Riccardo Rossi è il “quarto incomodo” nella corsa alla Presidenza della Regione Puglia, che verrà decisa con il voto del 31 maggio. 49 anni, ricercatore dell’Enea, nel 2012 è stato candidato sindaco a Brindisi per la lista “Brindisi Bene Comune”, di cui è attualmente consigliere comunale. Impegnato nei movimenti per l’Acqua Bene Comune e contro la centrale a carbone di Cerano, Rossi affronta la competizione di maggio sostenuto dalla lista L’Altra Puglia (alla quale potrebbero unirsi i Verdi), affiliazione locale de L’Altra Europa con Tsipras, che alle elezioni europee dello scorso anno riuscì a eleggere fra gli altri anche la pugliese Eleonora Forenza. Al ricercatore brindisino, che dovrà vedersela con Michele Emiliano (centrosinistra), Francesco Schittulli (centrodestra… salvo soprese) e Antonella Laricchia (Movimento 5 Stelle), abbiamo chiesto ragioni e motivi della sua candidatura.
Anzitutto, cos’è l’Altra Puglia?
L’Altra Puglia nasce per dare voce ai tantissimi pugliesi che vivono con estremo disagio le politiche di rigore portate avanti da Renzi in Italia, e che verrebbero proseguite in Puglia da Emiliano qualora diventasse Presidente. Sono politiche che producono impoverimento, precarietà a vita – penso agli effetti del “Jobs Act” sul mondo del lavoro – e che mettono la Puglia a disposizione della grande finanza e delle multinazionali – come accade con lo “Sblocca Italia”. Il governo di Renzi e del PD impone le trivellazioni petrolifere nel nostro mare, il gasdotto TAP, il progetto di Tempa Rossa, puntando su inceneritori e discariche per chiudere il ciclo dei rifiuti. Il governo Renzi prosegue con i decreti “Salva Ilva”, che non danno risposte ai problemi drammatici di Taranto, ma si limitano a prendere tempo, mettendo in sicurezza solo i conti delle grandi banche creditrici.
Le politiche di Renzi, che Michele Emiliano approva, producono in Italia ed in Puglia una crisi economica, sociale ed ambientale.
L’Altra Puglia vuole avanzare una proposta che tenga insieme i temi della giustizia sociale ed ambientale, ponendo al centro il tema del contrasto alla povertà, alla precarietà, all’emarginazione. Un’Altra Puglia esiste già, ed è quella animata con grande generosità dai tanti pugliesi che ogni giorno sono impegnati in associazioni, comitati, movimenti, forze politiche e sociali. Noi stessi proveniamo da quelle esperienze, siamo impegnati nelle tante battaglie e vertenze pugliesi; ed è con queste forze che vogliamo costruire una Puglia “altra” rispetto a quella dei grandi interessi.
Quali sono le principali proposte programmatiche che caratterizzano la sua candidatura?
Anzitutto, il contrasto alla povertà, realizzando in Puglia un reddito di cittadinanza che, come dice Don Luigi Ciotti di Libera, è un reddito di dignità. Una misura necessaria per reinserire nel contesto sociale chi è stato espulso dal mondo del lavoro o chi un lavoro non lo ha mai avuto ed è quindi fragile. Una condizione che alimenta mafie e malaffare. Dobbiamo realizzare, inoltre, un vero e proprio “Piano per il lavoro” per i Pugliesi, investendo risorse nazionali ed europee non su grandi opere inutili che alimentano clientele e corruttele, ma sulle piccole opere utilissime per il territorio, in grado di creare benessere ed occupazione .
Occorre quindi ricostruire una Sanità pubblica ed inclusiva partendo subito da due misure: l’eliminazione del ticket da 10 euro sulla ricetta e la riduzione delle lunghissime liste di attesa prodotte anche dalle “visite private” realizzate dai medici ospedalieri nelle strutture pubbliche.
Vogliamo riscrivere il Piano Regionale dei Rifiuti, ridefinendolo in funzione della strategia rifiuti zero: più differenziata, riuso e riciclo; meno discariche, nessun incenerimento dei rifiuti né negli inceneritori né nei cementifici o nelle centrali termoelettriche.
Poi abbiamo la grande questione ambientale e sanitaria. Vogliamo lavorare per sanare le ferite inferte da acciaio e carbone a Taranto e Brindisi, due città a cui è stato imposto un modello di sviluppo che ha creato danni sociali ed ambientali: realizzare le bonifiche e progettare il superamento di quel modello sono obiettivi prioritari.
Fondamentale poi nel nostro programma è il tema dei beni comuni. Vogliamo rispettare l’esito del referendum sull’acqua pubblica, mai attuato anche in Puglia. Vogliamo rendere effettivamente pubblico l’Acquedotto pugliese, trasformandolo da Società per Azioni in Azienda Speciale con controllo partecipato, ed eliminare dalla bolletta la remunerazione del capitale.
Poi ancora scuola, università, ricerca e innovazione. In questi campi sono necessari investimenti in grado di accrescere i saperi e le competenze dei Pugliesi per costruire le basi per un modello di sviluppo autenticamente sostenibile.
E tanto altro per costruire una Puglia giusta e solidale.
Qual è il vostro giudizio sui dieci anni di giunte Vendola? Quali le luci e quali le ombre?
L’esperienza di Vendola, come tutte, ha avuto aspetti positivi e negativi. Al di là della mera elencazione di meriti e demeriti, mi preme sottolineare la forte frattura che si è generata in Puglia tra governo regionale e tanti movimenti, associazioni e comitati, in particolare quelli attivi sui temi ambientali e dei beni comuni. Donne ed uomini che avevano in gran parte creduto nella “primavera pugliese”, ma che hanno visto tradite le loro attese. Il processo “Ambiente Svenduto” e la telefonata tra Archinà e Vendola, al di là degli aspetti penalmente rilevanti, rappresentano la rottura con quel mondo, che è il nostro mondo: una frattura tra politico e sociale che vogliamo ricomporre puntando fortemente sulla coerenza tra ciò che si dice e ciò che si fa.
Perché avete deciso di esprimere una candidatura alla Presidenza della Regione alternativa al centrosinistra di Michele Emiliano?
Perché con Renzi il Partito Democratico porta a termine un percorso che lo vede ormai rappresentare esclusivamente i grandi interessi della finanza e delle èlite. Le larghe intese nazionali con Emiliano diventano larghissime. Emiliano costruisce una coalizione all’insegna del tutti dentro: da ex missini ai Comunisti italiani, passando per UDC e sinistra vendoliana. Una coalizione che non ha alcun profilo politico, nessuna visione per la Puglia. Un’armata Brancaleone che non darà alcuna risposta ai bisogni dei Pugliesi, ma si limiterà a occupare le postazioni del potere (in Giunta, nella Sanità, nelle Partecipate) favorendo i grandi interessi. Un grande banchetto.
La Puglia ha invece bisogno di recuperare l’etica in politica; e ciò passa anche attraverso una proposta fatta da idee chiare e uomini coerenti.
Lei ha fatto un appello a M5S e Verdi per trovare una convergenza. Tuttavia i grillini hanno già una candidata alla presidenza, mentre i Verdi sembrano indecisi. Alla luce di ciò, ritiene realistica l’ipotesi di un’alleanza?
La legge elettorale appena approvata, con la soglia di sbarramento all’otto per cento e la mancata doppia preferenza di genere, rappresenta plasticamente l’emergenza democratica che anche in Puglia ci troviamo ad affrontare. In questo senso, abbiamo avanzato sia ai Verdi che ai 5 Stelle una proposta di una “coalizione democratica” per rendere visibile un fronte che si oppone a questa involuzione. Abbiamo sensibilità e programmi che su molti punti convergono: una coalizione renderebbe tutti più forti e credibili nell’affrontare questa classe politica senza anima, tenuta in piedi solo da interessi personali. Dalla candidata dei 5 stelle, Antonella Laricchia, abbiamo ricevuto una risposta negativa. Ci ha comunicato che loro sono vincolati a quanto richiesto da Grillo, ovvero nessuna coalizione o alleanza. Ci dispiace: manifestano scarsa autonomia politica e incapacità di affrontare le sfide che la fase impone. Auspichiamo comunque un ripensamento: fino a fine aprile, termine ultimo per la presentazione delle liste, è sempre possibile.
Con i Verdi il dialogo è aperto e spero si possa a breve lanciare un’alleanza Altra Puglia-Verdi in difesa della Democrazia nella nostra regione.