La filiera del fumetto è fatta certamente da artisti che producono opere più o meno importanti, e eventi specifici, che permettono di garantire la giusta visibilità ai vari operatori del settore, ma nulla può dirsi completo senza considerare chi vende, permettendo così il passaggio degli albi dai produttori ai lettori. Se in passato, l’edicola asserviva al ruolo con scrupolo (e lo fa tuttora), da un paio di decenni la nascita delle fumetterie ha permesso la creazione di punti specifici, deputati alla vendita di materiale a volte in esclusiva, che offrono così una diversificazione dell’offerta, ma anche una maggiore visibilità al settore e ai suoi appassionati.
L’avventurosa storia delle fumetterie in Italia (e nel mondo) è non solo quella di esercizi commerciali dove si vendono i fumetti, ma anche di luoghi che ormai sono un tutt’uno con l’immaginario di chi segue il variegato universo delle nuvole parlanti (si pensi ad esempio al ruolo che questo tipo di negozi riveste in serie come The Big Bang Theory o I Simpson con il divertente “uomo dei fumetti”), dove i lettori si ritrovano, e interagiscono con uno staff competente e spesso altrettanto appassionato della materia. Negli stessi negozi, inoltre, si organizzano incontri con gli autori e sempre più assistiamo anche al fenomeno di proprietari di fumetterie che si fanno poi promotori di eventi sul tema (a Taranto lo abbiamo visto quando abbiamo affrontato il Mangames).
La situazione a Taranto è, sulla carta, quella di una città che ha sempre avuto un buon rapporto con questo tipo di negozi: le fumetterie esistono infatti dai primi anni Novanta quando Comics & Fantasy di Nicola Del Monaco aprì in via Abruzzo 23, con La libreria del fumetto di Mimmo Berardi in via Crispi 52 a seguire. Ma i due negozi sopracitati oggi non sono più in attività, tanto che, alla metà degli anni 2000, sembrava che la città non dovesse più avere una fumetteria: è stata però la proverbiale calma prima della tempesta. Negli ultimi dieci anni, infatti, si è registrata una curiosa impennata che oggi ha portato a quattro i negozi a tema: Fumetto Scherzetto di Mario Prestipino, in via Crispi 39 (attiva dal 2008), Libreria Valhalla di Cataldo Rizzi in via Dante 96 (dal 2012), Nakama – Comics & Manga, di Antonella Fazio in Corso Piemonte 89 (dal 2014) e NikelPlay – The Store of Nerd di Niki Biase in via Puglie 76 (dal 2015). Per avere un’idea della concentrazione sul territorio cittadino, basti pensare che a Bari le attività del genere sono tre, mentre a Lecce due. Tutto questo senza considerare come anche le librerie di varia ormai possano vantare un reparto fumetti di tutto rispetto, basti citare la Libreria Dickens, la Ubik o la Libreria Mondadori.
Ma è vera gloria? Per cercare di capire più a fondo il tipo di utenza in città e cosa comporta gestire una fumetteria sul territorio tarantino, abbiamo intervistato Mario Prestipino, che con Fumetto Scherzetto gestisce attualmente il negozio con più anni di attività sulle spalle.
Quali sono i fumetti preferiti dai lettori di Taranto?
Per quella che è la mia esperienza in negozio, ci sono alcuni titoli in particolare che funzionano sempre (ad esempio manga come Death Note o One Piece, pure Berserk quando esce perché non ha periodicità fissa). Io provo anche a spingere i prodotti nuovi, a rendere disponibili le novità, ma alla fine il pubblico preferisce sempre questi grossi successi. Nel quadro generale, diciamo che i fumetti dei supereroi, se presi nella loro totalità, vendono di più. Tuttavia, alcuni manga “best seller” (come quelli che ho citato) vendono più dei supereroi.
Il pubblico invece come è composto: più da ultratrentenni o da ragazzi?
I ragazzi stanno scomparendo, la mia clientela ormai va dai 16/17 anni a salire, fino a gente adulta, di 50 o 60 anni che compra volumi più importanti. La gente sopra i 40 anni acquista per lo più albi di supereroi o di case indipendenti americane, e opere d’autore come Sandman, di Neil Gaiman. I ragazzi intorno ai 13/14 anni sono più interessati ad altro: alcuni che avevano iniziato a collezionare, e con cui è nato nel tempo un rapporto di amicizia, continuano a frequentare il negozio, ma non comprano più perché hanno perso la passione.
Naturalmente dobbiamo anche considerare il fatto che a Taranto si legge poco in assoluto: in città con una forte presenza universitaria o un fermento culturale più forte, invece, la situazione è diversa. Purtroppo, l’abolizione della leva militare ha anche ridotto il movimento e il potenziale pubblico. A volte in negozio vengono ragazzi che non vivono a Taranto, e mi accorgo che acquistano tutt’altro, segno che fuori c’è una mentalità differente. Da noi c’è anche poca tendenza alla diversificazione: molti comprano determinati fumetti solo perché piacciono agli amici. Si prescinde dal titolo in sé, è una questione di appartenenza a un gruppo. Questo lo dico sempre basandomi su quello che vedo.
Fumetto Scherzetto esiste comunque dal Giugno 2008: questa situazione che hai descritto è cambiata dall’apertura a oggi?
E’ cambiata per la crisi che ha colpito sempre più l’Italia. La gente è spaventata, e anche chi ha ancora la possibilità di continuare a comprare fumetti non spende più come un tempo.
Invece, rifacendoti anche alla tua esperienza prima di aprire il negozio, di appassionato che ha sempre comprato fumetti e seguito l’evolversi delle proposte, come è cambiato il mercato?
Con l’arrivo delle fumetterie ci sono stati periodi d’oro, principalmente negli anni Novanta, quando c’è stato anche il boom dei manga. Poi, con l’avvento di Internet, si sono persi progressivamente pezzi di pubblico. Da un certo punto di vista capisco anche quei ragazzi che magari non hanno le possibilità economiche di comprare tutto quello che vorrebbero e preferiscono leggere le “scan” (le tavole dei fumetti, scansionate e diffuse in rete ndr.). La pirateria, insomma, ci è andata giù pesante anche con i fumetti, soprattutto dalla metà degli anni 2000 in poi, quando internet è diventato alla portata di tutti. Quando ho aperto la mia fumetteria c’era ancora una buona clientela, che ora si va man mano riducendo. Naturalmente la situazione è anche cambiata perché nel frattempo si sono aperte altre fumetterie in città.
Prima di aprire una fumetteria, hai comunque lavorato per alcuni anni in un’edicola, a San Vito: quell’esperienza ti è poi tornata utile per il lavoro in negozio?
Ho lavorato dieci anni in edicola, ma non è stata un’esperienza direttamente utile per la fumetteria, perché l’edicola si basa su meccanismi diversi e c’è la possibilità di fare il reso. Poi in edicola ho lavorato negli anni Ottanta, quando la situazione in città era completamente diversa (fra il periodo in edicola e quello in fumetteria ci sono state poi altre esperienze di lavoro, non sono stati consecutivi). Al tempo dell’edicola si lavorava tanto, poi eravamo vicino alle Scuole C.E.M.M., quindi ogni mese avevamo circa 2000 ragazzi nuovi e quando uscivano dalla caserma ci ripulivano letteralmente, compravano di tutto. Se poi qualcosa restava si poteva effettuare il reso.
Il reso è un meccanismo di cui possono usufruire anche le librerie di varia, spieghiamolo a chi non lo conosce.
Il reso, nelle edicole, permette di restituire il numero della settimana passata, rimasto eventualmente invenduto, quando esce il nuovo. Qui invece si lavora in conto assoluto, e tutto ciò che ordini ti rimane: il gestore di una fumetteria quindi si assume un rischio se non riesce a vendere ogni albo. Inoltre, i distributori pretendono che i titoli debbano essere ordinati un mese e mezzo prima dell’uscita, e con i tempi attuali, dove in uno/due mesi cambia letteralmente il mondo, è difficilissimo evitare i rischi. Il reso, come hai detto, lo possono fare anche le librerie, rendendo appunto i libri che non hanno venduto dopo un determinato periodo: la fumetteria è ormai l’unica categoria che non può farlo. Siamo ghettizzati, bisogna dirlo.
Dall’edicola, superato il periodo in cui hai fatto altro, arriviamo quindi al 2008 quando decidi di aprire Fumetto Scherzetto: com’è nata l’idea di dare una nuova fumetteria a Taranto?
La fumetteria si apre per passione. E deve essere una passione profonda, nata fin da bambino, non una che è venuta nel tempo. Io ho iniziato ad appassionarmi ai fumetti quando ancora non leggevo, guardavo solo i disegni ed ero affascinato, è stata la grande passione della mia vita (in particolare i supereroi Marvel). E’ quello che ti spinge, perché dal punto di vista economico si sopravvive ma non ci sono grosse entrate. Poi quando ho aperto io Taranto era anche rimasta senza negozi di questo tipo: Comics & Fantasy, la prima fumetteria della città, aveva già cambiato destinazione e si occupava d’altro; La Libreria del Fumetto di Mimmo Berardi invece aveva chiuso. Con una fumetteria già attiva in città io non avrei mai rischiato, diversamente da come hanno fatto poi i miei colleghi che gestiscono altre fumetterie. Infatti l’idea risale già a molti anni prima, ma con altre attività del genere in città non lo potevo fare perché sapevo che il mercato era ristretto.
A questo proposito, ricordo alcuni tuoi interventi sul forum di Comicus, uno dei più importanti in Italia in materia di fumetto, dove raccontavi dei molti problemi dovuti alle lungaggini burocratiche…
Ho dovuto aspettare sei mesi per poter aprire la saracinesca del negozio, il che è assurdo: l’idea era quella di aprire alla fine del 2007, in modo da poter sfruttare il periodo degli acquisti natalizi, ma fra una cosa e l’altra siamo finiti a Giugno del 2008. Ogni giorno passavano i vigili urbani a controllare con grande scrupolo se eravamo aperti. Purtroppo ogni autorizzazione ha portato via un mese, non si poteva averne una se prima non era stata rilasciata l’altra e questo ha portato via tutto quel tempo.
Parliamo quindi della concorrenza, attualmente le fumetterie a Taranto (inclusa Fumetto Scherzetto) sono quattro. Più che altro vorrei sapere in che modo il tuo negozio si differenzia dagli altri.
In tutta onestà penso che se per “fumetteria” intendiamo il negozio dove si vendono, appunto, i fumetti, allora “la fumetteria a Taranto” è la mia: io ho scelto di concentrarmi su questo campo perché è quello che mi appassiona, i fumetti costituiscono il 95% del materiale che ho in negozio. Nelle altre fumetterie che poi hanno aperto, i fumetti sono una piccola parte, si punta molto sui gadget o sulle action figure. Non dico che sia sbagliato, anzi probabilmente è meglio puntare su quello, perché permette di guadagnare qualcosa in più, ma io, finché potrò, cercherò di vendere fumetti. E’ chiaro che con l’apertura di altre attività, una parte della clientela si è spostata, ma rientra nella normalità delle cose.
L’attuale fermento tarantino sul tema dei fumetti, fatto di fiere, scuole di fumetto e artisti che raggiungono importanti posizioni nel mercato come è visto dalla tua parte della barricata?
E’ una cosa staccata dal fattore puramente commerciale, legato poi alle vendite. D’altra parte il mondo del fumetto è fatto di varie tipologie di utenti: ci sono lettori, acquirenti di tavole, collezionisti di gadget e altro. Oggi essere “appassionati di fumetti” non vuol dire necessariamente essere anche lettori: si possono amare personaggi come Iron Man (magari grazie ai film) senza che però se ne comprino gli albi.
Questo è un aspetto di cui discutevo anche con i ragazzi del Taranto Comix: forse non c’è mai stato come adesso un momento in cui il fumetto è centrale nell’immaginario popolare, eppure il settore accusa sempre i segni della crisi, proprio per i motivi che dici anche tu.
I grandi film magari avvicinano un nuovo tipo di pubblico ai fumetti, ma è una cosa limitata a un breve periodo. Di solito, dopo un anno, la maggior parte dei nuovi clienti si allontana: quella dei fumetti è una passione specifica, che si coltiva nel tempo, non è legata all’entusiasmo del momento. Per tutto questo è difficile appassionare nuove persone. Alcuni poi cambiano, smettono di leggere, ma restano sempre nel giro, si dedicano ad altro, come il cosplay… il fumetto in sé occupa sempre meno spazio.
Le fiere, comunque, quanto sono importanti per promuovere il settore?
Quest’anno ho partecipato al Taranto Comix, non ho potuto poi fare anche il Mangames, ci sono stato comunque come spettatore: dal punto di vista economico non ci ho guadagnato nulla, si torna al problema della crisi che dicevo all’inizio. L’esperienza però è stata bella, hanno partecipato in tanti e la passione è forte.
C’è un altro aspetto interessante delle fumetterie, è il fatto che tendono a diventare luogo di incontro per i ragazzi e di socializzazione. Senza esagerare possono quasi assolvere a una funzione culturale. Che ne pensi?
Personalmente, da quando gestisco questo negozio, ho conosciuto altri appassionati con cui siamo diventati amici. Ti posso rivelare che ci sono stati anche un ragazzo e una ragazza (non faccio nomi per la privacy) che si sono incontrati qui e, accomunati dalle stesse passioni, si sono sposati! Vogliono mantenere le caselle separate però, perché non si sa mai!
[risate]
In generale mi piace il fatto che la fumetteria sia anche un punto d’incontro: al di là dell’aspetto economico sono contento quando vengono nuovi clienti perché, da appassionato, vedere gente interessata mi piace. Come ho detto, però, molti nuovi clienti nel tempo hanno abbandonato, in particolare fra i ventenni.
Anche noi però, quando avevamo vent’anni, abbiamo avuto magari un periodo di disinteresse, forse è fisiologico e non vuol dire che non si possa sperare in futuri ritorni di fiamma.
Certo, e in fondo è successo che in questi anni alcuni hanno mollato per seguire altri interessi e poi sono tornati. E’ la vita, quindi guardiamo sempre con speranza al futuro.