Cosa fa impazzire la redazione di Siderlandia? No, non amiamo ballare tutti nudi intorno al fuoco invocando un dio pagano sumero; e no, non vi dirò chi della redazione sogna difarlo e non viene ascoltato.
No,quando la redazione non è impegnata a pubblicare articoli legge i dati sugli accessi degli utenti al sito. Certo, sarebbe più divertente se leggessimo gli annunci zozzi su certi siti che conosco, ma siamo seri: la vera droga per chi ha un sito o un blog sono i dati sugli accessi al sito.
I due veri tossici della redazione sono Salvatore Romeo e Roberto Polidori, ho dei sospetti sull’origine di questa loro ossessione, ma non ne posso parlare, ho gli avvocati alle calcagna.
Beh, attraverso questi dati è possibile rilevare anche la città da cui ha origine il contatto. A parte le classiche località come New York o Londra, da cui proviene tutto il mio pubblico, abbiamo scoperto che avevamo avuto anche un contatto da Falkenberg in Svezia.
Falkenberg è una ridente cittadina, cosa avrà mai da ridere questo non è dato saperlo, della Svezia, famosa per un ponte e per le spiagge, dove vanno gli svedesi a fare il bagno. A parte scoprire che la Svezia ha delle spiagge con la gente che va a farsi il bagno mi ha lasciato sorpreso quanto un adolescente che scopre il sesso, ma mi ha portato anche a riflettere.
Caro/a amico/a di Falkenberg, innanzi tutto spero tu stia bene lì in Svezia. So che avete un ottimo welfare, anche se poi avete un alto tasso di suicidi che mi fa pensare che non ve la spassiate come immagino. Come mai sei venuto/a sul nostro ridente sito? Ti incuriosiva il nome del sito? Stai progettando le tue vacanze a Taranto e volevi saperne di più sul posto? Sei innamorato/a di Roberto Polidori e volevi conoscerlo meglio? Rispondimi ti prego, sopratutto all’ultima domanda.
Caro/a amico/a non vediamo l’ora di incontrarti, cucineremo noi però, quelle terribili polpette che ci rifilate all’Ikea noi non le possiamo proprio vedere. E quando ci incontreremo parleremo anche di musica. Tu lo sai bene, ma qui in Italia no, la scena musicale svedese è molto attiva. Vagonate di ragazzi e ragazze bionde per la maggior parte innamorati del pop e del rock, e che dopo le terre anglosassoni dominano gli ascolti. Basterebbe solo parlare degli ABBA per dire di un monumento della musica locale. Invece gli svedesi sono decisamente versatili, spaziando dal metal più estremo al pop più soffice, con una particolare passione per il revival . Li aiuta una perfetta conoscenza dell’inglese e una cultura musicale che si esprime anche in una attenzione alla sua diffusione sia scolastica che al di fuori da luoghi istituzionali.
Col tuo permesso caro/a amico/a avrei scelto, tra i tantissimi ottimi musicisti del tuo paese, i Radio Dept e del loro terzo album Clinging to a Scheme.
I RD, sono un trio, mettono insieme le chitarre con l’elettronica, usano una batteria elettronica e sono innamorati dei Cure.
Clinging to a Scheme però è qualcosa di nuovo rispetto ai loro due dischi precedenti. A quelle atmosfere malinconiche da domenica pomeriggio si affiancano anche raggi di sole, come nella bellissima Heaven’s on Fire. La canzone si apre con un estratto dal documentario “1991: The Year Punk Broke”, in cui Thurstone Moore, leader dei Sonic Youth, dice questa frase: “La gente dice che il rock and roll è cultura giovanile, e quando la cultura giovanile è manipolata dalle grandi società, cosa dovrebbero fare i giovani, ne hai idea? Io penso che dovremmo distruggere questo processo capitalistico che vuole distruggere la cultura giovanile”. Dopo una dichiarazione del genere ti aspetteresti una musica militante, magari con un ritmo martellante, ed invece una chitarrina che fa presagire un funkettino estivo apre un pezzo che rimanda alle Baleari giusto un pianoforte quasi glaciale e la voce pacata di Johan Duncansson contribuiscono a dare quell’effetto straniante. Never Follow Suit è ivece un pezzo dub suonato da svedesi, non certo con lo stesso calore della terra jamaicana, e il dub tornerà nella raccolta successiva a questo disco dove rileggeranno i loro maggiori successi in chiave dub. Il loro sound più riconoscibile lo si trova in pezzi come A Taken of Gratitude, poche parole sussurate avvolte in una melodia dilatata, che avvolge tutta la canzone, o come in This Time Around, con la sua batteria che disegna una ritmica circolare e sempre quelle melodie dilatate che ergono un muro sonoro impressionante.
L’impressione che se ne ricava da questo disco è di un gioco di chiaroscuri tra voci sommesse e sinth che aprono spiragli, sempre però nel solco di un intimismo che si svela all’ascoltatore con pudore, non c’è un equilibrio e neanche lo si cerca ed è questa la bellezza di questo album.
Caro/a amico/a svedese, visto che bel servizio ti abbiamo fatto….? Mi sa che questa frase è un po’ ambigua, riproviamo.
Caro/a amico/a svedese, spero tu abbia apprezzato questo attestato di stima della redazione verso il tuo paese. Ecco decisamente meglio. Continua a seguirci e se hai voglia di sapere qualcosa di scabroso sulla redazione non ti preoccupare e scrivimi, so cose allucinanti sul conto di questi tizi.
Mentre scrivevo questo pezzo ascoltavo
Jonathan Wilson, Fanfare, 2013