È nata, è nata, è nata. O quasi. Manca poco, appena una giornata, e sarà davvero pronta all’uso.
Si parla di OffTopic, l’aula studio e biblioteca che sarà inaugurata alle Officine Tarantine, nel complesso dei Baraccamenti Cattolica, in occasione dell’anniversario dell’occupazione.
Appena una giornata, si diceva. L’ultima di un percorso durato circa cinque mesi, compresi quelli estivi, durante i quali tante e tanti si sono prodigati con umiltà e dedizione, alcuni mettendo a disposizione le proprie competenze, altri dedicandosi alle operazioni più disparate, che mai avrebbero pensato di fare. Gli architetti e i designer del Gruppo Cactus ci hanno seguito da vicino, consigliando e indicando occasioni ed opportunità nel riciclo e nel riuso. Intelligenze e pratiche messe a sistema in un moto perpetuo: ragazze che sono diventate mastre stuccatrici, improbabili prestazioni canore di alcuni, impianti elettrici rinnovati, divani e mensole incastrati in macchina grazie a decennale esperienza di Tetris. Il collante di tutto questo è stata la giusta dose di follia creativa. Infine, la problematica dell’autofinanziamento, risolta con diversi eventi – tra cui una cena sociale e il cineforum estivo in collaborazione coi ragazzi dell’Archeotower, un mercatino dei libri usati per le scuole.
Domenica mattina si concluderà l’allestimento: dalle 10 colazione in cantiere con i prodotti della Bottega del Mondo.
Perché creare una sala studio? Cosa può davvero significare nel contesto di Taranto?
Va bene, per sopperire alla mancanza di strutture adeguate. L’organizzazione della biblioteca comunale è imbarazzante ed è sicuramente una necessità avvertita. La dimostrazione è il numero di persone che da subito si è interessata al progetto e ne è diventata parte integrante.
Ma non credo sia abbastanza.
Proviamo a prendere spunto dal nome allora per capire cosa può davvero significare: OffTopic non ha niente di casuale. In particolare, possiede due peculiarità. La prima, ovviamente, sono le iniziali identiche a quelle di Officine Tarantine.
La seconda, invece, è caratterizzante, ed è la rappresentazione di un’altra, ma non meno importante, necessità: quella di andare off topic, uscire fuori tema.
Cosa significa andare off topic?
Il topic, prendendo spunto da ciò che scrive Umberto Eco in Lectur in Fabula (1979), è – in un’ampia accezione culturale – un rapporto che si instaura tra il destinatario e il creatore di un prodotto culturale, e che ha la funzione di indicare e tracciare un argomento (topic) di cui si parla. In sostanza, il topic corrisponde a una chiave di lettura generale per la comprensione di un testo. Per testo possiamo intendere un qualsiasi prodotto culturale: servizio del tg, pubblicità, film, insomma qualsiasi oggetto produca informazione.
La topicalizzazione è in larga misura guidata dal prodotto culturale stesso, ossia dal modo e dai linguaggi con cui è costruito.
Cosa c’entra la topicalizzazione?
In questi ultimi decenni si è instaurata una topicalizzazione di fondo che ha pervaso totalmente le narrazioni e i flussi informativi, plasmando la società e la cultura mondiale, come un mantra di cui era impossibile fare a meno: parliamo della nuova ragione del mondo, ossia della razionalità neoliberista.
Essa si instaura proprio come Verità indiscussa, oggettiva. La competitività, la creazione di valore economico come unico parametro socio-economico accettabile, la costante ansia da costo/opportunità, come norme universali del comportamento umano. Tutti aspetti, quindi, che dall’aver caratterizzato il sistema economico hanno finito per caratterizzare la società, condizionando fin anche le componenti effettive che viviamo.
Per capire come agisce la nuova ragione del mondo non dobbiamo pensare a disparate teorie complottiste: come spiegano in modo chiaro e completo Dardot e Laval nel loro La Nuova Ragione del Mondo (Derive Approdi, 2013), ci sono precise cause storiche e politiche.
Dobbiamo invece rifarci a qualcosa che non c’entra niente col neoliberismo.
In questa sua raffigurazione del 1525, Albecht Durer indicava una pratica per la definizione prospettica: tramite quella grata si poteva avere l’idea di quanti fossero i punti di vista differenti tramite i quali è possibile rappresentare la realtà. Si penserà che è un’esagerazione o a un’astrazione strumentale, ma dispiace (non troppo) far presente che è così che funziona il nostro cervello: procede per categorizzazioni influenzate dall’esperienza, che influenzano categorizzazioni e così via in un vortice senza soluzione di continuità. Una prova è, ad esempio, l’indagine pubblicata in questi giorni, che dimostra come sulla questione immigrazione gli italiani hanno una percezione della realtà assolutamente difforme dal vero (qui il link, consiglio di leggerlo per farsi un’idea più precisa dei termini e dei numeri della questione). Quella griglia sembra dunque una prigione.
La necessità di andare OffTopic
OffTopic significa uscire da questo tema, aprire nuove finestre sul mondo. Emerge un bisogno collettivo di decontaminarsi e contrastare questa (ir)razionalità votata alla creazione del valore economico come unico parametro, e di dotarsi degli strumenti necessari per farlo.
OffTopic significa creare ciò che manca: quell’idea, quelle pratiche che rendono un mondo diverso ancora possibile. Lo studio non come competizione, ma strumento di cooperazione per una crescita collettiva. Le intelligenze non come cervelli da spremere fino all’ultima goccia, ma come armi creative contro la cultura dello sfruttamento per l’extraprofitto. La cultura non come parola vuota, emblema asettico e neutrale utile a giustificare dinamiche del medesimo stampino, ma come possibilità di emancipazione ed autodeterminazione in questa bellissima fregatura chiamata esistenza.
Nella città vissuta nella monocoltura dell’acciaio, andare OffTopic è quantomai necessario.
Nella terra in cui facili retoriche (come quella dell’impresa sociale, ben focalizzata in questo articolo) e facce della stessa medaglia neoliberista si spacciano e cercano di imporsi come forze alternative, immaginare un futuro diverso non è solo un esercizio estetico fine a sé stesso: è fondamentale per il presente e il futuro della nostra terra.
Nella città dove tutto manca, le possibilità sono potenzialmente infinite.
Si parte da qui, quindi: da un’auletta studio, parte integrante di un’idea di un’altra città, che prende forma alle Officine Tarantine, bene comune nel cuore della comunità, che domani compie un anno – e a cui si augurano milleuno di questi giorni.
Si parte da una storia ancora tutta da scrivere, colorare e, perché no?, anche scarabocchiare.
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Indirizzo email: offtopictaranto@gmail.com