Si firmano “Cittadini in lotta contro discariche ed inceneritori”: sono comitati e movimenti sorti negli ultimi anni in diversi punti della provincia jonica per lottare contro la gestione dei rifiuti da parte delle istituzione locali, Provincia su tutte. Ed è proprio sull’elezione di presidente e consiglio provinciale che intervengono con un documento forte: un atto d’accusa che chiama in causa anzitutto il governo e la famigerata “riforma Del Rio”. «Non si voterà a suffragio universale ma con un sistema elettorale censitario, come accadeva in Europa oramai più di cento anni fa.» – accusano i comitati, che aggiungono «il voto sarà ponderato; avrà valore diverso a seconda del numero di abitanti dei Comuni. Per intenderci, il voto dei consiglieri di Roccaforzata e Monteparano, che sono i comuni più piccoli, vale 39. Il coefficiente dei consiglieri comunali di Taranto, invece è 1050.” L’esclusione dei cittadini dall’elettorato attivo e passivo e la sproporzione fra piccoli e grandi comuni “è solo un ulteriore esempio di un processo politico autoritario che avanza […] in Europa e in Italia.»
A farne le spese, secondo i comitati anti-discarica, potrebbero essere ancora una volta la salute dei cittadini e la tutela dell’ambiente. «Negli ultimi 30 anni la Provincia di Taranto come ente pubblico, sia che sia stata governata dallo schieramento di centrodestra che dal centrosinistra, ha favorito e legittimato politiche affaristiche e disastrose, in materia ambientale soprattutto. Autorizzando ovunque nuove discariche per rifiuti speciali, potenziando gli inceneritori, inaugurando “la politica del dialogo con la grande industria”, per dirla con una massima dell’ultimo presidente della Provincia di Taranto, Gianni Florido.» Il decreto Del Rio conferma in capo alla Provincia le competenze in materia ambientale, e quel tipo di impostazione potrebbe dunque sopravvivere alla controversa riforma della pubblica amministrazione; «infatti – avvertono gli estensori del documento – non appena si insedierà il nuovo Consiglio Provinciale dovrà pronunciarsi sulle nuove autorizzazioni ambientali richieste per il quarto e quinto lotto della discarica Ecolevante di Grottaglie, per l’impianto di percolato annesso, per il raddoppio dell’inceneritore di Massafra, e dovrà gestire in parte i soldi che arriveranno per le bonifiche, tra le altre cose.»
A fronte di questi rischi, i cittadini in lotta contro discariche ed inceneritori non vogliono restare a guardare. «A coloro che si accingono a risedersi sugli scranni di Via Anfiteatro […] vogliamo dire che non accetteremo che venga data nessuna nuova autorizzazione a nessun altro impianto inquinante», scrivono. «Ci opporremo sin da ora a qualsiasi progetto che vada in quella direzione, come quando qualche anno fa bloccammo i camion all’entrata della discarica Italcave di Statte in solidarietà con le popolazioni campane, come quando presidiammo notte e giorno gli ingressi della discarica Ecolevante. Siamo quelli che da anni, sia con le giunte di centro destra che con quelle di centro sinistra, dicono basta all’espropriazione delle vite, al saccheggio e all’avvelenamento continuo dei territori a vantaggio del profitto di pochi. Siamo quei cittadini, comitati, associazioni in lotta contro discariche ed inceneritori e a favore di un altro modello di sviluppo.»
Se restringendo il diritto di voto qualcuno pensava di espellere la cittadinanza da decisioni che inevitabilmente toccano aspetti delicati della vita delle comunità locali, ora sa che dovrà vedersela con chi ha deciso di non restare a guardare.