Se si dovesse dar seguito a tutti i progetti strutturali di cui ogni tanto si parla sui giornali, a Taranto dovrebbero sorgere: due studentati, due mense, due centri sportivi, due biblioteche. Un complesso di nuove strutture a servizio dei circa 4500 studenti universitari del Polo Jonico.
Nello specifico parliamo di:
– Palazzo Delli Ponti: situato in Città Vecchia, già semi-ristrutturato, dove dovrebbero essere trasferiti gli uffici della segreteria studenti, ed allestita una Biblioteca per gli studenti di Beni Culturali più gli uffici per i docenti che insegnano presso la Ex Caserma Rossarol.
– Struttura in Via Garibaldi: sulla stampa locale[1] si parlava di un palazzo danneggiato dal tornado del 2012, e sul quale il Comune stava progettando una ristrutturazione – finanziata con i fondi della “Rigenerazione Urbana” – per creare una mensa, uffici, ed una residenza per gli studenti fuori sede.
– Ex Ospedale Militare, che dovrebbe diventare la sede definitiva degli studenti di Professioni Sanitarie (il condizionale è d’obbligo, considerando che si parla di una nuova sede da anni ma intanto gli studenti vengono “parcheggiati” provvisoriamente in varie strutture – da ultimo le aule inutilizzate all’interno del Politecnico).
– Centro Sportivo Universitario in Via Cugini (di cui avevamo già parlato) il quale, tra i progetti elencati in questo articolo, è l’unico in fase di realizzazione e quindi si presume che tra qualche tempo verrà ultimato ed utilizzato sul serio.
– Campus Universitario “Alma Mater Tarentum” da realizzare nelle strutture che da luglio non verranno più utilizzate dagli studenti dell’Istituto Salesiano Don Bosco di Taranto, progetto realizzato dal Rotary[2]. In questa struttura dovrebbero sorgere: vari impianti sportivi, laboratori, residente per studenti e docenti (120 posti), mensa, biblioteca, sale convegni e – da quanto si legge sulla stampa – l’edificio potrebbe essere fruibile «quasi subito».
Si tratta di progetti indubbiamente interessanti, che creerebbero quei servizi che mancano per fare di Taranto una vera città universitaria. Il problema fondamentale però è che si parla sempre di strutture e servizi, ma non si pensa mai alla qualità dei corsi di laurea del Polo Jonico[3], che da alcuni futuri studenti viene giudicata negativamente e questo li porta a migrare nelle vicine sedi di Bari o Lecce, oppure al Nord.
Se per alcuni corsi di laurea ,come Giurisprudenza, Informatica e Comunicazione Digitale o Scienze Ambientali, gli studenti non riscontrano grosse lacune nell’offerta formativa, lo stesso non si può dire altrove. Per esempio a Professioni Sanitarie alcuni esami che danno nozioni molto generali dovrebbero essere più specifici, mentre per Beni Culturali mancano strumenti basilari per il supporto alla didattica: una biblioteca, la possibilità di fare tirocini, per non parlare della difficoltà di accedere ad attività di scavo su reperti archeologici (attività che tra l’altro è facoltativa, mentre ad esempio a Lecce è obbligatoria da piano di studi e dunque l’Università ne facilita l’accesso). Il corso di laurea triennale di Economia invece ha conosciuto negli ultimi anni un lento declino, che ha portato alla disattivazione di alcuni esami o la fusione di altri – anche in materie fondamentali -, spingendo gli studenti a sottolineare una certa diminuzione delle materie di ambito economico, mentre gli esami di altri settori disciplinari nella maggior parte dei casi non subiscono gravi tagli.
Ovvio che questa è una diretta conseguenza dei vari provvedimenti che si sono succeduti ,dalla Riforma Gelmini in poi, ma va anche sottolineata una cosa: molti docenti – tra cui alcuni di quelli che il Polo Jonico hanno contributo a metterlo in piedi – sono fuggiti a Bari, negando la disponibilità nel mantenere la cattedra a Taranto.
Questo è quello che è accaduto nel Dipartimento Jonico (di cui fanno parte i corsi di Economia, Giurisprudenza e SGAM[4]), al quale non hanno afferito tutti i docenti della ex II Facoltà di Giurisprudenza e II Facoltà di Economia, causando i problemi prima citati. Questo problema invece non sussiste per i corsi di ICD e Scienze Ambientali (della ex II Facoltà di Scienze) dove, nonostante l’adesione dei docenti a dipartimenti che hanno sede a Bari, vi è disponibilità degli stessi nel voler continuare ad insegnare a Taranto (garantendo così un certo standard qualitativo dei corsi).
Ci si deve quindi domandare perché si sia creata una situazione di questo tipo. Cosa ha spinto i docenti ad andarsene? L’impossibilità di fare ricerca? La mancanza di un progetto serio sul Polo Jonico, che è sempre stato visto come una sede dove creare corsi-fotocopia a quelli baresi, senza la possibilità di avere una certa particolarità dal punto di vista didattico?
I motivi possono essere tanti; una cosa è certa: il problema della didattica si risolve portando alcuni docenti a Taranto per strutturare meglio i corsi di laurea che presentano delle lacune – e questo lo si può fare solo se l’UNIBA fa delle scelte “coraggiose” a livello centrale. Questo significa creare dei corsi differenti a quelli presenti su Bari, creare le condizioni (anche a livello di possibilità di ricerca) per far sì che i docenti possano insegnare a Taranto, creare un progetto che porti Taranto ad avere una certa “particolarità” dal punto di vista didattico (staccarsi dall’Ateneo Barese non risolverebbe nulla, come già era stato spiegato in questo articolo).
Ma forse l’UNIBA il coraggio (o la volontà) di fare certe scelte non ce l’ha, e non si tratta solo di una questione di soldi – perché certe decisioni non sono state prese nemmeno in passato. Oggi si nasconde dietro la mancanza di fondi, ma allo stesso tempo l’Ateneo Barese non ha mai veramente attaccato i vari Governi per le loro scelte, né incoraggiato azioni “forti” per ribellarsi a quel graduale smantellamento dell’Università Pubblica per ottenere qualcosa dal Ministro di turno (l’unico caso è stata la mobilitazione sui punti organico, che si è spenta poco dopo). L’unica “strategia” messa in atto per “potenziare” il Polo Jonico è stato chiedere agli enti locali (che – per quanto in alcuni casi possano essere assenti – forniscono le sedi in comodato d’uso, le ristrutturano, ed erogano finanziamenti) l’impegno di sostenere economicamente l’UNIBA, per finanziare nuovi assegni di ricerca e consentire il c.d. “upgrade” dei docenti (ossia il passaggio ad una categoria superiore), in modo tale da avere la sicurezza di poter rispettare i criteri ministeriali per il mantenimento degli attuali corsi di laurea (nelle condizioni prima descritte).
Chiedere agli enti esterni all’Università questo tipo di intervento non è la soluzione, perché non vi è la sicurezza che l’ente possa dare quel tipo di contributo (che tra l’altro non è di sua competenza) per sempre; in questo modo non si può progettare nessuno sviluppo del Polo Jonico, ma solo sopravvivere.
[1] Gazzetta di Taranto 19/11/2013
[2] Corriere del Mezzogiorno 26/06/2014
[3] Specifico che nell’articolo si parla esclusivamente dei corsi di laurea dell’Università di Bari, e non del Politecnico, in quanto su questi ultimi non dispongo di testimonianze dirette di studenti.
[4]Scienze e Gestione delle attività Marittime: corso di laurea istituito in collaborazione con la Marina Militare.