I recenti attentati terroristici di Parigi hanno riportato in auge l’ideologia dello “scontro di civiltà”: Occidente contro Islam. Una visione delle cose che spinge a ricercare in ogni singolo musulmano un potenziale terrorista, da controllare e al quale chiedere continuamente abiura per i misfatti compiuti da altri islamici. Eppure il nostro paese conosce ormai da tempo una presenza diffusa di donne e uomini di religione islamica, e una frequentazione costante fra questi e le popolazioni di altre fedi. Questo accade anche a Taranto, dove la comunità islamica sta cercando di costituire luoghi di aggregazione e preghiera. Nel maggio scorso è stato fondato il centro culturale “l’Olivo” – un primo passo per rispondere ad alcune elementari esigenze dei credenti: anzitutto, pregare insieme e approfondire la conoscenza dell’Islam. A dirigere il centro c’è un giovane italiano: Fabrizio Yusuf Bosco, insegnante di italiano come lingua straniera, mediatore linguistico culturale, e studente di lingua araba e scienze islamiche. Con lui abbiamo parlato delle attività del centro e dei bisogni della comunità islamica jonica, ma anche dei recenti attentati di Parigi e della natura dei gruppi terroristi che li hanno perpetrati.
Da qualche mese tu ed altri avete costituito un centro culturale islamico a Taranto. Quali sono le attività del centro?
Il Centro culturale “l’Olivo”, in via Leonida 67/c, nasce a maggio di quest’anno, dopo anni di impegno dei musulmani locali per soddisfare il naturale bisogno di un luogo di incontro, preghiera e cultura per la comunità islamica ionica. Il centro dispone di una sala di preghiera ed una piccola biblioteca contenente copie del Corano e di altri testi in lingua araba, testi islamici in italiano, inglese e molte altre lingue. Presso il centro culturale “l’Olivo” si tengono lezioni di arabo e di religione islamica aperte a tutti, preghiere quotidiane ed incontri spirituali, lettura quotidiana di testi sacri, ed incontri di presentazione dell’Islam a chiunque interessato.
Da chi è composta la comunità islamica nel nostro territorio e quali esigenze esprime?
E’ una comunità molto composita, che va dai primi musulmani emigrati dal Nord Africa fin dagli anni ’80, a circa una ventina di musulmani italiani, ma ha vissuto un maggiore incremento negli ultimi anni con la venuta a Taranto di musulmani provenienti in particolare dal Subcontinente Indiano e dall’Africa Occidentale, oltre ai tanti migranti ospiti delle strutture di accoglienza, che sono il gruppo più consistente numericamente, ma presenti in modo meno stabile e radicato. Le esigenze più importanti e sentite sono quella di un cimitero per avere degna sepoltura secondo i riti islamici; la possibilità di approvvigionarsi di carne halal (*lecita per il consumo secondo le norme alimentari islamiche) senza doversi recare in altre provincie; ed infine e soprattutto la comunità islamica esprime la forte esigenza di avere una vera moschea a Taranto, che possa accogliere tutti i musulmani nei momenti di preghiera ed essere un punto di riferimento per la comunità islamica e per la città intera, ed un luogo di integrazione e di confronto e conoscenza reciproca.
Ci sono stati momenti di confronto interreligioso con esponenti della Chiesa Cattolica o di altre confessioni cristiane?
Abbiamo ricevuto la visita di un gruppo di fedeli cattolici promotori delle iniziative delle Sentinelle in piedi ed abbiamo instaurato un positivo rapporto con loro, con regolari e cordiali incontri. Non abbiamo finora preso altri contatti con esponenti della Chiesa o di altri gruppi cristiani, ma approfittiamo di questo spazio per invitare tutti coloro che volessero entrare in contatto con noi a farci visita nel nostro centro.
In questi giorni alcune forze politiche e diversi opinionisti hanno rievocato il legame fra terrorismo e Islam. I credenti (almeno quelli con cui sei in contatto) come vivono quello che è successo di recente a Parigi e in altre parti del mondo (Libano, Egitto, Siria ecc.)?
I sentimenti che ho più osservato nei musulmani con cui ho parlato dell’accaduto a Taranto sono sdegno e rabbia. Attentare alla vita di persone innocenti è una cosa così lontana ed avversa agli insegnamenti dell’Islam ed alla natura stessa del credente musulmano, da rendere ancora più intollerabile che qualcuno compia questi atti “in nome dell’Islam”. Purtroppo chi lega l’Islam al terrorismo fa propaganda proprio al terrorismo stesso, che vorrebbe essere “il vero Islam”, quando ne è l’antitesi.
Sul piano religioso, come si inquadra l’Islam professato dai seguaci dello “Stato islamico”?
Molto semplicemente il sedicente “stato islamico” non ha ricevuto l’adesione o l’avvallo di nessuna autorità islamica e nessun dotto musulmano; anzi, contro di esso sono state emesse migliaia di condanne e confutazioni dottrinali (fatwa). L’ideologia dell’ISIS prende le mosse dal “salafismo”, una corrente moderna, che dietro la pretesa di un ritorno all’Islam originale, in realtà si distacca dalla tradizione dottrinale islamica e cade spesso nel settarismo e negli anatemi facili contro i musulmani. Va detto che la gran parte dei salafiti sono sinceramente avversi al terrorismo dell’ISIS, pur condividendo la stessa radice ideologico-dottrinale con il “jihadismo”.
Nella comunità islamica italiana ci si pone il problema della diffusione del radicalismo politico-religioso? E in che modo lo si affronta?
Permettimi anzitutto di dire che non lo chiamerei “radicalismo”, perché se andassero davvero “alla radice” dell’Islam troverebbero ben altro che le loro atrocità. Chiamiamolo, al limite, estremismo o fanatismo. Il problema, comunque, è molto sentito, anche se, grazie a Dio, non ho mai visto Imam o predicatori che promuovono il terrorismo, ed anche i casi giudiziari in proposito, dopo i soliti titoloni sui giornali, si sono spesso rivelati buchi nell’acqua. Questo fanatismo si alimenta, in realtà, prevalentemente su internet e chi ci casca sono spesso persone isolate, che di solito nemmeno frequentano le moschee. Il modo migliore di affrontarlo è quello di confutarlo a livello teologico e scritturale, ed in tal senso con altri musulmani stiamo collaborando per diffondere la conoscenza dell’Islam ortodosso, perché la conoscenza autentica dell’Islam è l’arma più efficace contro queste dottrine aggressive, che a livello religioso sono vere e proprie eresie.
Il sentimento di sospetto nei confronti dell’Islam, alimentato da alcuni settori dell’opinione pubblica, in che modo si ripercuote sulla vita quotidiana dei musulmani?
Purtroppo l’irresponsabilità di certi giornalacci e di certi “politici” sta alimentando un clima di odio e di disprezzo verso i musulmani. Il terrorismo non ha religione, e nella storia recentissima si sono visti massacri compiuti da buddisti come da ebrei, cristiani ed induisti, ma l’accusa generalizzata contro un’intera religione ed un’intera comunità vale solo con l’Islam. Eppure noi musulmani siamo circa due miliardi: se davvero la nostra religione predicasse lo sterminio l’umanità sarebbe già estinta da un pezzo. L’effetto più ignobile di questo clima di odio colpisce purtroppo le donne e i bambini: sono testimone di molte donne che rinunciano al velo per paura di subire aggressioni, e di tante che effettivamente ne hanno subite, in Italia ed in altri paesi d’Europa, e tanti bambini ricevono insulti e subiscono discriminazioni perché musulmani.
La società italiana è destinata a diventare multi religiosa, con una presenza crescente di islamici. Si tratta di un processo destinato a produrre necessariamente traumi o è possibile gestire questa trasformazione in maniera pacifica?
Probabilmente qualche piccolo trauma è inevitabile, ma spero siano traumi che rafforzano anziché abbattere. Senza prevedere il futuro, possiamo già guardare al presente: ho vissuto nei quartieri con più alta concentrazione di musulmani in Italia e posso dire che quando si vive fianco a fianco e ci si incontra nella vita quotidiana, ci si impara a riconoscere anzitutto come uomini e donne e ci si rende conto che spesso i musulmani sono tra le persone più fidate e tranquille. Anche nel quartiere in cui ci siamo insediati abbiamo fin da subito avuto un rapporto pacifico ed amichevole con i nostri vicini, e abbiamo trovato più curiosità che diffidenza o odio.