In data 11 novembre 2013 si è svolto presso il Ministero dello Sviluppo Economico il terzo incontro per l’esame della situazione relativa alla Vestas Nacelles Srl, la società unipersonale appartenente al gruppo danese Vestas. All’incontro hanno partecipato il sottosegretario allo Sviluppo Economico, prof. Claudio De Vincenti, l’assessore al lavoro della Regione Puglia, Leo Caroli, il suo omologo del Comune di Taranto, Gionatan Scacciamacchia, il management Vestas italiano ed europeo, le organizzazioni sindacali FIM, FIOM e UILM nazionali e territoriali unitamente alle rappresentanze sindacali unitarie (RSU). Erano altresì presenti all’incontro i rappresentanti di Confindustria Taranto. L’accordo raggiunto eviterà la mobilità (e quindi il licenziamento) delle 124 persone impiegate per la costruzione delle turbine V90, ormai fuori mercato: la casamadre danese non ha infatti rinunciato a chiudere l’unico sito di turbine Vestas in Italia (concentrando la produzione di turbine V112 presumibilmente in Spagna), ma si è impegnata ad assorbire parte dei lavoratori attraverso la Vestas Blades, che produrrà le pale della V112. Ne abbiamo parlato con Alessandro Miccoli, RSU Fiom Cgil in Vestas Nacelles Italia Srl, che ha pertecipato alla trattativa romana, per sondare gli umori dei lavoratori e le loro preoccupazioni.
Voi lavoratori avete avuto qualche avvisaglia della decisione di Vestas Nacelles? Te lo chiedo perché dal 2005 al 2012 Vestas Nacelles ha presentato bilanci positivi con utile totale di 34,5 milioni di Euro. Proprio l’ultimo bilancio era particolarmente positivo…
E’ stato un fulmine a ciel sereno: Vestas è in Italia dal 1998 [Vestas Nacelles Srl esiste dal 2005, n.d.r.] e nessuno di noi si sarebbe immaginato un epilogo simile perché, dal momento del suo arrivo non aveva mai neanche fatto ricorso alla Cassa Integrazione fino all’inizo di quest’anno.
Tu pensi che la drastica riduzione dei contributi statali prevista dal Decreto Rinnovabili dal primo Gennaio 2013 per le aziende che operano nel settore dell’energia rinnovabile abbia avuto un peso determinante nella decisione di chiusura?
Abbiamo sempre pensato in azienda che il motivo sostanziale sia questo, nel senso che non esiste una buona politica industriale in Italia né un piano energetico che preveda un criterio trasparente di attribuzione dei megawatt con le aste. D’altra parte le turbine V90 sono obsolete e Vestas non ha più investito per produrre le nuove turbine V112 qui a Taranto.
C’è un’evidenza che ci lascia perplessi: Vestas Nacelles macina utili dal 2005; poi, improvvisamente, dal 1 Gennaio 2013 [primo giorno di applicazione del nuovo Decreto Rinnovabili] decide di mettere in Cassa Integrazione parte del personale e di chiudere a fine 2013. Tu, da RSU, discolpi completamente l’azienda o pensi di poter ascrivere ad essa qualche responsabilità?
Vestas Nacelles Srl è stata una fabbrica pluripremiata e additata come esempio di produzione per diversi anni; è stata citata come esempio di organizzazione dalle più grosse testate giornalistiche finanziarie. L’unico appunto che posso fare a Vestas Nacelles è il seguente: possibile che, una volta chiusi i rubinetti dei contributi o, magari, una volta che ci stava rendendo conto della riduzione degli ordini, il management non si sia mosso per tempo? A nostro parere dal 2009 in poi Vestas ha fatto investimenti non ottimali in Italia mentre costruivano fabbriche in tutto il mondo: nel 2010 la concorrenza si è fatta sentire e Vestas è entrata in crisi. Si sono giustificati dicendo che non potevano avere più di due stabilimenti di turbine in Europa e chiudevano il nostro (il terzo) perché il capannone è a noleggio e non di proprietà. Era una decisione presa. D’altra parte gli errori strategici del management non sono in discussione: da leader del settore a livello mondiale, Vestas è passato al decimo posto.
Si, ma c’è qualcosa che non quadra: un’azienda che fa utili fino al 2012 e che, negli anni anni, ha sempre programmato un rinnovamento della linea produttiva dei motori per pale eoliche, improvvisamente decide di non andare oltre la programmazione di commesse per i V90, senza progettare ulteriori investimenti per i nuovi motori a Taranto. Non avete avuto l’impressione che, crisi di commesse a parte, l’azienda avesse già deciso?
Ce lo siamo chiesti e come: per due-tre anni la Vestas ha prodotto solo le turbine V90, studiando e progettando le V112 per quasi altri tre anni. La V112 dovrebbe essere la turbina che rilancia Vestas in un mercato dove Siemens, Nordex e General Electric sono ormai competirors fortissimi: si tratta di investimenti corposi sui quali il management della Vesta ha riflettuto a lungo, soprattutto sui costi di produzioni. Nel frattempo il gruppo Vestas è passato da 23.000 a 16.000 dipendenti.
Tu come giudichi l’accordo di massima trovato l’11 Novembre?
Rispetto alla prospettiva di chiusura al 31/12/2013 con messa in mobilità dei lavoratori, l’accordo è una grande vittoria, soprattutto perché i sindacati hanno fatto capire al governo che per il nostro paese è la fine se lasciano andare via anche aziende che producono ed investono nei settori delle energie rinnovabili. D’altra parte noi lavoratori siamo stati mediaticamente onnipresenti negli ultimi tempi proprio per sensibilizzare l’opinione pubblica. Alla fine l’azienda, pur chiudendo la Vestas Nacelles, la casa madre si è detta in linea di massima disponibile a ricollocare 38 lavoratori entro Febbraio 2013 nelle altre due aziende tarantine (in particolare in Vestas Blades) e altri 30-34 lavoratori entro Febbraio 2014 nelle altre filiali europee. Se ci sarannno opportunità, dopo adeguato corso di formazione saranno reimpiegati anche gli altri lavoratori; comunque per tutti è assicurata la Cassa Integrazione Guadagni Straordinaria per due anni.
E dove andranno a produrre le turbine?
Da fonti non ufficiali sappiamo che si trasferiranno in Spagna, a Leon, dove Vestas ha investito diversi soldi e dove c’è un impianto produttivo molto più moderno con due linee di turbine già prodotte, la V80 e la V100.
Secondo voi i 10 milioni di investimenti nuovi in Vestas Blades Italia saranno tutti di Vestas?
Così ci ha garantito il management aziendale, sia italiano che europeo; resta sempre un dubbio se l’intervento statale, comunque essenziale, abbia convinto l’azienda ad investire paventando possibili sgravi od incentivi futuri. Onestamente non lo so.
I lavoratori come giudicano l’accordo?
Il verbale d’accordo effettivamente dice tutto e niente, ma non specifica chi ritornerà a ricoprire un ruolo lavorativo in Vestas e quando. Alla fine del mese siamo in attesa del piano sociale che Vestas presenterà al Ministero; i lavoratori restano preoccupati fino ad allora.
Quanti anni hanno in media i lavoratori Vestas?
36-37 anni.