Gennaio si è chiuso con l’annuncio, da parte dell’associazione “Le Sciaje”, della temporanea chiusura della Torre dell’Orologio per una ristrutturazione – assolutamente necessaria – e la richiesta di una maggiore chiarezza sulla futura destinazione dello stabile, alla quale è strettamente legato quello dell’Associazione e delle sue attività. Nata a seguito della vittoria di un bando regionale (Principi Attivi 2010 – Giovani Idee per una Puglia migliore), l’associazione “Le Sciaje” ha permesso, attraverso attività di studio, ricerca e l’allestimento della mostra permanente Il tempo e il mare, la valorizzazione – nel senso più puro e nobile del termine – di uno dei fattori identitari della città, il mare, restituendolo al pubblico in diverse accezioni; in questo modo, il luogo è diventato un presidio di cultura ma anche di socialità in città vecchia, realizzando nell’arco di sei anni quello che sembrava essere un’utopia: la riqualificazione in chiave culturale del tessuto urbano attraverso il recupero di un edificio storico.
Tuttavia, in questi giorni, si è diffusa la notizia che la prossima destinazione d’uso della Torre dell’Orologio possa essere quella di punto di informazioni turistiche, forse in relazione all’annunciato attracco delle navi da crociera nei prossimi mesi. Ad oggi, dunque, il destino della collezione e dell’Associazione è quanto mai incerto. Abbiamo chiesto ad Angelo Cannata, referente dell’associazione “Le Sciaje”, a che punto è la questione.
Sradicare un “luogo della cultura” è in netta contraddizione con l’ambizione di rilanciare il cosiddetto “turismo culturale”. Un paradosso in una città nella quale la “vocazione turistica” e il “rilancio” della città vecchia sembrano essere diventati più slogan che spunti per azioni concrete…
«In questi anni abbiamo avuto la possibilità di sperimentare sul campo cosa significa svolgere “lavoro culturale” in una città come Taranto. Oltre alla divulgazione storica culturale dell’immenso patrimonio che è la città tutta, abbiamo compreso cosa significhi calarsi in un contesto di crisi complessa, come viene definito da decreti e leggi speciali per Taranto. Lo stesso concorso di idee indetto da Invitalia e sostenuto nella persona del neo ministro Claudio De Vincenti e da tutto lo staff Tecnico della Presidenza del Consiglio dei Ministri guidato dal dott. Giampiero Marchesi, presuppone ed evidenzia i caratteri di difficoltà oggettiva nel tradurre in pratica quando si studia a livello teorico. Qui parole come “coesione territoriale” e “coralità della governance territoriale” nel rivendicare dispositivi produttivi di risarcimento sembrano ancora Utopie. Tra i tanti soggetti pubblici e privati tutti vantano e rivendicano benefici, ma da una grande ricchezza si rischia e, come avviene adesso, si realizzano tante piccole povertà. L’azione concreta di ristrutturazione della Torre dell’Orologio non comprende il lavoro svolto dall’associazione “Le Sciaje” che, seppur in maniera informale, ha promosso e sviluppato progetti dal forte impatto, utili a sviluppare consapevolezza e senso di appartenenza alla nostra storia millenaria. In questo caso credo che la responsabilità di questa frammentazione sia generalizzata e di tutti, noi compresi. In città, come anche altrove, notiamo il poco dialogo e la poca collaborazione dovute sicuramente alla diffidenza e alla povertà del nostro territorio.»
Anche sull’aspetto sociale perdere “Le Sciaje” vorrebbe dire qualcosa…
«Nulla è perduto ancora ma sicuramente occorre dire che il progetto “Le Sciaje” ha subito un duro attacco, discriminatorio nei confronti del lavoro svolto in tutti questi anni. Occorre non abbandonare l’Isola, questo è sicuro. Nei prossimi giorni lanceremo un programma di attività e riprenderemo una rubrica sul blog “Le Sciaje” per seguire e raccontare cosa succederà riguardo la riqualificazione della città vecchia e le bonifiche – necessarie – nel Mar Piccolo. Oggi, ad esempio, un ennesimo crollo ha interessato uno stabile abbandonato: siamo sempre più convinti e stimolati a continuare le nostre attività. Abbiamo raccolto diverse interviste ad anziani e lavoratori tra artigiani, gente comune e personaggi pubblici. Tutti ci parlano del necessario lavoro di creazione di argini contro la perdita di memoria storica della nostra città. Oltre al patrimonio storico artistico c’è quello demoetnoantropologico da salvare. E noi siamo pronti a farlo.»
Quali sono stati i contatti con l’Amministrazione e come vi state muovendo per rivendicare la sopravvivenza di quello che possiamo certamente definire come uno dei presidi culturali più importanti di città vecchia?
«La delibera parla chiaro: l’affidamento della struttura della Torre dell’Orologio è finalizzato alla realizzazione di un centro di informazione e accoglienza turistica, in coerenza con quanto affermato già da tempo dal commissario straordinario di Puglia Promozione Paolo Verri e dall’Assessore Regionale al Turismo Loredana Capone. Si parla di una città che nei prossimi mesi sarà interessata da consistenti flussi turistici perché la Puglia e la città di Taranto sono sempre di più mete apprezzate. In questo però occorre raccontare ai turisti che la città di Taranto è una città in transizione e che il processo di trasformazione urbana in atto deve coinvolgere la comunità stessa ed esorcizzare e allontanare l’idea nefasta di risolvere il tutto con operazioni e grandi opere speculative che creano solo espulsione e sostituzione residenziale degli strati più poveri con quelli più benestanti. Nel concreto chiederemo al Comune di trovare un luogo provvisorio dove poter, nel frattempo, continuare le nostre attività e rispettare gli impegni presi: di posti bisognosi di cura e valorizzazione culturale e sociale, in città vecchia, ce ne sono tanti. Insomma Le Sciaje continuerà ad essere un faro sui processi di evoluzione e crescita culturale e sociale cittadina. Siamo stati sempre convinti che l’emancipazione del nostro territorio, il blocco della fuga dei suoi figli con l’emigrazione coatta e le capacità generative di realizzare progetti economicamente sostenibili e con ricadute reali sulla propria città sono possibili solo grazie a una vertenza cittadina allargata e ramificata proprio a Taranto, città dove seppur con enormi difficoltà parlare di cultura e arte nel contemporaneo continua a offrire elementi di fiducia e riscatto per tutti.»
StecaS