poco di salute e di vita che ci è rimasta.
Angelo Farano