Ciao, affezionati lettori; è un po’ che non ci vediamo. State tutti bene? Io no.
Nelle settimane passate mi sono sottoposto ad un’operazione agli occhi che mi ha permesso di togliermi definitivamente gli occhiali. A caro prezzo però: ho riguadagnato la vista, ma ho perso l’autorevolezza.
Il segreto della mia competenza in fatto di musica era tutto negli occhiali. Chiedete a Salvatore Romeo.
Salvatore, secondo te qual era la fonte della mia autorevolezza in fatto di musica?
Gli occhiali senza dubbio; quando mi parlasti dell’indie rock dei giapponesi Post Modern Team per un attimo ho pensato fossero il solito gruppo di merda che conosci solo tu, ma dopo mi sono ricreduto ed ora vivo per la loro musica.
Grazie per le belle parole, Salvatore.
Di nulla, Mimmo. Ora che ho detto le stronzate che volevi sentirti dire posso riavere la mia copia della cassetta pirata di “A Discoteca” di Nino D’Angelo e da Lui personalmente autografata? Ti prego.
Vediamo come va la Lista Tsipras alle europee e poi deciderò al riguardo.
Come avete appena letto sono in tanti a ritenere che quegli occhiali mi conferivano il sigillo della preparazione musicale e mi concedevano il diritto di essere uno snob contro tutti voi deludenti lettori.
Il sentore che un’epoca stava finendo l’ho avuto l’altro giorno. Stavo camminando per Talsano, indossavo gli occhiali protettivi obbligatori dopo l’operazione e che mi fanno assomigliare ad Aleandro Baldi a San Remo nel 1992. Becco due tipi che parlano di musica e che si informano su nuove uscite, ovviamente non capiscono un cazzo e fanno nomi a vanvera; decido di intervenire e piazzo loro i Black Lips che hanno da poco pubblicato Underneath the Rainbow, un ottimo album che abbandona definitivamente il sound rumoroso e scalcagnato degli inizi per un pop fragoroso ma misurato – sì, gli ho detto proprio così: fragoroso ma misurato. Quelli mi guardano, mi studiano e poi quello più vicino mi dice: “MA TU CHE CAZZO VUOI? CHI TI HA CHIESTO NULLA? NON VOGLIAMO CONSIGLI DA UNO SENZA OCCHIALI CON LA FACCIA DI FABRIZIO FRIZZI”.
Fabrizio Frizzi… Fabrizio Frizzi. Senza occhiali sono soltanto un Fabrizio Frizzi qualunque buono solo per Scommettiamo che…? o… che altro programma fa adesso? E tutto questo perché non indosso più gli occhiali.
Ma anche i miei amici hanno sentenziato. Ieri sera bevevamo il solito succo di frutta nel nostro locale di bondage preferito quando è scoppiata una conversazione accesissima riguardo alla canzone Hallelujah: se fosse meglio la versione di Jeff Buckley o l’originale di Leonard Cohen. Ho subito preso la parola, pronto a sfoderare il mio arsenale di congiuntivi e frasi fatte che avrebbero messo al tappeto i miei amici, e, da vero snob del cazzo, ho pontificato sulla superiorità dell’originale di Cohen pur non avendola ascoltata molto, ma chi se ne frega. La mia amica mi guarda con franchezza, ci pensa su e mi dice: “ in tutta franchezza Mimmo, fino a prima dell’operazione ti avrei dato ragione, ma adesso non saprei, come te lo posso dire? Adesso senza occhiali sembri… sembri uno di quei commessi odiosi di Footlocker, quelli che cercano di venderti sempre le suolette del cazzo e i lacci colorati. Ti sembro una che va in giro coi lacci colorati?”.
Neanche aspetta la mia risposta che si lancia in una fatality tipo Ragazzo dal Kimono d’Oro.
È la fine quindi: andrò ai concerti di Arisa con i cuoricini luminosi; ascolterò M2O in macchina mentre vado a ballare in provincia di Lecce con amici che si fanno tanti selfie con le labbra a culo di piccione senza diventare ciechi; oppure ascolterò i cantautori degli anni 70 e vaneggerò di locomotive e borghesucci mentre bevo una Vecchia Romagna e cambierò il titolo della mia rubrica in “Amorevoli Consigli”, fino a quando non inizierò a portare il pullover intorno al collo e quello sarà il segnale che l’Apocalisse Zombie può iniziare.
This is the end, my hipster friend the end.
Mentre scrivevo questo pezzo ascoltavo
Post Modern Team, Post Modern Team, 2013