Nel 2008, con la famosa l. 133, venne imposto un taglio di 1,5 miliardi di euro da applicare progressivamente nel quinquennio 2008-2013. Gli studenti dell’Onda scesero in piazza denunciando le conseguenze negative che un provvedimento del genere avrebbe portato; vennero accusati di essere allarmisti e di difendere un sistema dove vige lo spreco.
Le parole d’ordine erano: meritocrazia, lotta ai baroni, tagli agli sprechi, l’ex Ministro Gelmini le ripeteva come un mantra ad ogni intervista, le conseguenze di quei provvedimenti però sono state ben altre, e sono sotto gli occhi di tutti.
Il taglio al FFO (Fondo di Finanziamento Ordinario), unito al blocco del turn over per l’assunzione del docenti (deciso sempre nella l.133/2008) ha portato all’indebitamento degli Atenei – con conseguente aumento delle tasse, tagli ai servizi per gli studenti – e chiusura di svariati corsi di laurea. In tutto ciò quel sistema occulto dove i baroni decidono come distribuire le poltrone esiste ancora, e quel sistema non tiene conto della qualità della formazione.
Tutto ciò è ben noto anche agli studenti del Polo Jonico, basti pensare all’offerta formativa che diventa sempre più povera di anno in anno, ai corsi di laurea disorganizzati, a quelli privati delle materie caratterizzanti per mancanza di docenti, la carenza di servizi per gli studenti.
In un contesto del genere, da un governo che vuole “cambiare verso” ci si aspetterebbe un rifinanziamento del sistema universitario italiano il quale – oggettivamente – dai tagli degli anni passati non ha avuto nessun beneficio.
La realtà è che – rispetto al passato – non cambia nulla. Il Ministro Giannini infatti, in una intervista pubblicata sul Corriere del Mezzogiorno del 27 aprile, ha confermato che il Governo ha intenzione di tagliare 15 milioni di euro al FFO delle università; il Ministro lo chiama “risparmio”, quasi a voler minimizzare il problema o far apparire l’ennesimo provvedimento negativo come un qualcosa che porterà dei benefici, la realtà dei fatti è che gli Atenei si ritroveranno con meno risorse – per l’ennesima volta.
Mentre il nuovo governo che #cambiaverso (per finta) decide di diminuire ulteriormente i fondi all’Università, l’UNIBA è alle prese con la redazione del piano di rientro per contenere il buco di bilancio creato dal taglio al FFO degli ultimi anni.
Se, da un lato, vi sono degli interventi positivi come la dematerializzazione di alcune procedure (con conseguente risparmio di risorse da parte dell’Ateneo), dall’altro vanno segnalate alcune criticità – denunciate in questi giorni dagli studenti di LINK.
Partendo dalle misure previste per i laureati che intendono acquisire l’abilitazione per l’esercizio di determinate professioni, LINK denuncia l’introduzione della tassa di 50€ richiesta per sostenere l’Esame di Stato per l’abilitazione alla professione di medico-chirurgo, un aumento di 150€ della tassa per l’ammissione al concorso per l’abilitazione all’esercizio della libera professione (che quindi arriverebbe a 300, ed un contributo di 100€ per chi presenta istanza di ammissione ai tirocini professionalizzanti di psicologia (che prima non era previsto).
Saranno penalizzati anche coloro che vogliono intraprendere la strada del Dottorato di Ricerca, è previsto infatti un taglio del 50% sui fondi previsti per questa attività; le conseguenze sono prevedibili: penalizzazione delle scuole di dottorato che hanno già difficoltà a reperire i fondi, esternalizzazione dei finanziamenti (la ricerca dipenderà quindi dalle esigenze di mercato, e non da quelle della formazione). Inoltre i futuri dottorandi, per sostenere l’esame finale, dovranno versare nelle casse dell’Ateneo 150€ – tassa che prima non era prevista.
Per quanto riguarda l’iscrizione ai corsi singoli, già fissata a 350€, l’Amministrazione intende far corrispondere in più 50€ per ogni credito formativo riferito al singolo insegnamento. Considerando che vi è un limite di 30CFU acquisibili tramite i corsi singoli, l’iscrizione agli stessi potrebbe arrivare a costare 1850€ (violando inoltre il diritto allo studio in quanto non si tiene conto della situazione reddituale dello studente o l’eventuale beneficio di borse di studio).
Non si salvano nemmeno gli studenti che rientrano nella no tax area (quella con ISEEU inferiore a 8058€), verrà infatti introdotto un contributo fisso di 50€ a titolo di “diritti di segreteria”.
Altre penalizzazioni anche per i più bravi, infatti gli studenti che si laureano in corso non potranno più chiedere il rimborso delle tasse versate nell’ultimo anno. Questa misura viene sostituita con una riduzione pari al 50% per l’iscrizione al primo anno di un master di primo o secondo livello attivato presso l’Università di Bari, ma ovviamente ne potranno usufruire in pochissimi, considerando che non tutti gli studenti dopo la laurea si iscrivono ad un master, e comunque se lo fanno non sempre scelgono Bari come sede di studio.
Aumento spropositato anche per la richiesta dei certificati in lingua straniera, da 2€ a ben 60€ (certificato che – va precisato – viene rilasciato mesi dopo la richiesta).
Ciò che contestano gli studenti di LINK non è solo l’aumento di alcune tasse e l’introduzione di altre, ma soprattutto il fatto che queste nuove misure siano state introdotte senza criterio – con il solo obiettivo di fare cassa – senza tener conto delle esigenze degli studenti.
Viene inoltre denunciata una gestione “poco trasparente” della questione, le proposte – redatte da un “Comitato di Saggi” – sono state presentate senza che gli studenti ne prendessero visione, i rappresentanti nel Consiglio Degli Studenti infatti hanno potuto visionare solo una versione parziale e provvisoria del piano di rientro, mentre la versione definitiva verrà discussa nel Consiglio di Amministrazione del 6 maggio.