Quando, ormai almeno venticinquenne, ho provato a mangiare un Trancino della Mulino Bianco, che all’epoca non aveva ancora come testimonial Antonio Banderas che parla con una gallina, perché, colta dalla nostalgia, ho voluto assaporare l’aroma di infanzia negli anni ’90, sono rimasta delusa. Il Trancino degli anni ’10 non era come lo ricordavo: adesso lo trovavo troppo secco, spugnoso, troppo sano, ma soprattutto troppo piccolo. Non riuscivo a capire se lo avevano rimpicciolito per esigenze di mercato oppure io ero cresciuta troppo intorno al Trancino.
Questo è quello che vorrei che non succedesse con il ritorno del Winner Taco, tanto atteso, voluto, invocato a gran voce dal “popolo dei social network”, che trasformava in accorato appello ogni tentativo di introduzione di un nuovo prodotto. Perché, se qualcuno non lo sapesse ancora, sta per tornare il Winner Taco. Non si sa quando ma è ufficiale visto che lo ha annunciato la stessa Algida dalla sua pagina Facebook, con molta incredulità dei fan del gelato, uscito sul mercato nell’ormai lontano 1998 e considerato la quintessenza del gelato confezionato.
Gente che ha rischiato l’infarto – ché ormai abbiamo una certa età – e che quindi ha una grandissima aspettativa. Quella che potrebbe essere la miniera d’oro di Algida, potrebbe presto trasformarsi in un grandissimo flop se il prodotto non dovesse corrispondere all’idea che nella memoria abbiamo di questo sapore.
Per cui, sarà proprio come ce lo ricordiamo? La nostra memoria, in linea di massima, tende a far diventare i nostri ricordi mediamente buoni (sempre che le nostre rotelle siano tutte più o meno al loro posto) eliminando le cose brutte che ci hanno fatto soffrire e quindi potremmo aver mitizzato quel tanto che basta il nostro adorato Winner Taco.
Un po’ come il ritorno alle origini di Berlusconi e il voler rifondare Forza Italia: il partito dell’imprenditore che si è fatto da solo era la novità, ed anche adesso che è solo il revival di se stesso, può essere percepito con il sapore di un tempo, senza troppa delusione soprattutto perché un partito non è una cosa che mangi e quindi è più difficile stabilire se la ricetta è autentica.
A me preoccupa abbastanza questo revival per almeno due motivi.
Il primo è che non tutti abbiamo la memoria corta per cui, anche sforzandoci, non ci sembrano poi delle novità: io non voglio vivere con questo sentore di nostalgia dei tempi che furono, né con la costante sensazione di aver già visto, già sentito, già letto. Voglio delle cose nuove, davvero nuove.
Il secondo è che gli anni Novanta facevano un po’ schifo. Forse non ve lo ricordate per via di quella storia su come funziona la memoria che vi ho raccontato prima! Provate a prendere delle foto dei vostri genitori di vent’anni fa per rendervi conto.
E poi la Guerra del Golfo, la guerra in Ex Iugoslavia, la guerra tra Israele e la Palestina (vabè, quella anche adesso). E il Sexgate di Clinton che tradisce la moglie con una stagista (vabè, è stato solo il pioniere di tanti matrimoni infranti), gli scandali di Tangentopoli (anche questo non è cambiato molto), i Cinepanettoni di Christian De Sica (no comment), lo scandalo della mucca pazza e degli alimenti contaminati dalla diossina (…).
Le Spice Girls (che si sono riunite), i Take That (che si sono riuniti), gli Oasis (che, per fortuna o purtroppo, non si riuniranno più).
Beh, direi proprio che ci siamo abituati a tutto e che gli anni Novanta è meglio che rimangano nella nostra memoria.
Facciamo qualcosa di nuovo, su. Con o senza Winner Taco.