Ti senti davvero sicuro nella tua casa adesso?
Davvero pensi di poter camminare per le strade di Taranto tanto tranquillamente, di tutta Taranto intendo?
AHAHAHAHAHAHAAHAHAH (risata satanissima). Mio caro lettore, ti consiglio di controllare la serratura della tua porta di provenienza cinese e non avventurarti MAI fuori, sopratutto se decidi di venire a Talsano.
Neanche puoi immaginare quali vertici di orrore si possono toccare in quel quartiere. Tu magari pensi che Talsano è solo un quartiere periferico, magari un po’ noioiso. AHAHAHAHAH (altra risata satanissima); neanche ti rendi conto dell’orrore in cui sprofonderai.
Se ti senti coraggioso affronta le nostre strade, vieni ad impantanarti in quel misto di fango, catrame e puro male e quando penserai che sia arrivata la luce, ecco lui: il dosso artificiale. Questo monolite orizzontale frutto di un impasto di catrame, mattoni e sangue di tamarro caduto dal motorino può far bestemmiare al contrario anche l’uomo più pio e consegnarlo nelle mani dei terribili meccanici locali, che divoreranno la sua anima e gli chiederanno somme impossibili per riparare i suoi ammortizzatori.
Ma forse potresti trovare rifugio in una delle tante case del posto. AHAHAHAHAH (che te lo dico a fare?). Forse non sai qual’è (ebbene sì, con l’apostrofo, questo è un racconto horror anche grammaticale) l’origine di quelle case? Ebbene, quelle brutte case sono state progettate da geometri che sono il frutto di immondi accoppiamenti tra creature demoniache e dipendenti del catasto; vi ritroverete a vagare per stanze nelle quali compaiono scale che non portano da nessuna parte, cessi al posto delle sedie e ricordini di Venezia al posto di colonne portanti. Un incubo dal quale non ne uscirai vivo.
Potrei continuare per molto narrandoti oscure storie talsanesi, come i sabba che ogni pomeriggio le sacerdotesse celebrano nelle loro dimore davanti ad un caffè raccontandosi di chi scopa con chi o di chi è morto e forse risorto non si sa dove e come. Ma non voglio togliere spazio alla musica. Perché in uno scenario del genere la musica non è da meno.
Tra i gruppi che si adattano a questa atmosfera torbida io ti consiglio i Distanti.
Ovviamente tu non li conosci. Come puoi: hanno sempre suonato nelle zone più buie della scena musicale italiana, e ad un certo punto sono spariti, senza che nessuno sappia dove, neanche la loro benemerita etichetta To Lose La Track, che nel suo catalogo li inserisce nella categoria “band non attive”. Un modo dolce per dire che sono morti.
Ma adesso i fatti: i Distanti vengono (venivano?) da Forlì e sono quanto di più viscerale ci ha regalato il rock in questi anni. Due ep ed un album all’attivo. I Distanti sono dei Marlene Kuntz meno fissati col linguaggio forbito e più furiosi. Dopo l’omonimo primo ep, basato su un suono molto grezzo ed immediato, esce nel 2010 Enciclopedia Della Vita Quotidiana. Un album che mantiene la stessa freschezza marcia dell’esordio, ma con maggiore precisione nel tiro. I punti di forza sono le chitarre furiose e aggrovigliate e la voce di Enrico “Chino”, non graffiante ma urticante; capace di provocare dolore in chi l’ascolta così da dare un corpo ai propri versi.
Enciclopedia… è un album che racconta squarci di vita con un andamento nervoso: si va da Illuminismo, sulla incapacità di adattarsi a questa società (“l’insofferenza e lo stile” cantano), a Limonare Duro e Appunti Per Una Stagione Virtuosa, dove l’amore fa male e di certo non aiuta a liberarsi da quell’umore nero che è aria nei polmoni (“Mi avevano detto che era una relazione sentimentale ed invece è solo fitte alla pancia”).
Nel 2011 poi esce l’ep Mamba Nero. Trionfano i toni scuri, ancora più scuri: le canzoni vengono destrutturate, mancano i ritornelli e i versi diventano ancora più criptici; a volte la voce si fa assorbire dalle chitarre per poi uscire fuori improvvisamente. In Astronomie ritornano i rapporti tormentati venati da un nichilismo che impedisce la comunicabilità, o Bologna così fredda, uno scenario per niente simile alla città di cantautori come Dalla e Guccini (“è come battere la lingua su un tamburo”).
Poi più niente.
Nessuno ha più sentito parlare dei Distanti: qualche concerto e nessuna dichiarazione ufficiale di scioglimento. Qualcuno dice che sono morti, qualcun altro dice che sono stati assunti alle Poste. Eppure a Talsano, nelle notti d’inverno, dopo che in tv sono passati i titoli di coda di Tale e Quale Show se tendi l’orecchio puoi sentire una chitarra distorta e un urlo rauco.
Mentre scrivevo questo pezzo ascoltavo
The John Steel Singers, Everything’s A Thread, 2014